Cisco, essere pronti per l’AI generativa

L’indagine Cisco AI Readiness analizza la maturità delle aziende in relazione all’adozione dell’intelligenza artificiale: Focus sull’Italia, con numerosi progetti e collaborazioni di rilievo

Autore: Edoardo Bellocchi

Prosperare nel mondo accelerato della tecnologia richiede soprattutto continuare a innovare, cambiando anche pelle se necessario. È una ricetta che Cisco sicuramente conosce, e che viene ben sintetizzata da Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato di Cisco Italia, quando ricorda che “nel corso degli ultimi trent’anni abbiamo effettuato più di 200 acquisizioni in diversi ambiti, due delle quali anche in Italia, mentre a settembre abbiamo messo a segno la maggiore della nostra storia, ovvero quella di Splunk, che va a potenziare la nostra capacità di osservabilità delle applicazioni, anche per migliorarne la sicurezza”.

Investire nell’innovazione

Annunciata a settembre, l’acquisizione da 28 miliardi di dollari di Splunk verrà completata nella prossima estate. Di rilievo anche gli sforzi in Ricerca & Sviluppo, concentrati da Cisco in aree quali connettività, cybersecurity, quantum computing e intelligenza artificiale, nelle quali viene investito il 13% del fatturato, per un valore di più di 7 miliardi di dollari nell’ultimo anno fiscale, in aumento dell’11% rispetto all’anno precedente, e che vede anche la presenza di due centri dedicati in Italia, con oltre 200 ingegneri dislocati a Pisa e a Vimercate, alle porte di Milano. Ma l’innovazione a 360 gradi targata Cisco passa anche tramite le collaborazioni di co-innovazione con centri di ricerca e università, di cui è un esempio il progetto di guida autonoma firmato dal Politecnico di Milano a cui Cisco partecipa fornendo la propria tecnologia, sul quale dettaglieremo più avanti.


Gianmatteo Manghi, AD di Cisco Italia

Novità a Milano

La presenza in Italia di Cisco verrà ulteriormente consolidata con una nuova sede a Milano, nell’area di Porta Nuova-Garibaldi, ovvero il cuore hi-tech della città, dove tra vecchia e nuova ICT hanno trovato casa tra gli altri Amazon, Google, Microsoft, IBM, Oracle e Samsung, anche per trovarsi al centro dell’innovazione e avere una vetrina nella città. La nuova sede, anticipa Gianmatteo Manghi, sarà inaugurata prima dell’estate e accoglierà non solo le persone Cisco ma anche i clienti e i partner. Da notare che la nuova sede costituirà un’ulteriore presenza di Cisco a Milano città, in aggiunta al Cybersecurity Co-Innovation Center inaugurato quasi quattro anni fa presso Museo della Scienza e Tecnologia in zona Sant’Ambrogio.

Casi concreti

L’occasione di un incontro ai primi di dicembre offre anche lo spunto per analizzare il trend tecnologico che più ha caratterizzato il 2023, ovvero l’intelligenza artificiale generativa, tema sul quale Cisco ha voluto tastare il polso con la prima edizione dell’AI Readiness Index, frutto di una ricerca che ha coinvolto oltre 8mila aziende in tutto il mondo, 200 delle quali in Italia, per tracciare lo scenario di un mercato in cui l’adozione dell’AI sta accelerando tanto da produrre una trasformazione profonda, con impatti decisivi su quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana e dell’attività delle imprese.

Tra gli esempi di casi d’uso con l’intelligenza artificiale, Gianmatteo Manghi ha citato una soluzione per l’infrastruttura di trasporto del gas di Snam, che monitora e ottimizza i flussi in tempo reale, e il progetto per di digitalizzazione della storica e frequentatissima funivia Faloria di Cortina d’Ampezzo. Ma soprattutto l’amministratore delegato di Cisco ha evidenziato la necessità che le applicazioni concrete dell’AI generativa debbano sempre essere conformi ai principi etici e di trasparenza.



Quanto siamo pronti?

Nell’introdurre le principali risultanze dell’AI Readiness Index, Enrico Mercadante, South specialists and innovation leader di Cisco Italia, ha fatto notare che “siamo passati molto velocemente dal ‘come le aziende possono usare l'intelligenza artificiale per migliorare i propri processi’ al ‘come le aziende possono usarla per costruire nuovi servizi e prodotti’, ovvero c’è stata una notevole accelerazione”.

Tra i dati emersi dall’indagine, spicca in primo luogo che “nei prossimi sei mesi il 97% delle aziende ha urgenza di fare qualcosa in ambito AI, sulle spinte anche degli investitori e dei consumator, che fanno emergere il timore delle aziende di essere lasciate indietro in questa nuova disruption, e che va di pari passo con l’84% delle aziende che pensa che l’AI avrà un impatto molto significativo sul loro business”, ha proseguito Mercadante.

