Per le aziende
l'innovazione deve essere concreta. Tecnologie anche rivoluzionarie servono a poco se non trovano rapidamente applicazioni pratiche siano utili e con un ritorno ragionevolmente chiaro sugli investimenti. Meglio piuttosto puntare su tecnologie collaudate - e quindi magari ormai poco trendy - che si sappiano adattare a nuovi scenari d'uso, sempre con la consueta affidabilità. Tanto diffuse che ormai il grande pubblico quasi le ignora, le tag
RFID appartengono a questa categoria di tecnologie.
Le "etichette" a radiofrequenza hanno conquistato rapidamente soprattutto
uno specifico comparto - l'abbigliamento - del grande universo del retail. Qui hanno saputo soddisfare una esigenza importante (il controllo in tempo quasi reale degli stock) con un
ROI immediatamente percepibile. E sempre in questo ambito hanno dimostrato di poter anche supportare nuove applicazioni che, specie dopo le esperienze dei lockdown, saranno sempre più importanti.
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Il settore abbigliamento - spiega
Alberto Corradini, Business Unit Director di Checkpoint Systems Italia, una delle principali realtà del mondo RFID -
è passato rapidamente dai progetti pilota ai rollout veri e proprio, con vantaggi evidenti per i retailer. Si è partiti usando la tecnologia RFID essenzialmente per gestire gli stock, ma ad un certo punto ci si è resi conto che la tecnologia era abbastanza performante ed affidabile da permettere altro: passare dalla gestione della supply chain ai temi della Customer Experience".
Nel retail la Customer Experience è un
argomento chiave ma anche molto delicato. Da declinare su canali diversi tra online e punti vendita fisici, attraverso applicazioni e servizi che davvero possono essere i più disparati. Il principale ruolo della "semplice" tag RFID è
garantire la certezza del dato. Da un lato identifica univocamente un oggetto, il che permette applicazioni di forte impatto come la gestione della realtà aumentata in negozio oppure il self-checkout. Dall'altro collega il singolo oggetto con
potenzialmente tutta la sua supply chain, dandone all'azienda una visibilità immediata e realistica.
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La tecnologia RFID - sintetizza in questo senso Corradini -
è come le fondamenta su cui costruire una metaforica casa delle innovazioni: senza una base solida una casa non sta in piedi, così senza il dato certo di RFID molte applicazioni rivolte al cliente non si possono fare". Questa evoluzione verso nuove applicazioni era già in atto, ad esempio con la progressiva diffusione di
servizi come il BOPIS (Buy Online, Pick Up In-Store) che richiedono una
visione chiara ed aggiornata degli stock e delle catene logistiche. Poi è arrivata la pandemia del 2020 e tutto si è accelerato.
Il rilancio digitale
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L'ecommerce era già in crescita - ricorda Corradini -
ma con i lockdown lavorare in omnicanalità è diventato indispensabile. Chi già lo faceva è stato facilitato, gli altri hanno rincorso il fenomeno. Anche in questo caso RFID è stata la tecnologia abilitante che garantisce il giusto rapporto tra costi e risultati, tanto che il mercato delle soluzioni RFID è cresciuto". E promette di farlo ancora, perché con la ripartenza le abitudini dei consumatori e dei retailer sono comunque cambiate e l'offerta di servizi innovativi basati sui dati certi è sempre più importante.
Avere dati certi sugli stock è il primo passo abilitato da RFID. Su questa base le aziende possono innanzitutto
ottimizzare le loro catene logistiche per potenziare il ruolo del punto vendita. Poi, se non l'hanno ancora fatto, ragionare davvero in ottica omnichannel. Una ottica
in parte diversa rispetto al pre-lockdown.
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I clienti investono ancora per aprire o ristrutturare i punti vendita, anche in Italia, ma il punto vendita non sarà più quello di qualche anno fa", sottolinea Corradini. Già oggi il
tasso di conversione in negozio è il doppio o anche il triplo rispetto a prima della pandemia, perché chi entra in un punto vendita lo fa per comprare davvero o per ritirare un prodotto che ha ordinato online. "
Così diventa cruciale la disponibilità di informazioni corrette in tempo reale su cosa sia disponibile e cosa no in un punto vendita", ricorda Corradini, perché i clienti finali non apprezzano certo un "viaggio a vuoto" in negozio.
La
correttezza dei dati serve anche a
nuove dinamiche di Customer Experience, in primis il potenziamento delle opzioni di self-checkout o la possibilità di provare la merce in negozio per poi farsela spedire a casa pagandola digitalmente attraverso un proprio account presso il retailer. Gli automatismi servono anche a
liberare lo staff del punto vendita da compiti di back office che non aumentano certo le vendite, mentre lo staff dovrebbe essere a disposizione del cliente in un ruolo praticamente consulenziale. Sempre più, inoltre, le informazioni da supply chain dovranno essere corrette disponibili in tempo reale, perché il punto vendita svolgerà anche il ruolo di
"micro-magazzino" per le spedizioni locali, che così diventano più veloci ed economiche.
E poi
la tecnologia RFID comunque evolve. Se il retail è stato il suo ambito d'uso storico, le prospettive sono diverse e più ampie. Perché "
la multicanalità ormai è ovunque", sottolinea Corradini, e quindi i vantaggi assodati di RFID possono trovare casa anche altrove. "
Il prossimo passo - spiega il manager di Checkpoint Systems -
è portare RFID all'interno dei supermercati, con l'obiettivo a tendere di fare quello che già si fa nell'apparel. Abbiamo già in atto diversi progetti pilota presso catene di supermercati e da qui a pochissimo ci aspettiamo una reale evoluzione di questo mercato"
Per ambiti con grandi volumi di vendita per prodotti assai diversificati, l'evoluzione tecnologica è fondamentale. Chip sempre più potenti permettono alle tag RFID di
migliorare in termini di performance e costi, ampliandone l'uso oltre i prodotti più costosi. Le soluzioni RFID stanno migliorando anche per essere usate in combinazione
con liquidi e metalli, materiali di norma non proprio "amici" della radiofrequenza. Aprendosi ad applicazioni nuove ma sicuramente chiave per la GDO, come la gestione automatizzata dei prodotti
che hanno una scadenza. Gestione che oggi è praticamente del tutto manuale.