Il MEF potrà investire 2,2 miliardi per essere socio di minoranza della futura NetCo al controllo della rete fissa di TIM
Autore: Redazione ImpresaCity
Il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legge che introduce "misure urgenti in materia di finanziamento di investimenti di interesse strategico". Il riferimento è anche alla necessità di assicurare le risorse finanziarie necessarie a consentire l’ingresso del Ministero dell’Economia e delle Finanze nell’operazione che prossimamente vedrà il la private equity statunitense KKR acquisire gli asset chiave di TIM.
Non è un mistero che, oggi più che in passato, la infrastrutture di telecomunicazioni siano considerate come un asset strategico. Non solo perché lo sono dal punto di vista geopolitico, ma anche come base per lo sviluppo dell'economia digitale. Questa visione spiega anche, in parte, le recenti proposte sulla riallocazione dei fondi PNRR.
“La direzione intrapresa dal Governo - ha spiegato in questo senso Giorgia Meloni - è (...) assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro. Quello di oggi è un primo passo, al quale seguiranno ovviamente logiche di mercato, ma finalmente possiamo dire che in Italia c’è un Governo che su un dossier così importante si attiva a difesa dell’interesse nazionale e dei lavoratori. E che ha una strategia”.
Entro la fine del prossimo settembre KKR dovrebbe presentare una offerta vincolante che porterà alla creazione della cosiddetta NetCo, una realtà che deterrà il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa di telecomunicazioni attualmente posseduta da TIM. Il DL approvato ora dal Governo alloca i fondi per far entrare il MEF nella NetCo come socio di minoranza.
Il Consiglio dei Ministri ha anche definito più in dettaglio come il Governo, attraverso il MEF, intende mantenere il suo ruolo strategico. Questi dettagli saranno ufficializzati in un prossimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma già si conoscono: si autorizzerà il MEF ad acquisire una quota di NetCo compresa tra il 15 e il 20 percento, con un esborso massimo di 2,2 miliardi di euro.