Le tecnologie dell’IT
evolvono in continuazione, di conseguenza per chi lavora nell’Information Technology è diventato
praticamente indispensabile tenersi sempre aggiornato. Questo significa anche seguire percorsi di formazione che permettano di acquisire le competenze necessarie in ogni dato momento della propria carriera. Sembra un problema risolto in partenza, dato che l’offerta formativa in campo tecnologico
non è forse mai stata così vasta ed a portata di mano. Da un lato i vendor che propongono le nuove tecnologie offrono anche il
relativo training, dall’altro le realtà indipendenti - grandi o piccole, locali o internazionali - che offrono percorsi di formazione tecnologica quasi non si contano.
Tutto a posto, quindi? In realtà no, dal punto di vista delle imprese. Il fatto che ci sia una grande offerta formativa
generalizzata, fruibile anche comodamente online e in modalità di auto-apprendimento,
è utile sino a un certo punto. Le necessità delle aziende sono più strutturate: può servire loro formazione su un tema specifico per acquisire un particolare skill che serve per uno specifico progetto, come anche costruire percorsi di upskilling completi per parte dello staff. In ogni caso,
qualsiasi tipo di formazione deve essere legata alle necessità dell’impresa e deve essere sempre possibile valutare a che punto si è rispetto all’obiettivo di sviluppo competenze che ci si è dati. La formazione, in sostanza, non si può lasciare alla buona volontà e all’impegno personale del singolo dipendente, per quanto motivato possa essere.
Cloud Academy è nata tenendo presente sin da subito come le grandi aziende considerano la formazione dei dipendenti: come, in fondo, una risorsa il cui “consumo” e i cui risultati concreti devono essere misurabili. “
Negli anni abbiamo costruito una piattaforma che permette alle aziende di seguire tutto il ciclo di vita delle skill tecniche dei dipendenti”, spiega
Stefano Bellasio, CEO di Cloud Academy. Una linea di sviluppo strategico che definisce quasi automaticamente il mercato di riferimento:
le grandi aziende, che sono - almeno per ora - quelle in cui i temi formazione, upskilling e reskilling sono più sentiti. E sono anche quelle dove ora sta crescendo maggiormente la propensione allo
sviluppo interno di software e di servizi digitali, il che accresce la necessità di acquisire nuove competenze e mantenerle aggiornate.
Formazione guidata e su misura
L’approccio di Cloud Academy è specifico per le esigenze descritte e rappresenta probabilmente il
differenziatore principale con le altre piattaforme dedicate alla formazione. Ogni azienda ha necessità specifiche in quanto a skill digitali, quindi lo staff di Cloud Academy esegue come prima cosa una
valutazione delle competenze che una specifica impresa, rispetto ai suoi obiettivi, già possiede e di quelle che invece
mancano. Partendo da questo assessment iniziale si definisce una serie di percorsi di formazione - un vero e proprio
training plan - che punta a colmare prima gli skill gap più importanti e poi a completare tutto il panorama delle competenze cercate.
La piattaforma di Cloud Academy non serve solo ad erogare i contenuti formativi ma offre anche gli strumenti perché il management dell'azienda cliente
valuti lo stato di avanzamento del training plan, attraverso dashboard, analitiche, report. L’idea di fondo è che la formazione è un percorso continuo anche nelle imprese: serve prima di tutto sapere dove si è, rispetto a dove si vuole arrivare. Le aziende clienti sono poi affiancate da un
team di supporto che ne segue l’evoluzione e le necessità.
L’offerta formativa di Cloud Academy viene
aggiornata regolarmente nei contenuti che riguardano i tre campi attualmente fondamentali per le imprese:
mondo cloud, sviluppo software, gestione dati e analytics in generale. “
Gli aggiornamenti dei contenuti sono frequenti - spiega Stefano Bellasio -
e seguono le principali tendenze del mercato, ma recepiamo anche le richieste specifiche di grandi clienti”.
La
personalizzazione dei contenuti è un elemento in generale importante per Cloud Academy. Le aziende utenti possono personalizzare i propri direttamente, in modalità self service. Ma soprattutto è possibile
strutturare su misura i laboratori tecnici, ossia le sessioni pratiche in ambiente simulato in cui si valuta se una persona ha effettivamente maturato le competenze che
si cercavano. Questi ambienti possono essere realizzati in modo da replicare esattamente l’ambiente IT dell’azienda, per garantire una maggiore efficacia dei test di valutazione.
Parallelamente, si può definire in piattaforma che un determinato “ruolo” aziendale (ad esempio sviluppatore di applicazioni cloud-native)
deve comprendere un set di competenze ben determinato. Questo non solo per seguire in concreto l’apprendimento del singolo ma anche per evitare confusioni su cosa debba o non debba conoscere chi ricopre una certa posizione nello staff IT. Visto che le definizioni “standard” dei job role
non sono di certo omogenee, in piattaforma l’azienda cliente esplicita la sua.
Una questione di cultura
Appare ovvio che un modello così guidato come quello descritto non è pensato per la formazione “indipendente” del singolo sviluppatore. L’obiettivo restano le grandi imprese, che di fatto trovano in Cloud Academy, sottolinea Stefano Bellasio, “
una sorta di project management che le aiuta nella gestione dei talenti e dei vari percorsi di carriera”. Un aiuto che appare decisamente necessario, per come molte aziende approcciano
storicamente la formazione e per come questa ora viene considerata dai dipendenti.
Da un lato
manca quasi una base da cui partire. “
Molte imprese sono talmente distribuite e in crescita a livello globale - spiega Bellasio -
da non riuscire a dare una istantanea precisa degli skill che i dipendenti hanno già e di quali avrebbero bisogno, in funzione delle necessità dell’azienda stessa. E senza una strategia precisa la formazione non può dare risultati tangibili su larga scala”.
D’altro canto, l’impegno di un’azienda nella formazione continua del personale viene praticamente
dato per scontato dai dipendenti, specie dai più giovani. “
I nuovi dipendenti si aspettano che l’azienda investa per farli lavorare con strumenti e skill evoluti - evidenzia Bellasio -
ma nelle imprese non sempre c'è la cultura di far crescere le persone internamente. Spesso si pensa che la gestione di un percorso di training debba spettare al dipendente, il che di fatto porta a utilizzare poco le piattaforme di formazione: non c'è un obiettivo concreto iniziale e non c'è un allineamento con il management”.