Open Fiber, pigliatutto nelle gare Infratel per le reti in fibra e fixed wireless, va avanti coi lavori e ha coperto oltre tremila Comuni. Aprendo la strada a 180 operatori Internet.
Autore: f.p.
Lo si era detto sin dalle prime fasi del Piano Nazionale Banda Ultralarga definito anni fa: è vero che pianificare lo sviluppo delle infrastrutture broadband di una nazione non è cosa da poco, ma nel caso particolare dell'Italia bisognava muoversi in fretta. Perché i gap da colmare per la digitalizzazione del Paese sono molti e non si possono compensare senza la diffusione pervasiva di collegamenti a banda (almeno) larga. Ma anche perché, nel frattempo, è nato il piano europeo NextGenEU e sono stati resi disponibili i fondi collegati al PNRR. Così è diventato critico valutare come un piano relativamente datato (l'inizio operatività è del 2016) si stia concretizzando.
Lo ha fatto Infratel, che gestisce appunto l'operatività del Piano, delineando come fa ogni anno lo stato di avanzamento dei lavori. Che sono legati a tre bandi distinti: Gara 1 (Abruzzo, Molise, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto), Gara 2 (Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Prov. Trento, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia), Gara 3 (Calabria, Puglia, Sardegna). Open Fiber si è aggiudicata tutte le gare, che riguardavano sia la costruzione sia la successiva gestione in concessione della rete pubblica a banda ultralarga. Le infrastrutture sono prevalentemente in fibra ottica, con anche però collegamenti di tipo Fixed Wireless Access (FWA).
Open Fiber ha fatto da "pigliatutto" per ragioni tecniche ed anche economiche. Infratel sottolinea entrambi gli aspetti, evidenziando come essi siano tra l'altro collegati. Lato infrastrutture, Open Fiber ha messo sul piatto "una proposta di architettura di rete prevalentemente di tipo FTTH, con una percentuale altissima di riuso delle infrastrutture esistenti sul territorio e con un piano di copertura molto più capillare degli altri offerenti, soprattutto per la componente over 100 Mbit/s", si spiega.
L'infrastruttura prevista dalle gare non ha certo le bande previste dal nuovo piano "Italia a 1 Giga", ma anche ragionare su bande da 100 Mbps è un bel passo in avanti per le cosiddette "aree bianche" della connettività italiana. Che probabilmente sono descritte meglio dalla vecchia definizione tecnica di aree "a fallimento di mercato". A segnalare che le logiche del mercato non bastano per favorire una digitalizzazione davvero estesa.
Concluse le gare, Open Fiber ha predisposto i vari progetti locali, nell'ambito di una architettura di rete che prevede vari nodi PCN (Punto di Consegna Neutro) su cui attestare più Comuni. In questo modo, gli operatori che poi forniscono direttamente i servizi Internet ai clienti possono, da un unico PCN, avere accesso ad un gran numero di abitazioni. In questa architettura, un Comune può essere associato a un massimo di quattro progetti di rete complementari di tipo diverso che devono, ovviamente, essere approvati da Infratel. E, in caso contrario, modificati rapidamente.
C'è un progetto per il PCN, uno per la rete cosiddetta primaria che va dal dal PCN al giunto comunale in cui confluiscono tutte le fibre posate, uno per la rete secondaria che va dal giunto comunale ai ROE (Ripartitore Ottico di Edificio) che suddividono la banda di una connessione nei collegamenti verso le singole abitazioni, un ultimo progetto per la copertura wireless FWA del Comune stesso. In totale, Open Fiber aveva previsto 10.070 progetti specifici per la rete FTTH e 7.121 per le coperture FWA. Dei primi, a fine gennaio 2022 ne sono stati presentati 9.562 e approvati 8.953. I secondi sono stati tutti consegnati e ne sono stati approvati 6.762. Qualche ritardo c'è stato, tanto che Open Fiber ha subìto penali per circa 11 milioni di euro.
Anche i cantieri hanno riservato a Open Fiber, prevedibilmente, qualche brutta sorpresa: dall'opposizione di persone le cui proprietà sono interessate dai lavori a banali emergenze meteo, sino alla pandemia da Covid. Quando il singolo cantiere conclude i suoi lavori, le infrastrutture devono essere collaudate. È a questo punto che il lavoro di Open Fiber può essere considerato concluso "lato utente". C'è cioè una infrastruttura su cui si possono erogare servizi Internet.
A fine gennaio 2022, la situazione era la seguente. Per la rete in fibra, il piano di Open Fiber prevede 6.234 Comuni "coperti" da progetti iniziali di connettività: 6.231 li hanno avuti, 5.996 li hanno visti approvare. La realizzazione di reti FWA è più semplice e lo si vede nei numeri: 7.121 Comuni da coprire (uno per progetto di copertura, ovviamente), 7.121 con progetti consegnati, 6.762 con progetti approvati.
I numeri calano quando passiamo alla quantità di progetti esecutivi approvati (3.880 Comuni per il FTTH e 5.529 per il FWA), di Comuni con cantieri aperti (3.732 per il FTTH e 2.418 peer il FWA), di lavori conclusi e collaudati in campo (1.976 Comuni per il FTTH e 698 per il wireless), di collaudi conclusi con esito positivo (1.884 per la fibra e 591 per il FWA).
Una rete collaudata positivamente è pronta per i servizi commerciali. In questo senso Infratel sottolinea che nella gestione del fine lavori e dei collaudi, durante lo scorso anno è stata data una particolare precedenza appunto all'attivazione dei servizi per gli utenti finali, dato che la domanda di banda e di connessioni è stata molto forte causa pandemia. Infratel cioè ha concesso ad Open Fiber di avviare i servizi anche in Comuni privi di collaudo completo, ma con un fine lavori formalmente corretto.
Anche grazie a questa "manica larga", i servizi di Open Fiber sono oggi disponibili in 3.343 Comuni e sono stati sfruttati da 158 operatori Internet. Sembra che la strada da coprire sia ancora tanta e per certi versi è indubbiamente vero. Ma c'è anche un bicchiere mezzo pieno a cui guardare: circa la metà (per la precisione 1.612) dei Comuni "in commercializzazione" lo sono diventati nel corso del pur complesso 2021. E la crescita degli ultimi dodici mesi si vede anche nei cantieri aperti: oggi sono 5.483, ben 1.768 in più rispetto a un anno fa. Il lavoro quindi non manca, ma procede.