Il
settore bancario sta affrontando la digitalizzazione con
lo stesso interesse che mostrano altri ambiti, se non con una volontà ancora maggiore di innovare i propri servizi. Però con un freno in più: la frequente presenza di soluzioni legacy, spesso mainframe, che
hanno molti vantaggi in termini di stabilità ma non altrettanto di flessibilità. E di solito le realtà del mondo bancario non possono permettersi un salto "generazionale" che vede l'eliminazione del mainframe. Anzi, spesso questo
non è nemmeno un obiettivo. Lo è piuttosto avviare una migrazione incrementale verso ambienti più moderni, un percorso in cui ogni realtà trova il suo specifico equilibrio tra tradizione e innovazione tecnologica.
È accaduto anche per
BPER, che ha avviato un percorso di
migrazione delle applicazioni transazionali dall'ambiente mainframe al
mondo open. Questo è avvenuto usando tra l'altro le tecnologie di LzLabs, in particolare la piattaforma
LzLabs Software Defined Mainframe (LzSDM) che permette il rehosting delle applicazioni legacy su ambienti Linux x86, senza dover modificare il loro codice o convertire le strutture dati di partenza.
In questo modo "
BPER è stata in grado, mantenendo i dati sul mainframe - spiega
Thilo Rockmann, CEO di LzLabs -
di concentrarsi sull'offload della logica applicativa. È stata anche in grado di diventare più flessibile e agile nello sviluppo delle sue applicazioni, poiché la nostra soluzione è ora utilizzata per espandere l'ambiente di system test delle applicazioni di BPER". Un vantaggio importante perché di solito, spiega Rockmann, "
Gli ambienti mainframe propongono sfide speciali a causa di alcune sottili differenze nella piattaforma rispetto agli ambienti open quali, ad esempio, le differenti codifiche dei dati. Inoltre, le tecniche di migrazione tradizionali dipendono fortemente dall’avere a disposizione i codici sorgenti delle applicazioni di produzione".
Evitare questi problemi ha permesso a BPER di muoversi più liberamente e di adottare una
evoluzione tecnologica a più fasi. La migrazione agli ambienti open viene effettuata di volta in volta per le applicazioni per le quali ha effettivamente più senso. Tra l'altro potendo, in una prima fase,
lasciare i dati in ambiente mainframe. Il dialogo tra la piattaforma open e quella legacy è pienamente supportato e sicuro. BPER può decidere liberamente quando portare anche le basi dati in ambiente Linux, in particolare migrando ad un database basato su PostgreSQL.
Più tecnicamente, le applicazioni portate a LzSDM continuano ad interagire con quelle che sono ancora in ambiente mainframe e accedono alle basi dati Db2 attraverso un application requester. Le versioni legacy delle applicazioni migrate r
estano poi disponibili in standby, una opzione che permette - quando necessario - di indirizzare liberamente le transazioni all'ambiente modernizzato oppure a quello legacy. In questo modo la migrazione di una particolare applicazione non comporta alcuna
interruzione di servizio.
Questa flessibilità è importante perché, al di là del caso BPER, un progetto di migrazione non comporta necessariamente, come accennato, la dismissione completa del mainframe. "
Dipende dallo specifico obiettivo - sottolinea Rockmann -
che un cliente vuole ottenere. Alcune aziende, come il nostro cliente Swisscom, mirano ad eliminare completamente il mainframe. Altri desiderano migrare in modo incrementale... Il nostro punto di vista è che ogni azienda dovrebbe avere la possibilità di scegliere, ed è fondamentale garantire l'interoperabilità. Per la maggior parte delle aziende con cui lavoriamo, l'obiettivo finale è la migrazione completa, in genere in un processo graduale".
BPER è partita da una configurazione con tre sistemi mainframe in ambiente Sysplex distribuiti su due siti fisici. Ha inizialmente portato su LzSDM
circa trenta servizi legati alla gestione dei
portali clienti dei servizi retail. Servizi collegati prevalentemente a codice Cobol, ma con parti anche C ed Assembler, ed a oltre 20 mila comandi SQL. L'idea è ovviamente quella di andare avanti nella modernizzazione, che tra l'altro permette di sfruttare tutti i vantaggi degli ambienti open attuali, in particolare per la possibilità di
recepire modelli più evoluti di sviluppo e di testing, e di applicare l'elasticità elaborativa della containerizzazione.
I risultati di partenza fanno guardare con ottimismo a nuove evoluzioni. "
Indipendentemente dalla nostra soluzione - sottolinea Rockmann -
separare le applicazioni dai dati non è un’operazione a costo zero. Comunque, la nostra soluzione ha fornito, nel complesso, tempi di risposta paragonabili a quelli di partenza, sia per i clienti che per i dipendenti di BPER... Per questo possiamo dire di aver fornito una soluzione performante".