Tra le cause sottoline aConfesercenti gli insostenibili costi della burocrazia, l’elevato costo del denaro, il commercio online, il boom di utilizzo della moneta elettronica da parte delle imprese con i costi delle transazioni che non accennano a diminuire.
Autore: Redazione ImpresaCity
"L’inflazione continua a sgonfiare le vendite, che chiudono il 2023 con una riduzione in volume di 3,7 punti. Un calo che è un vero proprio crollo per le piccole superfici: secondo le nostre stime, per i negozi la contrazione del volume delle vendite è stata di 6 punti sul 2022".
Così l’Ufficio economico Confesercenti in una nota.
"I dati diffusi da Istat confermano, purtroppo, sia che l’inflazione in media annua ha continuato ad incidere negativamente sulla spesa delle famiglie – l’Istituto calcola un deflatore medio pari al 6,5% in media annua – sia che non accenna a frenare l’erosione delle quote di mercato per le piccole imprese".
"Le attività di vicinato, infatti, a fronte di una variazione totale in volume delle vendite fortemente negativa, pari a -3,7%, fanno registrare una caduta verticale del -6,0%. Lo stesso fenomeno, seppur in forma ridotta, si era registrato lo scorso anno: dopo il rimbalzo post Covid del 2021, in due anni le imprese operanti su piccole superfici hanno fatto registrare una perdita cumulata in volume di quasi 8 punti".
"Più in generale, bisogna inoltre osservare che complice l’elevato tasso di inflazione di questi due anni, e forse anche a causa di spostamenti degli acquisti verso i servizi o altri format, il complesso delle vendite al dettaglio risulta negativo in termini reali. Da notare, infine, anche il rallentamento dell’ecommerce (nel 2020, con lo scoppio della pandemia, aveva invece registrato un’esplosione del 13%)".
Secondo Confesercenti sarà, dunque, imprescindibile affrontare le priorità che riguardano le imprese del commercio e turismo durante il prossimo tavolo convocato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per il prossimo 14 febbraio sulla legge annuale sulle PMI.
Dagli insostenibili costi della burocrazia all’elevato costo del denaro, dalle regole che premiano le grandi imprese alla web tax e al commercio online, dal boom di utilizzo della moneta elettronica da parte delle imprese con i costi delle transazioni che non accennano a diminuire, fino alla irrisolta questione Bolkestein che coinvolge le imprese balneari e del commercio su aree pubbliche, sono questi i temi su cui sarà necessario un confronto con il Governo.
L’allarme denatalità che colpisce le attività di vicinato, con il rischio desertificazione dei nostri centri urbani ed i conseguenti problemi di sicurezza per i cittadini, sono sempre più forti: con le imprese che continuano a chiudere e la mancanza di servizi è in ballo la vivibilità delle nostre città.