Industry 4.0 in Italia? Ha portato risultati positivi ma alle grandi imprese, mentre in generale le macchine utensili e i sistemi di produzione installati in Italia nelle imprese metalmeccaniche
hanno una età media più elevata rispetto al passato. Ad affermarlo, con in mano i dati per il 2019 pre-pandemia, non sono i critici
dell'innovazione ma una fonte affidabile:
UCIMU, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione.
L’incremento dell’età media del parco installato è salita a
14 anni e 5 mesi, pari a 1 anno e 9 mesi in più rispetto alla rilevazione precedente del 2011. E quasi la metà (48%) delle macchine ha
un’età superiore ai 20 anni. C'è però una dinamica a doppia velocità. Se da un lato circa la metà delle macchine di produzione attive è oggettivamente vecchia, dall'altro
il livello tecnologico del parco macchine italiano è decisamente cresciuto grazie agli
investimenti in logica Industry 4.0 effettuati di recente. Segno che - spiega
Barbara Colombo, presidente di UCIMU - c'è una evidente "
tendenza all’allargamento della forbice tra imprese che investono e crescono in competitività e imprese che restano ferme".
Secondo le rilevazioni che UCIMU ha fatto sul suo campione (2.000 aziende con più di 20 addetti, il 15% dell’universo delle imprese del settore a fine 2019) le macchine utensili installate
sono in crescita del 21,6% rispetto al 2011. Un incremento dovuto al fatto che le fabbriche del settore sono tornate ad
investire in nuove macchine senza dismettere i vecchi sistemi. L'incremento nasconde quindi solo una parziale sostituzione di sistemi produttivi già installati.
Una delle conseguenze di questa dinamica è che l'età media dei macchinari si alza e nel 2019 ha raggiunto, secondo UCIMU,
l’età più alta mai registrata dal 1975. Un fenomeno dovuto principalmente al fatto molte imprese non hanno fatto investimenti in innovazione nonostante gli incentivi 4.0, limitandosi semmai ad interventi di
retrofitting. In generale, poi, molte imprese mantengono in funzione, per le lavorazioni marginali e non strategiche, macchinari datati ma comunque sufficienti.
Cambiano gli investimenti
Certo si vede un cambiamento nelle dinamiche di acquisto delle macchine utensili e dei sistemi di produzione.
Si spende meno in prodotti tradizionali e più in quelli innovativi. Non è un caso che nel mondo metalmeccanico sono le macchine tradizionali ad avere l’età più avanzata, mentre quelle che operano con tecnologie non convenzionali (laser, plasma, waterjet,
additive manufacturing, robot) sono ovviamente più "giovani". Che però rappresentano ancora
solo il 27% dei sistemi di fabbrica. Spicca in positivo la componente robotica: i robot con età non superiore a 5 anni rappresentano circa il 30% del totale presente nelle fabbriche.
Tra i segnali positivi lanciati da UCIMU c'è
l'aumento dell'incidenza di macchine a controllo numerico sul totale del parco installato: 54% delle tecnologie presenti nelle fabbriche (ed è un valore probabilmente sottostimato) rispetto al 32% del 2014. Per i sistemi davvero 4.0 (con interconnessione digitale dei sistemi di controllo e gestione)
la percentuale però scende al 5,6%, comunque il doppio del 2011.
Il problema di fondo nella mancata sostituzione dei macchinari è
la capacità di investimento delle imprese e la loro propensione all'innovazione digitale. Che sono legate prevalentemente alle dimensioni d'impresa. Oggi - o meglio, a fine 2019 - le grandi imprese (oltre 200 addetti) hanno
più di un quarto del totale del parco macchine installato e sono le realtà che investono di più in nuovi sistemi di produzione.
Si sta poi registrando una
crescente spaccatura tra le aziende con meno di cento addetti e quelle più grandi. Le prime hanno sempre meno macchinari (oggi il 60% del parco installato, nel 2014 il 67%), le seconde sempre di più. E performano meglio di quelle di dimensione inferiore.
Per migliorare lo scenario degli impianti di produzione italiani la strada da seguire è quella che è già stata tracciata.
Le politiche Industry 4.0 hanno portato effetti positivi ma non ancora sufficienti. Per estenderli serve, secondo UCIMU, portare oltre il 2022 misure come il credito di imposta per gli acquisti in nuove macchine. Questo dovrebbe "intercettare" anche le aziende di minori dimensioni, che
hanno difficoltà a mettere in campo nuovi investimenti. Le agevolazioni agli investimenti vanno poi affiancati da crediti di imposta per la formazione, perché le tecnologie non bastano: bisogna anche saperle usare bene.