Se buona parte dei vendor che operano in campo AI sono ancora in piena “fase hype”, chi si confronta con le aziende utenti ha ampi segnali che per loro - le grandi realtà, quantomeno - siamo invece già in una fase successiva.
Autore: Redazione ImpresaCity
Se buona parte dei vendor che operano in campo AI sono ancora in piena “fase hype”, chi si confronta con le aziende utenti ha ampi segnali che per loro - le grandi realtà, quantomeno - siamo invece già in una fase successiva.
Le aziende sanno cioè che devono affrontare il tema AI come parti attive, non solo come fruitori di tecnologie e servizi sviluppati e impacchettati da qualcun altro. E in questo senso il segnale che arriva dagli utenti finali è, in estrema sintesi: va bene tutto, ma è il momento di essere più concreti perché di carne al fuoco ne è stata messa davvero tanta.
Il primo aspetto evidenziato da molte aziende è che l’AI ha accelerato una crescita infrastrutturale che va in qualche modo gestita. IDC stima che la spesa in infrastrutture IT stia crescendo di oltre il 60% l’anno per la parte cloud e di un sostanzioso 41% anche per gli ambienti noncloud. Queste crescite attuali - le stime sono relative a metà 2024 - sono direttamente legate all’AI, che sempre più richiede sia potenza di computing sia spazio di storage.
In particolare, è interessante considerare che le aziende spenderanno somme crescenti nello sviluppare direttamente la propria anima AI, usando certamente servizi cloud di terzi ma anche componenti on-premise. Oggi per motivi di compliance e di privacy dei dati, in prospettiva perché si stanno aprendo varie strade per prendere lo sviluppo AI direttamente, sebbene parzialmente, in mano. Questa crescita infrastrutturale ha un costo indiretto: consuma energia. IDC stima che il 46% dei costi di un...