MySQL: il salto giusto per crescere

Per chi ha iniziato con MySQL o con qualche suo fork si presenta spesso il problema di voler far fare un "salto di categoria" al proprio ambiente IT. MySQL Enterprise Edition è la strada ottimale.

Autore: Redazione ImpresaCity

Entrare in contatto con il mondo MySQL è estremamente facile. Si tratta pur sempre del database open source più popolare del mondo IT, una scelta tecnologica più che motivata per chiunque voglia gestire basi dati con le performance e le funzioni necessarie a supportare le moderne applicazioni. Anche uno strumento di approccio immediato, però, va considerato nell'ottica di una strategia evolutiva, cercando di collocarlo nel probabile percorso di crescita che il proprio ambiente IT - o parte di esso - seguirà. Quando si sceglie una qualsiasi piattaforma IT, cioè, bisognerebbe valutarne le potenzialità, i casi d'uso preferenziali e quelli possibili, le possibilità di integrazione ed estensione, la capacità di adattarsi alle evoluzioni più generali dell'IT.

Da questo punto di vista, il rischio di "sottovalutare" MySQL esiste. Non è raro, ad esempio, che un progetto basato su MySQL parta in sordina ma poi ottenga un successo tale da far pentire per una progettazione affrettata. Quando questo accade, si può pagare lo scotto di non aver valutato appieno molti aspetti importanti della piattaforma adottata, dalle garanzie di performance alla tutela dell'operatività e della sicurezza dei dati. Uno scotto fatto di ostacoli che si sarebbero potuti evitare.

"È un fenomeno - spiega Andra Cazacu, MySQL Key Account Director, Oracle - che riscontriamo anche in realtà importanti. A volte non sono consapevoli di usare dei fork di MySQL, cioè dei database derivati ma che non sono MySQL. Poi, con l'utilizzo crescente del database a partire magari da progetti piccoli e inizialmente non strategici, si trovano senza funzioni di classe enterprise che risulterebbero invece essenziali o senza una dinamica chiara di aggiornamenti e sviluppi. A volte, sotto la generica 'definizione' di MySQL rischia di passare un po' di tutto, e la cosa si complica ulteriormente quando entrano in gioco i servizi di cloud database".
Uno degli aspetti che molti dipartimenti IT non considerano è infatti che il "marchio di fabbrica" MySQL nel tempo ha rimandato a diverse piattaforme: dal MySQL originario a diversi suoi fork, uno scenario reso meno chiaro dai molti servizi che oggi si presentano come possibili MySQL as-a-Service. Se la base tecnologica dei vari MySQL, in cloud o meno, era ed è - del tutto o parzialmente - la stessa, non lo sono le funzioni messe a disposizione, le logiche di sviluppo e supporto, le possibilità di ampliamento del raggio d'azione, la compatibilità all'indietro con versioni precedenti della singola piattaforma o della "radice" originaria MySQL.

Non tutti gli utilizzatori di MySQL considerano questi aspetti, a volte banalmente perché non li conoscono. Ma proprio questi aspetti fanno la differenza nel salto da una adozione "tattica" di MySQL ad una sua crescita organica all'interno della strategia di sviluppo della propria IT. A maggior ragione in una fase di grande accelerazione tecnologica come quella che stiamo vivendo, dove all'IT viene chiesto di fare tutto presto e bene. Cosa possibile solo se ci si muove su una base tecnologica molto solida, con la garanzia di avere sempre le funzioni ed i servizi che saranno necessari.
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Così il problema della crescita di MySQL in azienda si può porre essenzialmente in due modi. Il primo è purtroppo "emergenziale": un progetto di partenza è cresciuto troppo o troppo velocemente, magari senza la giusta manutenzione, e ci si ritrova davanti ad un ambiente database che va rimesso in sesto e portato ad un livello superiore. Il secondo modo è legato ad una crescita organica dell'ambiente MySQL: ad un certo punto i tempi sono maturi per fare un salto in avanti e ci si chiede quale strada sia meglio seguire.

"La migrazione che vediamo più di frequente - spiega Andra Cazacu - è dalla versione community di MySQL alla Enterprise Edition, meno spesso un passaggio da piattaforme MySQL alternative. Il fatto che poi non ci siano rollback è un segnale importante di fidelizzazione: il passaggio alla Enterprise Edition porta un valore immediatamente percepibile". "La migrazione non è una evoluzione che si basa sul fattore costi - sottolinea infatti Salvatore Oranges, responsabile del Competence Center DBA di Par-Tec - ma su un contributo di valore. Passare a MySQL Enterprise Edition significa traghettare il proprio ambiente verso una piattaforma molto funzionale, realmente user-friendly, con un supporto solido e la possibilità di avere escalation in tempi rapidi".
Tutte caratteristiche che giustificano il passaggio alla versione Enterprise, anche se questo può spaventare chi ha già costruito un suo ambiente MySQL articolato. "Ci sono - spiega Oranges - diverse possibili resistenze ad un percorso di migrazione: si pensa che sia troppo difficile, si ha la paura di perdere i propri dati, c'è il timore di spendere troppo. Sono resistenze che crollano rapidamente una volta che si comprendono le possibilità aperte da MySQL Enterprise Edition e si entra in contatto con i nostri DBA, che agiscono come formatori oltre che come consulenti".

Alcune caratteristiche peculiari della piattaforma - in primis quelle di High Avalability e quelle legate alla sicurezza e agli strumenti di monitoring - fanno superare le resistenze maggiori. Poi ci si prende tecnologicamente gusto e si inizia a sfruttare al meglio tutto quello che lo strumento ha da offrire. Non da ultimo la possibilità di integrare i propri ambienti database con il mondo cloud di Oracle, in versione pubblica, ibrida o privata.

Il punto forte di MySQL Enterprise Edition sta anche nella sua crescita garantita e costante, che permette agli utenti di considerare e fare propri scenari applicativi complessi. Un esempio recente è lo sviluppo di HeatWave: si tratta di un engine di analytics ad alte prestazioni collegato a MySQL Database Service. Consente di eseguire workload OLTP ed OLAP direttamente da MySQL Database Service, e con ottimi risultati prestazionali, senza passare attraverso altre piattaforme.
Con un approccio, spiega Andra Cazacu, decisamente trasformativo: "Non è nemmeno necessario migrare al cloud tutto il proprio ambiente database, ma solo i casi d'uso per cui è vantaggioso affiancare l'on-premise con una parte di analytics in cloud. È qualcosa che non si potrebbe sviluppare in-house ma a cui è facile accedere, dando ancora maggior valore ai servizi cloud".

È un esempio di come la migrazione a MySQL Enterprise Edition sia, strategicamente, il passaggio ad un percorso di crescita costante dell'IT in cui le opzioni a disposizione si moltiplicano, ma sempre con la possibilità di attivare in ogni momento quelle più opportune, senza sentirsi forzati a generiche fughe in avanti e senza perdere la compatibilità con ciò che già si possiede. La possibilità di scegliere, quindi, senza però l'imbarazzo della scelta. Nell'era dell'IT "fluida" a tutti i costi, non è poco.

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