Lo sviluppo di Microsoft oggi passa
anche e soprattutto per lo sviluppo di Azure. Ovvio quindi che all'evento
Ignite 2021 anche la parte dei servizi cloud abbiamo visto l'introduzione di diverse novità. E data la strada che ha preso da tempo il mondo cloud, era altrettanto ovvio che le principali novità fossero legate alla declinazione del modello cloud e delle sue tecnologie in ambienti applicativi
anche diversi dai data center degli hyperscaler.
Molte novità ruotano quindi intorno ad
Azure Arc, che oggi di fatto fa da orchestratore di risorse, applicazioni e servizi (Azure ma non solo) in ambito
data center, edge, multicloud. Gli annunci di Ignite 2021 hanno sostanzialmente riguardato l'estensione o il potenziamento delle funzioni e del raggio d'azione di Azure Arc in varie direzioni. Per fare qualche esempio tra i più significativi: gestione delle macchine virtuali e dei container in ambienti VMware vSphere e Azure Stack,
addestramento degli algoritmi di machine learning, istanze gestite di database SQL, ambienti di desktop virtuali on-premise.
Oggi il cloud è il luogo in cui le aziende cercano di
trasformare i (molti) dati che hanno in informazioni utili. Per questo un po' tutti gli hyperscaler stanno potenziando l'offerta di funzioni e servizi in tal senso.
Specie per la parte database e analytics. La novità più attesa non è però strettamente cloud, anche se nasce come aperta e integrabile con la nuvola di Azure.
Si tratta di
SQL Server 2022, che per ora è ancora in versione "gated preview" ma che promette di essere una risorsa importante per la gestione Microsoft-oriented dei dati in ambienti di cloud privato e ibrido. Non a caso, Microsoft ha anche illustrato a Ignite 2021
l'estensione della parte di big data e real time analytics di Azure Synapse proprio verso SQL Server 2022. Oltre che verso il mondo Dynamics 365.
Un aiuto dal low-code
Microsoft è conscia del fatto che il passaggio dall'IT tradizionale alla componibilità del cloud
può essere spiazzante per molte imprese, soprattutto lato sviluppo. I componenti potenzialmente da assemblare - dai container ai database verticali - stanno diventando molti, a volte troppi. E
manca il tempo per formarsi in maniera approfondita su tutto. In parte questa complessità si può
delegare all'intelligenza artificiale - e in questo senso Microsoft sta man mano sfruttando i frutti della collaborazione con OpenAI - ma non del tutto.
Ecco perché Redmond
continua a spingere il tema dei "fusion team", ossia team di sviluppo che sono composti sia da tecnici IT propriamente detti, che curano la parte infrastrutturale, sia sviluppatori più o meno "pro" che curano la creazione del codice. Potenzialmente c'è spazio anche per i tanto spesso citati "citizen developer", anche se l'impressione generale è che l'idea dei business user che sviluppano codice base
non abbia mai veramente attecchito se non in casi particolari. In generale, comunque, l'ambito è quello del low-code e in casa Microsoft si concretizza nella
Power Platform.
La piattaforma low-code di Microsoft esce da Ignite 2021 con in dote alcuni nuovi elementi che ne dovrebbero
aumentare l'appeal per le imprese e la facilità di adozione. In particolare nuovi e più semplici modelli di licenza per le Power App, una volta realizzate, e nuove funzioni di collaborazione tra sviluppatori e integrazione con GitHub. Ma
soprattutto il debutto ufficiale di Power Fx, il linguaggio a formule annunciato qualche mese fa e con cui gli sviluppatori almeno un po' smaliziati possono intervenire direttamente nella logica delle Power App. È un linguaggio derivato da quello di Excel e questo dovrebbe renderne più semplice l'adozione, anche se gli sviluppatori più sofisticati probabilmente preferiranno approcci diversi.