Alla scoperta del primo Customer Experience Center di SAP dedicato all’AI, inaugurato presso i Labs dell’azienda nel Parco Tecnologico di Sophia Antipolis in Provenza
Autore: Edoardo Bellocchi
È nel cuore della Provenza, nel parco tecnologico di Sophia Antipolis, che SAP ha da più di 25 anni uno dei suoi Lab di ricerca e sviluppo, ed è qui che è stato inaugurato un nuovo Customer Experience Center dedicato all’Intelligenza Artificiale. Una rapida visita nel Centro permette di rendersi conto come nulla sia lasciato al caso, a cominciare dal luogo: indicato talvolta come la Silicon Valley europea, il parco tecnologico di Sophia Antipolis, che prende il nome dall’antico nome greco di Antibes, lanciato oltre 50 anni fa per attrarre l’insediamento di aziende d’avanguardia in numerosi settori, dal farmaceutico al finanziario al tecnologico, è oggi una realtà di quasi 2500 ettari, che alle spalle delle Costa Azzurra riunisce più di un migliaio di aziende sparse in 15 comuni diversi.
Il Centro di SAP è a Mougins, noto anche per essere il luogo dove si spense Pablo Picasso. Ed è qui che in una densa mattinata di metà aprile ImpresaCity è andata alla scoperta in anteprima del Customer Experience Center dedicato all’AI, con Richard Phillips, VP, Emea Channel Head di SAP, nelle vesti di padrone di casa, che ha esordito sottolineando la particolare rilevanza strategica del nuovo centro, sia per i clienti sia per i partner di SAP.
“L’AI è uno dei più importanti punti di svolta tecnologici”, ha sottolineato Phillips, spiegando che “anche se siamo ancora agli inizi, penso che l’AI stia già provocando la necessità di cambiamento in moltissime aziende: qui in SAP intendiamo essere avanti a questo cambiamento, lavorando anche con i nostri partner per offrire ai clienti esattamente ciò di cui hanno bisogno per sfruttare appieno la nuova tecnologia. Dal punto di vista dei partner, penso che questo rappresenti un'opportunità di business fantastica. Il mio ruolo nel guidare il canale nell'area Emea è quello di creare l'ambiente affinché i nostri partner possano avere successo, che si tratti di fornire modelli di business o di fornire alcune delle risorse tecnologiche che li aiutino a creare quelle soluzioni di alto valore di cui i nostri clienti hanno bisogno”.
Richard Phillips ha poi raccontato che nei due giorni successivi all’incontro di metà aprile presso il SAP Labs France di Sophia Antipolis si sarebbero riuniti una trentina di partner da tutta Europa, per parlare di alcune delle nuove tecnologie AI di SAP che stanno emergendo e per comprendere dai partner quali sfide vedono, in modo anche di avviare un processo di lavoro su soluzioni e casi d'uso di AI. “Penso che un aspetto molto interessante dell'AI sia anche quello di creare nuovi mercati e risolvere nuovi problemi dei clienti, ai quali forse non abbiamo ancora nemmeno pensato”, ha sintetizzato il numero uno del canale SAP per l’area Emea.
Gianluigi Bagnoli, Global VP, BTP Solution Architects di SAP, ha tracciato una breve storia del SAP Labs France, sottolineando che è stato il “primo a essere aperto fuori dalla Germania”: presente a Sophia Antipolis dal 1998, il centro occupa “400 persone, appartenenti a 30 nazionalità diverse, tra cui vi sono 7 PhD”, dedicate a progetti di R&S su nuovi modelli di business, transizione energetica, AI responsabile, cybersecurity e servizi di assistenza avanzata ai clienti. Non solo: SAP Labs France è membro fondatore del consorzio ICAIR, dedicato alla condivisione delle migliori pratiche in materia di AI, e sostiene l’Istituto Interdisciplinare per l'Intelligenza Artificiale 3IA fin dalla sua nascita. Ecco quindi che la creazione del nuovo Centro per l’AI presso la sede di Sophia Antipolis si inserisce perfettamente in linea con le competenze sviluppate da SAP nel corso degli anni: “facciamo R&D in senso molto ampio, in stretto collegamento con il resto dei laboratori SAP e anche al di fuori”, ha sottolineato Bagnoli.
In effetti, è stato ribadito, SAP da sempre utilizza le più recenti tecnologie, compresa l’attuale AI, per supportare le attività dei propri clienti in modo responsabile e soprattutto sostenibile. Lo stesso Lab di Sophia Antipolis è un esempio di sostenibilità, come evidenzia Jean-Christophe Pazzaglia, SAP Labs France Sustainability Officer and AI CX Center Lead, sottolineando la presenza di pannelli solari sulla copertura del tetto, che producono 285 MwH in totale, e l’utilizzo al 100% di auto elettriche da parte di tutto il personale, “un traguardo raggiunto nel 2022, dopo aver iniziato nel 2018 il progressivo abbandono delle auto a combustione interna”.
