Secondo IDC, il public cloud in Europa Occidentale ha creato una supply chain che rappresenta il 2,7% del PIL
Autore: Redazione ImpresaCity
Valutare il giro d'affari dei cloud provider è una cosa, altro è cercare di capire il peso che il cloud ha ormai raggiunto nell'economia europea. Ha cercato di farlo IDC con un nuovo studio che valuta l'impatto a largo spettro dei servizi di cloud pubblico in Europa Occidentale. In termini sia economici - di percentuale del PIL europeo, cioè - sia di forza lavoro coinvolta. E quindi anche posti di lavoro generati indirettamente nel tempo.
Le valutazioni sono, prevedibilmente, positive e in crescita. Il cloud europeo continua a crescere con percentuali di incremento anno su anno a doppia cifra, sottolinea IDC. Questo perché le aziende europee di ogni settore investono in servizi di cloud pubblico per supportare le loro iniziative di innovazione. La pandemia ha solo accelerato questo fenomeno, visto che anche in Europa i servizi cloud sono stati considerati come la base per avere più efficienza, innovazione, elasticità, resilienza.
Non soprende quindi come IDC sottolinei che nel corso degli ultimi cinque anni il public cloud è cresciuto più di ogni altro comparto dell'IT europea. Ne hanno guadagnato in primo luogo i cloud service provider, ovviamente. Ma non solo loro: intorno ai provider e alle aziende che usano il cloud si è man mano creato un vero e proprio ecosistema esteso, che ha sfruttato la crescita del cloud per crescere esso stesso. Nel valutare l'impatto macroeconomico del cloud, spiega IDC, va considerato anche questo aspetto "collaterale".
Queste valutazioni sono confortanti per i cloud provider ma ne deve tenere conto anche la politica, secondo gli analisti di IDC. Sia i primi che la seconda devono comunque definire le proprie strategie per lo sviluppo del cloud. E in questo è importante poter dare una valutazione del public cloud come creatore di valore in generale, non solo come base tecnologica abilitante.