Uania offre una soluzione innovativa che combatte il digital divide sommando le velocità di più connessioni differenti.
Autore: Redazione ImpresaCity
Uania è una startup nata dall'idea di un ragazzo di 17 anni, Giuseppe Dipierro, con un problema comune a molti: non riusciva a connettersi a Internet. Prese singolarmente, sia la linea fissa che quella mobile a sua disposizione non offrivano un’ampiezza di banda sufficiente per navigare in maniera agevole. Da qui l'idea: sommare le velocità delle singole connessioni in una sola, più efficiente. L'intraprendente ragazzo ha costruito un prototipo che univa la sua linea ADSL fissa e la connessione mobile ed erogava in uscita un unico segnale pari alla somma di tutte le linee singole. Con l'aiuto di un imprenditore locale, Stefano Aversa, diventato anche lui fondatore della società, ha quindi brevettato il prototipo e avviato la startup.
A gennaio 2020 è stato venduto il primo prodotto finito. Oggi Uania offre alle molte PMI che non hanno una copertura di rete adeguata uno strumento che fa fronte alla loro necessità di lavorare con un'ampia larghezza di banda. La coincidenza fra l'avvio delle vendite e l'inizio della pandemia non ha sicuramente favorito il business nell'immediato per l'impossibilità di incontrare potenziali clienti, ma la necessità di avere a disposizione una connessione stabile e veloce durante il lockdown ha spinto le vendite subito dopo.
Uania ha un modello di vendita indiretto: l'azienda produce per poi appoggiarsi a system integrator e al canale per la vendita. I primi ad aver compreso la bontà della soluzione e ad averla acquistata e installata presso i clienti sono molto soddisfatti. Christian Guiati, AD e Responsabile Sales & Marketing di Uania, spiega "oggi abbiamo due distributori nazionali, Alias e Nextmedia, che stanno proponendo questa soluzione a migliaia di dealer".
Il prodotto attualmente in produzione consiste in un box delle dimensioni di un router, dotata di un numero di porte Ethernet che varia da 3 a 5 a seconda del modello, che servono per collegare altrettante sorgenti di rete diverse. La produzione hardware avviene in Cina su progetto italiano, mentre il sistema operativo proprietario è realizzato sulla base di codice open source, adattato e personalizzato internamente da Uania, che ne ha depositato il brevetto.
UaniaBox funziona da collegamento ponte fra i router degli operatori telco e il firewall/switch aziendale. Sfrutta anche il 4G, che ha un rendimento migliore in upload. Il segnale rielaborato generato dal box e immesso nella rete del cliente è la somma di tutti quelli in entrata. Lato rete non cambia nulla rispetto a una connessione singola: gli access point connessi al firewall/switch ricevono e veicolano un segnale analogo a quello generato da una sola connessione, quindi non occorrono interventi sull'infrastruttura.
Ciascun box è collegato con il datacenter Uania di Milano, dove vengono elaborati tutti i pacchetti in ingresso, aggregati e reimmessi nella rete del cliente. L'orchestrator è realizzato in Italia. È quindi in cloud che avviene la parte complessa del lavoro, che richiede un'elevata potenza di calcolo e l'applicazione di algoritmi ideati da Uania. Il risultato è tangibile: il cliente che prima viaggiava a 30 megabit su ciascuna delle sue tre linee, dopo avere installato il box ha a disposizione una sola linea a 90 megabit.
Un pannello di controllo consente di monitorare in modo semplice lo stato di UaniaBox, le prestazioni delle singole linee, le eventuali perdite di pacchetti, eccetera. Tramite UaniaDesk, invece, il system integrator può monitorare ogni singola box da remoto. In aggiunta, le UaniaBox comunicano fra loro e sono quindi perfette per le aziende multisede: per esempio, una catena di supermercati che ha 100 punti vendita può installare un box in ogni sede per assicurarsi la trasmissione centralizzata dei dati.
Sul fronte della sicurezza, Guiati spiega che "tutto il traffico che transita da e verso il datacenter è incapsulato in una VPN crittografata. Di solito il cliente ha anche un firewall in ingresso, quindi tutto il traffico che da Uania va verso l'azienda viene comunque intercettato e filtrato".
I clienti tipici di Uania sono le PMI, che già oggi sostengono una spesa di 100/120 euro al mese per le connettività e i servizi di manutenzione dell’infrastruttura e, nonostante ciò, non dispongono di sufficiente larghezza di banda per lavorare adeguatamente. La soluzione Uania viene venduta e installata tramite rivenditori/system integrator che forniscono un pacchetto completo, il cui costo al mese, su un orizzonte di 36 mesi va da 45 a 95 euro al mese, in funzione della banda che si vuole aggregare, da 100 Mbps a 1 Gbps.
Tra i clienti che già usano Uania per lavorare al meglio con tutte le connettività ci sono scuole, aziende di videosorveglianza, hotel, società di comunicazione, pubblica amministrazione locale, aziende agricole e aziende site in zone industriali o poco servite.
L'azienda ha da poco lanciato UaniaContinuity, indirizzato ai clienti che non necessitano di aggregare la banda. Si tratta di un servizio di ridondanza completa pensato per chi dispone di una linea principale ad alta velocità (per esempio 200 Mbps) e una di backup. Uania fornisce un indirizzo IP pubblico statico indipendente dall'operatore, e la connessione al box hardware di entrambe le linee. In caso di malfunzionamento della linea principale, il cliente può continuare a lavorare con quella di backup senza perdere l'indirizzo IP, quindi senza interruzione dei servizi.
Guiati spiega che l'azienda è "aperta a collaborazioni e, partnership, in particolare di natura commerciale e industriale" soprattutto nell'ambito delle "richieste degli operatori telefonici intenzionati a proporre i prodotti Uania, o agli operatori industriali che valutano di includere la tecnologia Uania nelle proprie soluzioni".
Sono appena stati annunciati un nuovo prodotto e un nuovo servizio; nel medio periodo c'è una roadmap già stabilita che coinvolge anche l'ambito sicurezza. Nel lungo periodo c'è invece il progetto di espandersi all'estero, dove molte aree presentano le stesse criticità di digital divide dell'Italia: si pensi per esempio ad alcune zone dell'Austria, Germania, Francia, etc.