Il 2023 è stato definitivamente l’anno dell’AI. Il lancio di ChatGPT non ha solo dato il via al boom dell’AI generativa, che già di suo è un fenomeno ben più che rilevante, ma ha riportato al centro dell’attenzione molte delle tematiche chiave legate all’Intelligenza Artificiale nel suo complesso.
Autore: Redazione ImpresaCity
Il 2023 è stato definitivamente l’anno dell’AI. Il lancio di ChatGPT non ha solo dato il via al boom dell’AI generativa, che già di suo è un fenomeno ben più che rilevante, ma ha riportato al centro dell’attenzione molte delle tematiche chiave legate all’Intelligenza Artificiale nel suo complesso.
Un mondo, non dimentichiamolo, che sta crescendo ed evolvendosi da quasi mezzo secolo e che, decennio dopo decennio, passa periodicamente da fasi di esaltazione tecnologica agli “AI winter” - per usare il termine che gli anglosassoni si sono inventati per indicare i lunghi periodi di stagnazione del mondo AI – e viceversa. Dipende dai salti in avanti che permettono di fare la ricerca e lo sviluppo tecnologico. E in questo senso il 2023 ha fatto tesoro di quanto era stato sviluppato negli anni precedenti ma era stato poco visibile fuori dalla cerchia degli
addetti ai lavori. Anche il 2024 sarà un anno di grande fermento per l’AI. Da un lato le promesse a volte iperboliche dei fornitori tecnologici
si devono tradurre in offerte solide, performanti e concrete. E non è così scontato che questo accada semplicemente e in breve tempo.
Dall’altro è diventato ormai chiaro che all’AI servono regolamentazioni e che quelle che i vendor tecnologici di settore hanno promesso di darsi autonomamente non sono abbastanza.
L’AI Act definito dall’Europa è il primo vero passo concreto in questo senso e non è affatto un male che sia la UE, come è accaduto con il GDPR in campo privacy e tutela dei dati, a portare avanti i principi (anche) etici che devono sempre regolare l’utilizzo delle nuove tecnologie quando queste diventano pervasive e impattano sulla vita e soprattutto sui diritti dei ...