L’Austria ha dato vita a un ecosistema pubblico-privato per l’AI estremamente efficace, e ora chiama in gioco le aziende innovative delle altre nazioni europee. Italia compresa.
Autore: Redazione ImpresaCity
Attività di ricerca all’avanguardia sull’AI, un ecosistema di startup ben sviluppato, fondi pubblici a disposizione dell’innovazione tecnologica: sono i tre pilastri su cui l’Austria sta facendo crescere la sua capacità di proporsi come hub di sviluppo per le imprese, ovviamente innovative, che intendono sviluppare il proprio business in Europa. In questa fase il focus è in particolare sull’AI, per ovvi motivi di mercato e per le esperienze maturate dai centri di ricerca austriaci, ma non c’è solo questo.
Il comparto dell’Intelligenza Artificiale è comunque un buon esempio di quello che l’Austria può offrire: circa 270 aziende e startup/scaleup che lavorano attivamente in campo AI, oltre 50 università e istituti di ricerca specializzati, ben tre – per una nazione non certo tra le più grandi e popolose in Europa – centri Ellis (European Laboratory for Learning and Intelligent Systems), ossia i centri di ricerca europei sulle scienze fondamentali per l’AI.
Uno dei lati più positivi di questo scenario è che l’Austria ha dato effettivamente vita ad un sistema sinergico di innovazione che vede lavorare insieme tanto startup e aziende locali quanto imprese innovative e grandi nomi dell’IT che invece vengono dall’estero. Diverse di queste hanno creato una loro sede in Austria non solo per motivi commerciali ma anche per portare avanti progetti di ricerca e sviluppo, in una stretta collaborazione con istituti di ricerca e università locali che agiscono da catalizzatori dell’ecosistema.
“Grazie a una stretta collaborazione tra università e aziende – spiega tra l’altro Susanne Mayr, Direttrice Italia e Slovenia Invest in Austria, Austrian Business Agency – gli studenti possono lavorare su progetti pratici e partecipare a collaborazioni interdisciplinari, il che poi indirettamente rafforza la posizione dell’Austria in generale come centro leader in Europa per la formazione in campo AI”. La co-innovazione pubblico-privato da questo punto di vista ha portato, e porta, benefici sia alla ricerca pura, sia soprattutto alla ricerca applicata in vari campi, come ad esempio l’industria o la biomedicina. E anche le Smart City, grazie in particolare ai servizi e alle sperimentazioni che Vienna sta portando avanti nelle attività di AI legate ai servizi pubblici.
L’Austria può in generale contare – cosa che non guasta affatto, ovviamente – su un sistema di finanziamenti pubblici per la ricerca che funziona in modo fluido e concreto. Tanto per fare qualche esempio significativo, l'agenzia austriaca per la promozione della ricerca FFG offre sovvenzioni e incentivi per le aziende che investono in ricerca e sviluppo in progetti fino a tre milioni di euro, da combinare poi con agevolazioni fiscali mirate. L'Austria Wirtschaft Service è una banca statale che offre degli incentivi soprattutto per l'adozione delle soluzioni di AI in progetti fino a 180 mila euro, e ha programmi aggiuntivi di investimento per le neo-aziende deep tech. La Vienna Business Agency offre poi contributi per progetti mirati fino a 450 mila euro.
A completamento di tutto questo e di altre iniziative simili, la Austrian Business Agency agisce più in generale per supportare gli imprenditori stranieri che entrano nel mercato austriaco, con un insieme di servizi pre- e post-insediamento. “In una prima fase esplorativa – spiega Susanne Mayr – mettiamo a disposizione tutte le informazioni e i dati per comprendere il mercato locale e definire la giusta strategia di ingresso. Agevoliamo le aziende nella fase operativa della costituzione della sede locale e, nella fase successiva, con la costruzione e lo sviluppo di una rete di contatti utili sul territorio e con le autorità”.
Nel rendersi così “attraente” per le aziende e i singoli (studenti, ricercatori e professionisti), l’Austria mantiene comunque in modo specifico una prospettiva europea. “Quello a cui noi puntiamo – spiega ad esempio Susanne Mayr – è una sorta di interscambio reciproco, in cui gli studenti si spostano verso la nazione di eccellenza per la formazione un dato ambito e poi tornano a portare queste competenze nel proprio Paese… In Austria abbiamo casi molto interessanti di startup tecnologiche internazionali in cui i soci sono di diverse nazioni e ciascuno porta le proprie competenze”.
In sostanza, cioè, l’Austria non ha intenzione di “rapire” in blocco le startup e le aziende innovative che sono nate in altre nazioni, anche se ovviamente è ben interessata a far crescere il proprio ecosistema di startup e scaleup. Vuole però in particolare presentarsi – in campo AI, ma non solo – come un primo passo per la internazionalizzazione delle imprese innovative, specie verso i mercati del Nord e in particolare dell’area DACH. “È l'Europa che deve crescere insieme – spiega Susanne Mayr – e per questo da noi sono sempre benvenuti gli imprenditori che sono già consolidati altrove e ora vogliono fare il passo oltreconfine per internazionalizzare la propria attività, un passo che oggi è importantissimo per la crescita di qualsiasi impresa”. E nei nostri tempi di incertezze macroeconomiche, la possibilità di una internazionalizzazione “soft” non è affatto da sottovalutare.