Portare connettività satellitare agli smartphone convenzionali è un nuovo mercato che aziende come Starlink stanno cercando di creare. Grazie all'evoluzione delle tecnologie wireless.
Autore: f.p.
È presto per dire se, come è già accaduto in altri casi, sarà una novità di prodotto Apple ad aver sdoganato una tecnologia a cui gli utenti non pensavano più di tanto. Ma certamente da ieri, data di lancio di iPhone 14, molte più persone di prima sanno che si può usare uno smartphone "normale" anche per le comunicazioni via satellite. Intendiamoci, le cose vanno messe in prospettiva - la funzione abilitata da Apple è limitata - ma almeno simbolicamente un passo importante in avanti è stato fatto.
iPhone 14 può, in determinate condizioni, mandare un SMS utilizzando una connessione via satellite. Il tema su cui stanno lavorando molte altre aziende tecnologiche note - come la Starlink di Elon Musk, Vodafone e T-Mobile - è più ampio: dare connettività satellitare ai normali smartphone 5G. Senza cioè obbligare un utente interessato ad acquistare un vero telefono satellitare. Che resta comunque, al momento, la soluzione migliore per essere connessi ovunque.
L'idea è interessante. Soprattutto per chi, come Starlink, fornisce già servizi di connettività satellitare, che si troverebbe di colpo con qualche centinaio di milioni di utenti potenziali in più. E come modo per stimolare la space economy. Ma è un'idea anche ricca di difficoltà tecniche. Far dialogare uno smartphone con una stazione radiobase fissa che si trova a qualche centinaio di metri è una cosa. Tutt'altra è metterlo in contatto con un satellite in orbita a 500 o anche 1.000 chilometri di altitudine e che in più si muove a qualche migliaio di chilometri l'ora.
È una questione di precisione e di potenza nella gestione delle trasmissioni, qualità che non possono essere chieste a un normale smartphone 5G e che quindi devono essere delegate ai satelliti. Perciò, chi sta lavorando al matrimonio 5G-satellitare sottolinea che questo si può fare solo con una nuova generazione di satelliti da orbita bassa.
I nuovi satelliti che Starlink e altre società interessate - la più avanti probabilmente è la texana AST SpaceMobile - stanno progettando o realizzando sono più grandi e potenti di quelli classicamente usati in orbita bassa per i servizi Internet via satellite. Starlink prevede nuove antenne che, estese, avranno una superficie di circa 25 metri quadrati. Per il suo satellite BlueWalker 3, AST SpaceMobile parla di ben 64 metri quadrati.
Più superficie per le antenne, utilizzo di antenne phased array con un controllo preciso della direzionalità, più potenza trasmissiva, elettronica e firmware di nuova generazione: mettere tutto questo insieme permetterà, nelle intenzioni, di connettere un satellite a un piccolo smartphone sulla Terra. E far credere a quest'ultimo che sta "parlando" con una normale base station cellulare.
Tutto questo, però, con quali concrete possibilità di comunicazione? Non pensate, almeno per il prossimo futuro, di poter fare con uno smartphone le stesse cose che si possono fare con una antenna satellitare vera, anche piccola come quelle di Starlink. O con una connessione 5G. Nel migliore dei casi la connettività offerta a tutta l'area coperta in quel momento da un satellite sarà di qualche megabit al secondo, da condividere poi tra i vari utenti connessi. Non è molto, ma è abbastanza per supportare chiamate vocali e messagging.
Tra l'altro, chi propaganda e propone futuri servizi di connessione satellitare per gli smartphone convenzionali bada bene a descriverli come servizi complementari a quelli classici cellulari. La connettività via satellite va cercata quando quella cellulare non è disponibile, soprattutto quindi in situazioni di emergenza o in aree critiche.
Il passo successivo è proporre le connessioni satellitari come sostituto "organico" delle reti cellulari, per le aree che gli operatori mobili commerciali non hanno ancora coperto o non sono proprio interessati a coprire. Il mercato indubbiamente esiste, ma esistono anche già servizi satellitari classici perfettamente funzionanti che non è detto sia così economicamente conveniente scalzare. Molto dipenderà dalla capcità di aziende come Starlik e AST SpaceMobile di produrre satelliti in serie e in massa a costi sostenibili, messa in orbita compresa.