Ma non mancano gli ostacoli: la maggiore complessità che si deve affrontare riguarda la capacità di sfruttare l’AI con i propri dati, e l’82% dei partecipanti all’indagine pensa che le difficoltà nascano dal fatto che i dati presenti all’interno delle aziende sono in silos, e quindi non facilmente disponibili in modo integrato. Nello studio viene evidenziata però una nota positiva: le aziende italiane stanno agendo in modo proattivo per prepararsi a un futuro in cui l’AI sarà centrale. Riguardo alla costruzione di una strategia, circa un terzo delle aziende è stato classificato come “pacesetter”, ovvero pienamene preparato, il che indica un focus degli executive e della leadership IT sul tema, con due aree di applicazione prioritarie: nell’infrastruttura IT e nella cybersecurity.


Enrico Mercadante di Cisco

I sei fattori chiave

Entrando più in dettaglio, sono sei i fattori principali presi in considerazione dall’indagine Cisco. In primo luogo, la Strategia, dove i dati sono positivi: il 73% delle aziende italiane è pronta o in buona parte pronta, e il 92% dichiara di avere già o di stare sviluppando una strategia AI ben definita.

Meno positivi i dati riguardo al secondo elemento, quello dell’Infrastruttura: le reti non sono strutturate per le esigenze dei carichi di lavoro AI, con il 95% delle aziende a livello globale che l’AI aumenterà i carichi di lavoro. Punto dolente in particolare nel nostro Paese: solo il 24% ritiene di avere in azienda un’infrastruttura altamente scalabile, mentre il 68% ritiene di avere una scalabilità limitata o nessuna. Per oltre tre quarti (77%) il problema è procurarsi ulteriori GPU grafiche, ma vi sono anche problemi di latenza e capacità.

Al terzo punto i Dati: i dati sono la spina dorsale di un’operatività che sfrutti l’AI, ma è anche l’area in cui c’è meno preparazione in assoluto, con il 27% delle aziende italiane del tutto impreparate (verso un 17% globale). Vi è poi, al quarto punto, il nodo delle Competenze: se il board e il top management abbracciano più facilmente il cambiamento dell’AI sia a livello globale sia in Italia, dove l’85% e il 78% mostra rispettivamente una ricettività elevata o moderata sull’argomento, c’è ancora molto da fare per coinvolgere le figure di management intermedie e i dipendenti, dove si riferisce di un 33% di persone che hanno poca o nessuna disponibilità ad adottare l’AI. Inoltre, la necessità di avere competenze specifiche rivela una nuova era di digital divide: in Italia il 94% dichiara di aver investito per riqualificare in tal senso i dipendenti già attivi, mentre il 27% ha espresso dubbi sull’effettiva disponibilità di sufficiente personale dotato delle conoscenze necessarie.

Al quinto posto, la Governance: il 77% delle organizzazioni italiane dichiara di non avere policy omnicomprensive, ma questa è un’area da affrontare se le aziende vogliono considerare e governare tutti i fattori che possono presentare rischi, in termini di fiducia del mercato e fiducia nella tecnologia. Infine, la Cultura: qui vi è la quota più bassa di aziende “pacesetter”, che sono il 7%, mentre il 13% non ha piani di change management, e tra coloro che li hanno nell’85% dei casi sono ancora in progress. La buona notizia è che la motivazione ad agire per il tema culturale è alta. Otto su dieci hanno dichiarato che la loro organizzazione sta prendendo in considerazione l’AI con un livello di urgenza moderato o elevato, e solo un irrilevante 1% ha riferito di essere del tutto resistente al cambiamento.



Folgorati dalla Maserati

In ultimo, la giornata di inizio dicembre organizzata da Cisco ha costituito l’occasione per dare uno sguardo da vicino al progetto “1000-MAD”, che sta per 1000 Miglia Autonomous Drive, sviluppato dal Politecnico di Milano sulle tecnologie per la guida autonoma dei veicoli, impiega anche software e hardware forniti da Cisco Italia: il team di entusiasti e motivatissimi ricercatori guidati da Sergio Matteo Savaresi, Professore di Automatic Control al Politecnico di Milano, ha modificato una Maserati MC20 dotandola dei dispositivi necessari per la guida autonoma, come LiDar, telecamere ad alta definizione, sensori radar e ambientali.


La Maserati MC20 del progetto 1000-MAD in Piazza della Vittoria a Brescia, sede della 1000 Miglia

Così equipaggiato, il bolide ha potuto percorrere in maniera autonoma circa 200 sui 1600 chilometri della Mille Miglia 2023, fornendo una messe di dati interessanti ai fini del progetto, che si appresta a vivere una fase più impegnativa il prossimo anno: l’idea è infatti quella di percorrere l’intera Mille Miglia 2024 in modalità guida autonoma, sempre con una Maserati, ma spider e per di più elettrica, appartenente alla serie Folgore, ovvero il nome che la Casa di Modena assegna alle versioni elettriche delle sue GT.


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