Tra sorprese e mosse onestamente sbagliate, nessuno dei player in campo esce bene dal weekend "fluido" dell'AI
Autore: f.p.
Fine settimana di passione per il mondo dell'Intelligenza Artificiale. Dove molti hanno avuto la prova di come, in parte inevitabilmente, qualsiasi ambito in forte sviluppo in cui le aziende leader sono poche non possa essere considerato davvero solido per nessuno. Dolori di crescita, dirà qualcuno, ed è anche vero questo.
Sarebbe però molto meglio non sottovalutare quello che è successo, perché nessuno ne sta uscendo davvero bene. In una vicenda che, va sottolineato, è ancora molto "fluida" e in corso. Proviamo però a dare i voti ai principali protagonisti, per quello che è successo sinora.
Verrebbe anche da darle di meno, ma non infieriamo. Come passare in qualche giorno dall'essere l'azienda ambita e ammirata da tutta la Silicon Valley - e non solo - a un possibile guscio vuoto. Defenestrare Sam Altman può avere un senso (poi spieghiamo perché) ma solo se hai già definito una strada manageriale e di sviluppo che rassicuri azionisti (della parte for-profit, che è solo una delle due anime di OpenAI), mercato e soprattutto dipendenti. Così non è stato, e il rischio ora è che tutti i talenti pregiati vadano altrove.
Microsoft è stata colta completamente di sorpresa dalla cacciata di Altman, che le ha fatto scoprire dolorosamente di aver investito oltre 10 miliardi di dollari in OpenAI senza acquisire un ruolo nella sua governance societaria. Certo, è "colpa" della strana struttura di controllo di OpenAI - una non-profit che controlla la parte for-profit - ma insomma, non è una giustificazione. Il voto potrebbe essere decisamente più alto se la mossa "ex post" di Satya Nadella avrà concretamente successo.
È una media tra un 4 e un 8. Voto 4 per l'inizio della vicenda. È il voto che daremmo a un portiere a cui fanno un brutto gol e può solo dire "non l'ho proprio vista, questa". Voto 8 per la capacità di reazione a caldo: un comunicato rassicurante e soprattutto l'annuncio che Altman e Greg Brockman, co-fondatore di OpenAI, guideranno una divisione AI di Microsoft. Annuncio però che non si è ancora concretizzato, quindi è un po' una scommessa. Comunque gli investitori e il mercato si sono rappacificati con Microsoft e se la scommessa riesce, è un bel colpo.
Non ha fatto niente nella vicenda, nel bene e nel male. Quindi un voto mediocre. Ma Altman sa benissimo che comunque cadrà in piedi: per il mercato è una specie di Steve Jobs dell'AI e per lui tutte le porte sono aperte e può chiedere quello che vuole, almeno adesso. In realtà non è affatto uno Steve Jobs e di lui si intravede anche un'anima alla Elizabeth Holmes dell'affare Theranos, fosse solo per alcuni progetti paralleli a OpenAI (e che potrebbero aver giustificato una sua cacciata). Di certo la vicenda di questi giorni lo vede ridimensionato, almeno agli occhi di chi punta meno all'hype e più al pragmatismo.
Sutskever non è un nome di primissimo piano nella cronaca ma il suo comportamento è stato peculiare, diciamo così, se consideriamo che è il capo scientifico e co-fondatore di OpenAI. Contribuisce - pare - alla cacciata di Altman, poi torna sui suoi passi pentendosi pubblicamente e sottoscrive la dichiarazione dei dipendenti che chiedono il ritorno di Altman minacciando l'esodo di massa verso Microsoft. Per essere il ricercatore principale dell'azienda (presunta) guida dell'AI, la sua capacità di prevedere le conseguenze anche a breve delle sue decisioni è praticamente nulla. Non depone bene, nemmeno per l'AI.
Al momento tutte le carte sono ancora sul tavolo e molte cose possono ancora succedere. Ci sono alcuni scenari più probabili di altri, cerchiamo di delinearli.
Se la mossa di Nadella ha successo, come pare e Altman va in Microsoft, seguito probabilmente da molti suoi ex dipendenti, Redmond esce vincente dalla crisi. Mantiene l'accesso alle tecnologie di OpenAI per il breve termine, poi grazie al team di Altman e alle sue risorse ne sviluppa anche di migliori nel giro di 6-12 mesi al massimo. Il rischio è Altman stesso, che non è abituato alle logiche della grandissima azienda e difficilmente resterebbe in Microsoft a lungo prima di rifondare qualcosa di suo.
Proprio Altman che fonda già adesso una nuova realtà è un'altra opzione. Non avrebbe problemi ad attrarre capitali e talenti, e con una sua azienda potrebbe muoversi con la massima libertà possibile. Anche maggiore di quella che aveva in OpenAI stessa. Resterebbe probabilmente il legame con Microsoft, dati i trascorsi anche recenti.
Un terzo scenario ibrido vede una diaspora marcata dei manager e dei talenti di OpenAI verso le varie aziende dell'IT che li aspettano a braccia aperte. Alcune si sono già sbilanciate e sono pronte a superare le offerte di Microsoft. Così le competenze di OpenAI si diluirebbero nel mercato, il che non sarebbe nemmeno un male, e la situazione resterebbe equilibrata.
In quasi qualsiasi scenario possibile quella che ne esce peggio è OpenAI. L'unica eccezione è il caso in cui Altman ritornasse nella sua vecchia azienda, rinforzando il paragone con Steve Jobs che riconquista Apple. Ma è una ipotesi piuttosto remota perché decisioni diverse sono già state annunciate e richiederebbe una rivoluzione nella governance della società e non è chiaro se questo sarebbe davvero possibile in tempi brevi. O possibile in assoluto.
OpenAI quindi potrebbe finire l'anno con tutti i suoi "gioielli" a casa di qualcun altro, potendo contare solo sulle tecnologie sviluppate sinora. Un po' come dare di colpo sei insperati mesi di tempo ai concorrenti per colmare il divario tecnologico: tutti contenti tranne OpenAI. E chi l'avrebbe mai pensato solo una settimana fa?
Tutta la vicenda in generale manda poi un segnale non positivo al mercato. Si punta sulle startup tecnologiche e sulle aziende genericamente "giovani" per portare avanti l'innovazione che le imprese più grandi fanno fatica a sviluppare. Il mercato così ha fatto "all in" su OpenAI senza davvero valutarne l'affidabilità: fior di aziende offrono ora alle aziende servizi basati su OpenAI e il futuro di quest'ultima è dubbio. Certo traghettare tutto sulla futura AI di Azure "griffata" Altman non è un problema insormontabile, ma l'incertezza non piace a nessuno.