Una recente ricerca evidenzia le sfide che le organizzazioni devono affrontare oggi per bilanciare innovazione e riduzione dei costi
Autore: Redazione ImpresaCity
In base ai risultati di una nuova indagine VMware che ha coinvolto numerose aziende Forbes Top 2000 in Europa, quasi tre quarti (70%) delle organizzazioni faticano a sbloccare il potenziale dei propri dati, con un impatto diretto sulla loro capacità di innovare.
Quasi un terzo (30%) dei responsabili aziendali coinvolti nel sondaggio indica come obiettivo strategico numero uno la riduzione dei costi; tuttavia, con la minaccia di una possibile recessione economica causata dalla crisi internazionale, un migliore utilizzo dei dati potrebbe essere una soluzione per abilitare l'innovazione a breve e lungo termine. Il 59% degli intervistati ha dichiarato che le organizzazioni che stanno dando priorità a un processo decisionale basato sui dati stanno guadagnando quote di mercato e il 58% teme di rimanere indietro rispetto alla concorrenza se non farà un migliore utilizzo dei dati.
Secondo i responsabili aziendali intervistati per l’indagine, condotta da Coleman Parkes tra maggio e giugno scorsi coinvolgendo oltre 100 manager di quasi tutta Europa, Italia compresa, per i prossimi due anni, quattro dei sette principali obiettivi strategici di business richiederanno la disponibilità di dati accurati, pertinenti e tempestivi per sostenere il processo decisionale, dalla comprensione della forza lavoro e della produttività al miglioramento dell'esperienza cliente. Il 52% incentiva i propri team a essere più innovativi e a trovare nuovi modi per portare sul mercato prodotti, servizi e strategie.
Gli ostacoli alla gestione e all’utilizzo dei dati (“data barriers”) includono le organizzazioni che hanno a disposizione una quantità troppo elevata di dati (secondo l’83% dei responsabili aziendali), la difficoltà di accedere ai dati giusti (74%) e i vincoli tecnologici (60%). Anche la data sovereignty, quando i dati archiviati o raccolti sono soggetti alle leggi sulla privacy e alle strutture di governance di una nazione, di un settore industriale o di un'organizzazione, è citata tra le principali preoccupazioni, con direttive nazionali (76%) e di settore (67%) evidenziate come ostacoli significativi alla realizzazione del potenziale stesso dei dati (“data value”).
Per fare in modo che i dati non rappresentino un ostacolo agli sforzi di innovazione è essenziale concentrarsi su persone, processi e tecnologie allo scopo di colmare il divario tra le idee e la realizzazione dell’impatto tangibile. Una volta stabilita questa connessione, le organizzazioni non solo potranno ottenere valore dai propri dati, ma anche utilizzarli per abilitare maggiori livelli di innovazione. Il 64% delle aziende in Europa utilizza l'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico per prendere decisioni informate.
"Nell’ecosistema aziendale italiano, fortemente eterogeneo e caratterizzato dalla presenza di realtà di dimensioni diverse e con diversi gradi di digitalizzazione, la sfida per una gestione e un utilizzo dei dati efficiente è ancora maggiore. Di contro, siamo fortemente consapevoli che il Paese sia da sempre culla di creatività e innovazione, concepite come vere risorse nello sviluppo sociale ed economico. Per continuare a distinguersi sul mercato, è fondamentale che le aziende implementino i giusti processi e le giuste tecnologie per diventare maggiormente data-driven. Solo in questo modo, e attraverso un intenso lavoro di promozione delle competenze digitali sul territorio che solo una sinergia tra pubblico e privato può realizzare, è possibile concretizzare i tradizionali sforzi di innovazione e raggiungere risultati di business di successo", ha commentato Rodolfo Rotondo, Business Solutions Strategy Director di VMware Emea.