La Digital Experience diventa chiave anche per la PA

Uno studio Riverbed evidenzia come la DEX stia diventando una componente chiave anche nelle strategie IT delle Pubbliche Amministrazioni

Autore: Redazione ImpresaCity

Riverbed ha presentato qualche tempo fa i risultati relativi alla PA della sua Global Digital Employee Experience (DEX) Survey 2023, focalizzata sulla DEX nel settore pubblico. L'indagine - che ha interpellato 1.800 "decisori" IT e business di dieci Paesi (l'Italia non era compresa) - ha rilevato che le aziende e la PA stanno vivendo una trasformazione importante per quanto riguarda la Digital Experience di dipendenti e cittadini.

Gli ultimi tre anni - spiega in generale lo studio Riverbed - hanno portato cambiamenti significativi nelle organizzazioni di tutto il mondo. C'è stato uno spostamento verso ambienti di lavoro ibridi, che ha alimentato ulteriormente la corsa alla Trasformazione Digitale ed al cloud. Oltre ai cambiamenti tecnologici, contano quelli generazionali: i "baby boomer" si stanno ritirando dalla forza lavoro, sostituiti da manager Millennial e da nuovi assunti Gen Z. L'influenza crescente di questi “nativi digitali”, il passaggio a nuovi modelli di lavoro e l'evoluzione della tecnologia hanno avuto un profondo impatto sul modo in cui le aziende considerano la Digital Employee Experience (DEX).

Le aziende in generale - e quindi anche le organizzazioni PA - devono soddisfare le elevate aspettative digitali dei lavoratori più giovani. I Millennial e la Gen Z hanno le più alte aspettative in fatto di tecnologia sul lavoro, e il 92% dei decision maker della PA intervistati da Riverbed ritiene di dover fornire esperienze digitali più avanzate per soddisfare le loro esigenze. Questo anche perché la mancata soddisfazione delle loro aspettative in termini di DEX può avere conseguenze negative, in primo luogo impatti negativi su reputazione e produttività (lo indicano il 58% degli intervistati) e soprattutto persino dimissioni (63% di citazioni).

Se la DEX è fondamentale per la fidelizzazione dei dipendenti, il miglioramento del loro coinvolgimento, l'aumento della loro produttività e la crescita dell'azienda, il 95% dei leader afferma che almeno un ostacolo importante influisce sulla capacità di offrirne una eccellente. I tre principali ostacoli individuati sono: vincoli di budget (48% di citazioni), carenza di talenti (39%), troppi dati da gestire con una conseguente complessità (28%).

Tra gli ostacoli più citati ce ne sono però due tecnici: la mancanza di strumenti IT adeguati da un lato nel campo specifico dell'Observability e dall'altro più in generale per i servizi cloud e le applicazioni SaaS. Non è un caso quindi che anche le PA investano in tecnologie di Observability: il 92% dei decisori PA la ritiene importante, l'87% pensa che si dovrebbe investire di più in questo campo e l'88% afferma che avere una osservabilità maggiore migliorerebbe il proprio lavoro.

Il 74% dei professionisti IT del settore pubblico ritiene in particolare che la Unified Observability, combinata con una maggiore automazione, possa contribuire a colmare il gap di competenze che qualsiasi organizzazione oggi ha in campo DEX (e non solo). Le piattaforme di osservabilità servono anche per adattarsi al lavoro ibrido: il 49% dei dipendenti del settore pubblico lavora già in questa modalità (nel campione Riverbed) e il 92% dei leader intervistati afferma che il lavoro ibrido migliora la capacità di attrarre talenti e rimanere competitivi.

Inoltre, la Survey ha rilevato che il cloud (44% di citazioni), l'AI (38%) e l'automazione (33%) sono man mano diventate per la PA priorità critiche. La Unified Observability - secondo Riverbed - fonde in modo unico tutte queste tecnologie fornendo visibilità olistica su ambienti fisici e virtuali, oltre a funzionalità aggiuntive che migliorano la produttività attraverso l’AI e automazione.


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