Un accordo con Macquarie Asset Management porta il capitale necessario per una crescita nell'implementazione di nuovi data center europei e nordamericani
Autore: Redazione ImpresaCity
Offrire nuovi spazi in nuovi data center è un business sempre interessante ma che richiede una buona capacità di investimento. Realizzare e attrezzare spazi per l'IT delle aziende clienti è infatti un processo piuttosto costoso. Il che è anche uno dei motivi per cui - hyperscaler a parte, che non fanno colocation - il mercato globale dei data center è sempre frammentato ma comunque dominato abbastanza stabilmente da pochi grandi nomi.
In questo senso NTT può ora mettere in cassa una cifra stimata in circa 800 milioni di dollari che deriva da un accordo strategico stipulato con l'australiana Macquarie Asset Management. Si tratta di quello che viene considerato il maggiore gestore di asset al mondo con beni in gestione per oltre 480 miliardi di euro, al cambio attuale. La divisione "cugina" Macquarie Capital, che si occupa di investimenti diretti, è tra l'altro molto attiva anche in Italia: è azionista di Open Fiber al 40% e di Autostrade per l’Italia al 21,5%.
In sintesi, Macquarie Asset Management acquisirà quote di maggioranza nelle varie società che sono proprietarie dei data center che NTT ha realizzato in Nordamerica e in Europa. Per la società australiana è un investimento in un mercato giudicato molto interessante "data la crescita esponenziale in tutto il mondo del computing e la significativa domanda di capitali che gli operatori esprimono per mantenersi al passo con la domanda dei clienti", ha spiegato Brett Robson, Global Head of Real Estate per Macquarie Asset Management.
Per NTT la partnership rappresenta una iniezione di fondi che, proprio come sostiene Robson, è utile a sostenere la crescita infrastrutturale della sua rete di data center europei e nordamericani. Lo scorso settembre NTT ha annunciato un piano di espansione che prevede tra l'altro il lancio di 13 nuovi edifici per data center in Europa nei prossimi due anni, con una crescita del 40% per il workload IT gestibile.
Nello specifico, la divisione data center dell'azienda parla di interventi "per nove mercati in sei nazioni", con una maggiore potenza installata di 115 Megawatt e spazi aggiuntivi per circa 50 mila metri quadrati. Si prevede il debutto dei data center NTT a Madrid e Johannesburg, come anche la realizzazione di nuovi edifici a Vienna, Zurigo, Londra e diversi centri della Germania.
Lo spazio per crescere peraltro non manca di certo. Structure Research stima ad esempio che globalmente il mercato della colocation e dei servizi di interconnessione abbia mosso qualcosa come 61 miliardi di dollari nel 2021 e stia crescendo del 11-12% l'anno, sino a toccare quota 68 miliardi nel 2022 e superare i 100 nel 2026.
Il mercato è ancora molto frammentato: le cifre di Structure Research per il 2020 indicavano che il leader di mercato (Equinix) aveva solo l'11,1% di market share globale e che i primi quindici operatori conquistavano insieme meno della metà (il 48% circa) di tutto il settore. Solo la Top 5 degli operatori comprendeva realtà con oltre il 4% del mercato: dopo Equinix seguivano Digital Realty Trust al 7,6%, China Telecom (6,1%), NTT (4,3%), China Unicom (4,2%).
Analizzando il mercato, va considerato che i provider cinesi fanno business in (più che) larghissima prevalenza con clienti ugualmente cinesi. La loro presenza internazionale è minima e di poco interesse per i provider stessi, che hanno un mercato nazionale talmente ampio e in espansione da saturare quasi completamente il loro spazio di crescita.
All'opposto, per i provider esteri è quasi impossibile offrire servizi in Cina. Quindi da un punto di vista "non cinese" la classifica della colocation cambia ed è sostanzialmente una Top 3 Equinix - DRT - NTT. Gli altri principali provider non cinesi (CyrusOne, KDDI, Global Switch, CoreSite, Cyxtera, Lumen...) restano per ora distanziati.