Entrando nel vivo del Customer Experience Center dedicato all’AI, Jean-Christophe Pazzaglia ha ricordato come nei SAP Labs di Sophia Antipolis si lavori sull’intelligenza artificiale fin dal 2009. Oggi sono affidabilità, rilevanza e responsabilità i tre pilastri della strategia SAP per la Business AI, che sfrutta la combinazione di dati aziendali, dati pubblici e competenze delle persone. Attraverso percorsi interattivi, i visitatori del Customer Experience Center sull’AI avranno l’opportunità di immergersi in diverse applicazioni concrete dell’AI in campi diversi come l’arte, la cybersecurity, l’AI responsabile o la transizione energetica. Potranno inoltre provare Joule, il nuovo copilot di AI generativa di SAP in linguaggio naturale, che rivoluziona e semplifica l’esperienza d’uso di tutti i sistemi SAP e delle loro estensioni, agendo da vero e proprio acceleratore di innovazione.
Di più: nella visione dei SAP Labs, è fondamentale che clienti e partner possano interagire direttamente con i gruppi che progettano e sviluppano le soluzioni per risolvere le sfide delle loro imprese. SAP vuole mostrare gli impatti dell’AI sul mondo del lavoro e sulle persone, consentendo di innovare ogni giorno grazie al supporto di esperti dedicati che facilitano l’accesso a conoscenze, strumenti e risorse.
Su questi ultimi aspetti, ovvero sulla “Business AI” come viene messa in pratica da SAP, ha fissato alcuni punti fermi Jesper Schleimann, AI Officer Emea di SAP, sottolineando che “bisogna assicurarci che l’AI risolva problemi e che possa scalare: ma come possiamo farlo? Come garantire cioè che l’AI non diventi un progetto di nicchia? L’unico modo è quello di incorporarla nei processi di business e lungo le catene del valore. Ecco perché abbiamo creato la SAP Business AI, ovvero un’AI rilevante, affidabile e responsabile, ovvero focalizzata sul fare in modo che le imprese affrontino al meglio le nuove sfide e nel garantire che tutti gli utenti operino con l'AI. E per rendere facile a tutti incorporare e utilizzare l’AI, abbiamo creato il co-pilot Joule: un'interfaccia semplice per l'intero portfolio SAP”.
L’intensa mattinata in SAP Labs France ha trovato una degna conclusione con l’interessante intervento di Martin Wezowski, Chief Futurist di SAP, che ha accennato il processo di previsione strategica, passando tra l’altro per il nano computing e le frontiere dell’intelligenza artificiale generativa, senza dimenticare le tre R della Business AI targata SAP, ovvero rilevante, affidabile e responsabile (Relevant, Reliable, Responsible).
Eloquio accattivante e look vagamente da rockstar, tanto che poi spiegherà in una conversazione con ImpresaCity di avere nel passato suonato musica per molti anni, concedendo che l’anello a forma di teschio da lui sfoggiato sulla mano destra fa molto “heavy metal berlinese”, Martin Wezowski ha tenuto a precisare che se il futuro non si può predire, almeno ci si può preparare.
“Non predire ma prepararsi non è solo uno slogan, ma un bel concetto, però metterlo in pratica è una forte sfida”, ha spiegato Wezowski a ImpresaCity, sottolineando che “tradurre in pratica questo concetto è un viaggio abbastanza interessante: ho iniziato dieci anni fa in SAP, il che non è così tanto rispetto a molti colleghi, ma non è stato facile trovare una procedura di previsione strategica. Come fanno molte aziende, lavoriamo con i nostri partner e con i consulenti: ogni volta che chiedo come si guida un'innovazione a lungo termine, di solito ricevo risposte vaghe. La realtà è che l'innovazione a lungo termine è a volte troppo lontana da raggiungere, ed è per questo che ci si attrezza osservando attentamente e con occhi professionali ciò che accade”.
È anche da questo processo di osservazione che nasce quello che viene definito il “fabric del futuro”, ovvero una sorta di mappa su cui vengono riportati i singoli punti derivanti dall’osservazione e che uniti costruiscono un “tessuto”, un fabric, di possibilità. Perché, anche nell’era dell’AI generativa, “i dati non mentono, ed è più che mai necessario porre sempre le domande giuste”, conclude Martin Wezowski.