Credo si debba essere negazionisti a oltranza dell’emergenza climatica - chi parla ancora di “cambiamento climatico” lo fa solo perché la parola emergenza pare urti la sensibilità di alcuni
Autore: Redazione ImpresaCity
Credo si debba essere negazionisti a oltranza dell’emergenza climatica - chi parla ancora di “cambiamento climatico” lo fa solo perché la parola emergenza pare urti la sensibilità di alcuni - per non vedere che, insomma, non stiamo proprio messi bene. I fenomeni meteorologici cosiddetti “estremi” sono sempre meno estremi perché bastano un paio di settimane per vederli ancora più estremizzati.
Magazine e social network - almeno quelli non in via di smantellamento stile Twitter - sono pieni di grafici in cui ci posizioniamo in qualche picco rosso che sarebbe stato meglio evitare.
In televisione gli immancabili servizi sulla “estate più calda di” ormai per decenza non mostrano (quasi) più gente sorridente che si getta nelle fontane o gusta gelati. Viene quindi da pensare che l’esperienza quotidiana dei cittadini-consumatori dovrebbe spingere nazioni e imprese a dare sempre maggiore concretezza al gran parlare fatto sulla sostenibilità.
E invece, mica tanto. Mentre scrivo, la notizia del giorno rivelata da Bloomberg riguarda i circa 20 miliardi di euro che il Cancelliere tedesco Scholz avrebbe intenzione di prendere dai fondi destinati alla transizione climatica per agevolare invece lo sviluppo locale della produzione di semiconduttori. “Locale” nel senso che i fondi servirebbero per finanziare impianti in Germania, ma di quei 20 miliardi la grande maggioranza andrebbe a quanto pare a Intel (americana, 10 miliardi) e a TMSC (taiwanese, 5 miliardi). Considerando che buona parte delle nazioni europee vuole spingere una propria industria “locale” dei semiconduttori....