Più intelligenza nella periferia delle reti e concezioni infrastrutturali sempre più decentralizzate aiuteranno lo sviluppo di scenari Edge 2.0
Autore: Fabio Gerosa
L’avvento della prossima generazione di edge computing renderà con ogni probabilità l'informatica ancor più distribuita nel 2022. Che si tratti di applicazioni mobili o di sensori di fabbrica, la tendenza sarà sempre più spesso quella di iniettare quanta più potenza di calcolo possibile in piccoli dispositivi, consentendo loro di raccogliere dati e prendere decisioni in maniera autonoma. Anche se possiamo già assistere ad uno scenario simile in campo IoT, questo "Edge 2.0" darà ulteriore spinta a questa evoluzione.
Attualmente, l'edge richiede la connessione di un dispositivo con un server centrale. Per esempio, anche se un sistema di monitoraggio remoto è in grado di raccogliere informazioni da solo, tocca al cloud o al servizio centrale eseguire in toto il task richiesto. Con Edge 2.0, ci aspettiamo che per i dispositivi diventi possibile lavorare senza un server centrale, grazie ad una rete dispersa di dispositivi e un'infrastruttura cloud decentralizzata. In pratica il collegamento sarà del tutto interrotto.
Questa rete vedrà i dispositivi comunicare tra loro in modo che sia possibile lavorare completamente offline. E quando invece necessiteranno di raggiungere il cloud, le infrastrutture cloud più distribuite vedranno meno risorse utilizzate, determinando un aumento del valore.
Nel 2022, il digitale si impadronirà di ogni aspetto della vita. Che si tratti di acquistare un capo d’abbigliamento, di fare esercizio fisico o di organizzare la cura dei bambini, tutto ciò che facciamo richiederà un qualche tipo di interazione digitale. Secondo IDC, le interazioni digitali quotidiane dei singoli individui passeranno dalla media attuale di 750 a 5.000 entro il 2029, il che non è una sorpresa visto che la maggior parte di noi sta aumentando la propria dipendenza da qualche tipo di tecnologia.
In risposta a questa fusione tra mondo fisico e digitale, ci aspettiamo che un numero crescente di aziende dedichi più risorse al miglioramento dell’esperienza digitale. Questo non si tradurrà solo in nuove esperienze come la realtà virtuale per provare un nuovo vestito o showroom digitali che mostrano le dimensioni di un particolare articolo. Vedrà anche maggiori investimenti su innovazioni che supportano la personalizzazione, un migliore processo decisionale e una migliore condivisione dei dati. Tutto questo aiuterà a guidare e fornire nuove esperienze ai clienti. Dall’automazione all’analisi in tempo reale, le organizzazioni cercheranno di fornire un mix continuo e articolato di servizi fisici e digitali per soddisfare la crescente domanda dei clienti.
L’intelligenza artificiale (AI) è spesso sopravvalutata e non sempre risponde alle nostre aspettative. Il prossimo anno questo aspetto cambierà e vedremo un passaggio dall’AI 1.0, verso una versione più sofisticata che svolgerà compiti più complessi. Se l’AI 1.0 consentiva di snellire le operazioni automatizzando compiti ripetitivi, la versione 2.0 porterà questa caratteristica a un nuovo livello.
Questo cambiamento sarà alimentato dai dati. L’AI 2.0 creerà grandi quantità di dati (ordini di grandezza maggiori di quelli che gli umani possono gestire manualmente). Di conseguenza, le organizzazioni continueranno a lavorare verso un approccio autonomo alla gestione dei dati. Questo significa che le macchine gestiranno dati generati da altre macchine per aiutare meglio gli umani a prendere decisioni informate. Anche la “spiegabilità”, ovvero la capacità di illustrare i processi decisionali, avrà un ruolo rilevante nel 2022 - man mano che cominciamo a fare più affidamento sull’AI, sarà sempre più forte il bisogno di comprendere come e perché vengono prese le sue decisioni.
Anche se la pandemia è stata uno shock profondo, ci ha insegnato ad aspettarci l’inaspettato. Con ogni probabilità, la più grande innovazione del 2022 potrebbe essere qualcosa che nessuna organizzazione ha ancora considerato. Potrebbe essere un grande evento globale o geopolitico che spinge le imprese ad adattarsi da un giorno all’altro - forse in reazione alla crisi della supply chain in atto, al cambiamento climatico, alla proliferazione delle leggi sulla privacy dei consumatori o anche alla recessione finanziaria.
La crescita esponenziale del lavoro ibrido nel 2020 è un’immagine perfetta di questo, poiché è stata una soluzione rivoluzionaria a un problema che nessuno aveva previsto. Anche se non possiamo prevedere l’inaspettato, possiamo certo prepararci. Le organizzazioni devono assicurarsi di essere dotate delle giuste basi di dati e tecnologie per facilitare un rapido cambiamento quando sarà necessario - aiutando a rendere la loro architettura a prova di futuro.
Fabio Gerosa è Country Manager di Couchbase Italia