Una delle principali eredità che ci hanno lasciato i prolungati lockdown del 2020 è la chiara constatazione che
la connettività Internet è un requisito ormai fondamentale, tanto per le imprese quanto per i singoli cittadini. Grazie a una connettività diffusa possiamo parlare del
lavoro ibrido come nuova
prospettiva concreta. Grazie alla connettività possiamo arricchire la vita dei singoli con servizi digitali sempre più elaborati. Ma questo, avvisa la Broadband Commission for Sustainable Development che fa capo all'ITU e all'Unesco,
è un panorama proprio solo delle nazioni cosiddette evolute. Negli altri mercati - tecnicamente gli EM (Emerging market) e le LIDC (Low Income Developing Country) - la situazione è decisamente differente.
Nel suo
report The State of Broadband 2021, la Commissione sottolinea che la pandemia ha accelerato fortemente l'adozione delle tecnologie digitali. Tanto da avere un effetto positivo: una importante, anche se potenziale, crescita produttiva. In questo senso
Internet è la base su cui la digitalizzazione può innovare i processi produttivi e di comunicazione. Non sorprende quindi che durante il 2020 sia stata registrata una forte crescita nell'utilizzo di Internet e delle connessioni broadband. Mediamente del 48%, su base globale e anno su anno.
Questo però non è accaduto nelle nazioni in via di sviluppo, sottolinea il report. Non solo perché in molte zone la connettività Internet
semplicemente manca, dato che non è economicamente conveniente portarcela. Almeno secondo i modelli attuali di
finanziamento. Concentrarsi su questo problema è importante ma non esaurisce la questione. C'è un aspetto chiave in più: anche laddove la connettività esiste,
accedere a Internet può risultare troppo costoso per i singoli utenti. E la crisi economica portata dalla pandemia ha aggravato questo problema.
La Commissione evidenzia che il costo della connettività in diverse nazioni è ben superiore alle possibilità economiche delle fasce di popolazione più povere. Questo ha creato
il fenomeno dei "marginalmente online": persone che tecnicamente possono permettersi un livello minimo di accesso a Internet ma che, all'atto pratico, possono permettersi un collegamento solo saltuariamente. E comunque
non possono permettersi quel salto di banda in più che servirebbe per lavorare e studiare online. Anche per questo, la percentuale di persone che vanno in rete è molto diversa tra le economie sviluppate (87%) e le LIDC (19%).
Anche il
costo dei dispositivi resta troppo elevato per molte nazioni. La corsa al
refresh continuo dei modelli mantiene il costo medio di un device anche basico, purché adatto per navigare in rete, al di fuori della portata delle persone in difficoltà. Che comunque ne avrebbero bisogno e ne trarrebbero vantaggio. Secondo il report,
ben 2,5 miliardi di persone vivono in nazioni in cui il costo dello smartphone più economico sul mercato è più del 25% del reddito mensile. In Africa la percentuale arriva quasi al 63%. Per le fasce più povere dell'Africa subsahariana al 120%.
Il risultato è che il "connectivity usage gap" è molto peggio del "coverage gap" di cui di solito si parla nelle statistiche: al mondo
ci sono 3,4 miliardi di persone che nominalmente hanno accesso ad Internet ma che concretamente non possono permetterselo. Ma secondo gli operatori di telecomunicazioni, solo il 7% della popolazione mondiale - 570 milioni di persone - vive in zone non coperte da una rete adeguata per Internet. Ossia almeno 3G.
Serve abbassare il costo della connettività a tutti i livelli, sottolinea la Broadband Commission for Sustainable Development. Per farlo una strada tecnologica è
superare il modello della "network expansion", ossia continuare ad estendere le reti che già ci sono, perché tanto non cambiano le dinamiche economiche.
Meglio seguire la strada della "network densification", cioè fare in modo che le popolazioni del mondo
siano coperte con più tecnologie e non solo da una o due, tipicamente una di broadband fisso e una mobile. La presenza contemporanea di connettività su rame, su fibra, FWA,
via stellite, LTE, 5G e via dicendo creerebbe scenari di maggiore concorrenza e quindi un abbassamento dei costi per gli utenti potenziali. Una evoluzione però difficile da generare spontaneamente nei mercati emergenti, dove l'appeal economico è poco.