Si fa presto a dire integrazione. Oggi le imprese sanno che qualsiasi freno o intoppo nella circolazione dei dati e nella interazione sinergica tra processi e applicazioni diventa un problema, perché
introduce quelle rigidità che tutti ora vogliono - giustamente - eliminare. Da qui la necessità di integrare il più possibile le parti dell'IT che supportano i processi aziendali vecchi e nuovi. Ma questa integrazione affronta spesso un duplice problema. Da un lato gli elementi da integrare possono essere davvero tanti e non pensati, all'origine, per operare insieme. Dall'altro lato,
l'integrazione deve essere davvero completa, lungo tutto un processo per come viene percepito dal suo fruitore.
In questo senso
Boomi parla da un po' di tempo - un anno circa - di Integrated Experience. Una espressione che mette l'accento proprio sulla "esperienza" dell'integrazione applicativa,
sul suo fluire organico più che sui singoli "snodi" da velocizzare. Ma anche una espressione con cui Boomi si è data una visione concettualmente semplice ma molto ambiziosa: "permettere alle aziende di
collegare istantaneamente clienti, dipendenti, partner e utenti a quello che vogliono". Un obiettivo difficile da conseguire con gli approcci tradizionali all'integrazione, secondo Boomi, ma possibile sfruttando le opportunità del
mondo iPaaS.
Certo puntare sull'integrazione as-a-Service in cloud non fa scomparire di colpo gli aspetti tecnici dell'integrazione. Ma per la software house del CEO
Chris McNabb è la strada migliore per arrivare ai tre pilastri delle Integrated Experience: una
visione integrata e trasversale delle sorgenti dati e delle interazioni con gli utenti (Boomi la chiama "data readiness"), una
connettività pervasiva tra tutti i possibili endpoint ovunque essi siano, lo sviluppo di
punti di contatto efficaci con i clienti. Potendo "vedere" tutto, in sostanza, diventa anche più semplice metterlo insieme nella maniera ottimale.
All'evento
Out Of This World 2021, Chris McNabb ha aggiunto un altro tassello a questa visione: la
hyper-automation. Per realizzare davvero le Integrated Experience serve aumentare il grado di automazione dei processi e dell'integrazione stessa, secondo Boomi.
L'iperautomazione ha questo ruolo, poiché affianca all'automazione dei workflow propriamente detta componenti di intelligenza artificiale, machine learning, orchestrazione dei processi, RPA, automazione basata su regole ed eventi. E ovviamente la
parte iPaaS, che in casa Boomi è la AtomSphere Platform.
La hyper-automation entra subito nel mondo Boomi attraverso il lancio di un nuovo servizio -
Boomi Event Streams - che in sintesi abilita funzioni di automazione basata su eventi. Altre novità in logica iperautomazione dovrebbero trovare spazio su
Discover, la libreria di soluzioni preassemblate che si possono collegare direttamente alla propria implementazione di AtomSphere.