IBM propone la Diamondback Tape Library puntando su tre caratteristiche: alta capacità, protezione dei dati, sostenibilità
Autore: Redazione ImpresaCity
Per chi crede che il buon vecchio nastro sia andato da tempo in pensione, e interessi ancora solo le applicazioni più legacy, sarà forse una sorpresa sapere che i (pochi) vendor enterprise di settore si rivolgono invece con decisione agli utenti considerati di solito più innovativi: gli hyperscaler. Che, secondo IDC, stanno diventando i più grandi utilizzatori di storage a nastro.
In realtà non ci sono solamente i grandi cloud provider, come mercato potenziale per il tape storage di nuova generazione. Parola di IBM, che definisce come "new wave hyperscaler" tutte le realtà di fascia alta che hanno bisogno di immagazzinare in maniera sicura grandissime quantità di dati, di solito per darli poi in pasto ad applicazioni di analytics. A questo tipo di aziende IBM propone ora una nuova libreria a nastro, la IBM Diamondback Tape Library.
Si tratta di una soluzione di archiviazione che IBM spinge per applicazioni e mercati verticali ben specifici: Big Data, analytics, cloud storage, IoT, Sanità, life science. In questi ambiti le aziende utenti - spiega IBM - di norma generano enormi quantità di dati non strutturati, che devono conservare e proteggere adeguatamente. Ma si tratta anche di dati che nella gran parte dei casi - sino all'80%, secondo IBM - si elaborano solo nel breve periodo: passato un certo lasso di tempo, nell'ordine dei due-tre mesi, non saranno quasi mai più consultati.
Per IBM la Diamondback Tape Library ha tutto quello che serve per scenari d'uso del genere. Può raggiungere configurazioni di alta capacità, con un relativo basso costo per unità di memorizzazione. Garantisce uno storage sicuro grazie a funzioni di cifratura e ridondanza e soprattutto al fatto di operare sconnessa da Internet (quindi addio ransomware). E, cosa che non guasta di questi tempi, si presenta come soluzione più sostenibile rispetto allo storage a disco o flash.
Chiaramente, non parliamo della tradizionale tape library di qualche anno, o decennio, fa. La Diamondback Tape Library è una soluzione da data center, che offre 27 petabyte di capacità grezza (69,5 PB con la compressione) per singolo rack. Può fare parte di una architettura RAIL (Redundant Array of Independent Libraries), in cui i dati sono distribuiti su più librerie distinte e anche geograficamente distribuite. Questa architettura permette un accesso parallelo a più librerie e offre funzioni di ridondanza e protezione delle informazioni.
La Diamondback Tape Library prevede configurazioni con cui IBM ha chiaramente cercato di limitare il punto debole percepito delle librerie a nastro: le prestazioni. Una libreria può integrare sino a 14 drive che operano contemporaneamente, arrivando così a una capacità di trasferimento dati di poco più di 20 terabyte per ora. I drive sono tutti LTO-9 e possono gestire cartucce anche LTO-8.
Cyber security e sostenibilità sono altre due caratteristiche molto "spendibili" della libreria Diamondback. La sicurezza cyber deriva dalla natura stessa delle librerie a nastro: una cartuccia a nasto conservata in una libreria è fisicamente disconnessa dalla rete e soprattutto da Internet, quindi i suoi dati non possono essere colpiti da minacce come il ransomware. Chiaramente, questo non vuol dire che una tape library sia per definizione e intrinsecamente un prodotto a zero rischi.
Lato sostenibilità, IBM sottolinea che un nastro non consuma energia se non quando viene inserito in un drive e consultato. Questo nell'archiviazione accade con una frequenza relativamente bassa, tanto che - secondo IBM - una tape library consuma, in un anno, meno di un quinto dell'energia richiesta da un sistema a disco ad alta densità.