Inizia il percorso verso la "rete unica" che nascerà con l'integrazione degli asset di rete fissa di TIM e Open Fiber
Autore: Redazione ImpresaCity
Tutti gli azionisti sono d'accordo: l'integrazione delle infrastrutture di TIM e Open Fiber s'ha da fare. CDP Equity (ossia indirettamente Cassa Depositi e Prestiti), Teemco Bidco (ossia KKR), Macquarie Asset Management, Open Fiber e TIM hanno sottoscritto un protocollo di intesa orientato in tal senso. La collaborazione vista sinora era insomma solo un primo passo.
In pratica, l'obiettivo del protocollo è separare le attività infrastrutturali di rete fissa di TIM da quelle commerciali, per poi unire le prime con la rete controllata da Open Fiber. C'è ancora molto da definire su come questo obiettivo possa, nei dettagli, realizzarsi. Ma la strada è chiaramente indicata e l'idea è quella di arrivare alla firma di eventuali accordi vincolanti entro il 31 ottobre prossimo.
A processo completato si verrebbe a creare, spiega TIM, "un solo operatore delle reti di telecomunicazioni, non verticalmente integrato, controllato da CDPE e partecipato da Macquarie e KKR, che consenta di accelerare la diffusione della fibra ottica e delle infrastrutture VHCN (Very High Capacity Network) sull’intero territorio nazionale". A quel punto TIM in sé, sul mercato italiano, "potrà focalizzare in via prioritaria le proprie attività nei servizi di telecomunicazione e trasmissione di dati".
Da qui all'integrazione delle reti ci sono da superare vincoli regolatori e approvazioni varie di azionisti e Autorità nazionali ed europee. Quindi l'operazione non si concluderà a breve. Ma CDP punta chiaramente a "mettere ordine" in un incrocio di partecipazioni che qualche problema allo sviluppo delle reti alla fine lo ha certamente creato. Oggi CDP è sia in TIM (al 10% circa) sia in Open Fiber (60%), KKR è al 37% in Fibercop (controllata da TIM), Macquaire al 40% in Open Fiber. La futura società infrastrutturale sarà, come dichiarato, capitanata da CDP Equity con il supporto dei due fondi.
Le dinamiche dell'operazione si capiranno meglio quando TIM presenterà il suo prossimo piano industriale. Soprattutto si capirà quali parti TIM ha deciso di scorporare e quanto la nuova TIM sarà una semplice "service company". E quanto TIM abbia davvero intenzione di cedere asset che sul piano internazionale hanno un peso rilevante. Sarà ad esempio vero che TIM in Italia vuole vendere servizi, ma a livello globale si giocano partite diverse. Ad esempio quella, sempre importante ma poco citata, di Sparkle.