Come facilitare la gestione dell’infrastruttura nei contesti di hybrid working

Le soluzioni Parallels dimostrano tutto il loro valore in termini di semplificazione architetturale, di facilità di gestione e di impegno delle risorse interne.

Autore: Redazione ImpresaCity

È ora di smetterla di parlare di hybrid working come fenomeno eccezionale conseguenza di particolari condizioni a contorno, accettando il fatto che siamo ben oltre la tendenza passeggera. L’hybrid working è qui come modalità operativa definitiva con cui le aziende devono, bene o male, fare i conti. Ciò significa non solo adeguarsi e attrezzarsi, se non lo si è già fatto, ma anche abituarsi a gestire nel tempo l’IT distribuito.

Di come implementare oggi un progetto di hybrid working e delle ripercussioni positive sul cliente abbiamo parlato con Gianpaolo Sticotti, Regional Sales Director di Alludo, che commercializza il brand Parallels, attraverso, tra gli altri, il distributore Ready Informatica. “L’hybrid working è ormai una realtà consolidata – afferma il manager -. Nell’approccio al tema, credo che le aziende debbano operare su tre grandi linee guida o, se vogliamo, principi ispiratori. In primo luogo, il tema organizzativo: le aziende devono fare proprio il concetto, cioé rendere l’hybrid working parte integrante e fondamentale di un modello organizzativo accettato e usato da tutti. Per fare un semplice esempio: quando si organizzano le riunioni, sarebbe bene che di default sia prevista la modalità di connessione da remoto e da una sala riunioni, sembra una banalità ma per tante aziende questo automatismo ancora non esiste. L'altro aspetto riguarda la dimensione tecnologica o implementativa. È necessario dotarsi di tecnologie di gestione dell’hybrid working agili, leggere e che non vadano ad aggravare il modo di lavorare delle persone”.

L’ultima linea guida suggerita da Sticotti è la sicurezza. “L’hybrid working espone maggiormente con estrema criticità gli utenti e di riflesso l'azienda a rischi di sicurezza. È fondamentale che le tecnologie adottate introducano elementi di sicurezza solidi, robusti, ma anche facili da comunicare e da implementare. Per esempio, la doppia autenticazione via app da installare sullo smartphone a volte può non essere ancora completamente accettata dagli utenti: è necessario sensibilizzarli ulteriormente sulle responsabilità individuali rispetto alla protezione degli accessi a device e applicativi aziendali. C’è anche bisogno di tecnologie che vadano a limitare, a bloccare o a controllare le infiltrazioni dei dati interagendo con i dispositivi locali, che spesso sono device personali utilizzati anche per lavoro”.

Un progetto concreto di hybrid working

Recentemente Sticotti è alle fasi finali di un progetto concreto. “Abbiamo concluso da poco un’implementazione Parallels presso una eccellenza che a livello mondiale conta più di 10mila addetti, e in Italia alcune centinaia – spiega il manager. Siamo nel campo dei servizi ad alto valore aggiunto - testing, ispezione e certificazione per diversi ambiti di mercato costruzioni, manufatturiero, medicale, alimentazione. Abbiamo iniziato a lavorare al progetto prima del 2020, e il sopraggiungere dell’emergenza sanitaria ci ha permesso di evidenziare ulteriori elementi critici come la sicurezza, la flessibilità, la complessità di gestione, elementi che oggi si rivelano basilari in qualsiasi progetto di hybrid working”.

La soluzione già presente presso il cliente era basata sulla tecnologia Citrix e non era in grado di dare adeguate risposte alle criticità esposte. Attraverso un approccio consulenziale, un partner ha analizzato le specifiche esigenze, offrendo poi a una prima valutazione delle tecnologie Parallels, nella fattispecie entrambe le soluzioni Awingu e Parallels Ras. Insieme si è deciso di proseguire con una fase di test di funzionalità operativa che è durato alcune settimane, coinvolgendo sempre più utenti, per poi iniziare la fase di implementazione.

I risultati oggettivi ottenuti

A progetto concluso, cosa si può dire sugli ostacoli principali da superare nel deploy? “C'è da considerare il fattore umano e quello tecnologico – prosegue Sticotti. Il fattore umano è sempre un fattore da curare con attenzione. Nella fattispecie, introdurre sistemi di autenticazione a due fattori ha previsto che sul telefono fosse installata una app che dialogasse con il sistema di autenticazione. Generalmente il dipendente accetta, ma sempre con qualche resistenza. L'altro aspetto, invece, ha riguardato la complessità architetturale dell'ambiente precedente. Grazie a un modello di intervento accurato e puntale, insieme al nostro partner abbiamo vinto anche questa sfida, fino a ricevere i complimenti del cliente per come i tecnici, nostri e del partner, hanno saputo superare tutti i piccoli ostacoli. E, infine, il cliente ha particolarmente apprezzato il supporto del nostro team di progetto in ogni fase dell’implementazione”.

I risultati oggettivi del progetto parlano di una riduzione dell'impegno delle risorse hardware del 50% nel passaggio da Citrix ad Awingu, ma anche di una riduzione dei tempi di apprendimento del personale IT interno. La soluzione scelta, infatti, garantisce una curva di apprendimento ridotta e veloce, al punto che anche i nuovi ingressi nel team IT del cliente acquistano le competenze necessarie in breve tempo, anche grazie al supporto formativo previsto da Alludo insieme al distributore Ready Informatica. “Ma, soprattutto – conclude Sticotti – i benefici hanno riguardato l’impatto netto sul lavoro quotidiano del gruppo IT con una riduzione del 30% del numero di ticket. Questi elementi oggettivi, insieme alla leggerezza architetturale della soluzione Parallels, di fatto rendono la vita molto più facile agli IT manager dell’azienda cliente”.


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