Settore privato extra-agricolo: in aumento le posizioni lavorative dipendenti

Secondo uno studio dell'Istat, nel 2022, il numero di posizioni lavorative (con almeno un’ora retribuita a carico del datore di lavoro nell’anno) nel settore privato extra-agricolo continua a crescere, dopo il calo osservato nel periodo della pandemia.

Autore: Redazione ImpresaCity

Nel 2022, il settore privato extra-agricolo conta 21 milioni di posizioni lavorative dipendenti (+7,4% rispetto al 2021), per un totale di 16,1 milioni di lavoratori (+4,3%). Lo rileva l'Istat.

Il 19,8% dei lavoratori ha occupato più di una posizione nel corso dell’anno (+2 punti percentuali rispetto al 2021). Sul totale delle posizioni aumenta la quota delle posizioni a tempo determinato (35,5%, +1,8 punti percentuali rispetto al 2021 e +6,7 rispetto al 2014) e diminuisce la durata mediana.

L’input di lavoro per posizione lavorativa prosegue la ripresa avviata nel 2021 (in mediana 920 ore lavorate e 1.085 ore retribuite; +1,7% e +2,6% rispetto al 2021), così come prosegue l’incremento della retribuzione annuale per posizione lavorativa (in mediana 12.550 euro, +3,3%).

Diminuisce, da 6,6% nel 2021 a 6,2%, la quota, sul totale delle posizioni, di quelle low pay, cioè con una retribuzione lorda oraria uguale o inferiore a due terzi della mediana (nel 2022, 7,83 euro): è il valore percentuale più basso dal 2014.

Nel 2022, il numero di posizioni lavorative (con almeno un’ora retribuita a carico del datore di lavoro nell’anno) nel settore privato extra-agricolo continua a crescere, dopo il calo osservato nel periodo della pandemia (da 19,5 milioni del 2021 a 21 milioni del 2022). Aumenta, in misura inferiore, anche il numero di lavoratori (da 15,4 milioni a 16,1 milioni) e sono oltre 3 milioni quelli che occupano più di una posizione lavorativa nel corso dell’anno (19,8% sul totale,+2 punti percentuali rispetto al 2021).

L’input di lavoro per posizione lavorativa aumenta in mediana, rispetto al 2020 e al 2021, sia in termini di ore lavorate (920 ore, +8,4% rispetto al 2020 e +1,7 rispetto al 2021) sia in termini di ore retribuite (1.085, +4,1% rispetto al 2020 e + 2,6% rispetto al 2021), ma è inferiore al valore mediano del 2019 e in linea con il trend decrescente dal 2014.

Il 10% delle posizioni lavorative con il numero di ore lavorate più basso (primo decimo) lavora fino a 48 ore (valore stabile rispetto all’anno precedente) e il 10% delle posizioni con il numero di ore retribuite più basso raggiunge al massimo 70 ore (-1,1% rispetto al 2021 e -12,5% rispetto al 2020).D’altra parte il 10% delle posizioni con il numero di ore lavorate più alto (ultimo decimo) supera le 1.848 ore (-1,6% rispetto al 2021) e il 10% delle posizioni con il numero di ore retribuite più alto supera le 2.118 ore (-0,1%).

Rilevante la diminuzione del valore mediano della durata delle posizioni lavorative che scende a 348 giorni da 365 del 2021 (-4,7%). Dal 2014 al 2022, a eccezione degli anni 2020 e 2021, la durata delle posizioni lavorative che occupano la prima metà della distribuzione (quelle con durata inferiore o pari al valore mediano) è diminuita, trainata dall’incremento della quota di posizioni con contratto a tempo determinato.

La retribuzione lorda annua per posizione lavorativa, calcolata includendo anche le posizioni che non hanno copertura contributiva in tutte le settimane dell’anno (quasi il 60% del totale), nel 2022 aumenta in valore mediano del 3,3% rispetto all’anno precedente e raggiunge 12.550 euro. Il valore del primo decile invece diminuisce (778 euro, inferiore di oltre il 9% a quello del 2020 e dello 0,9% a quello del 2021), ciò indica il rientro nel mercato del lavoro di posizioni lavorative di più breve durata o a minore intensità lavorativa, dopo l’uscita nel 2020 per effetto della pandemia. Rispetto al 2021, la retribuzione oraria (per ora retribuita) mostra una sostanziale stabilità sia in mediana sia rispetto al nono decile; in aumento il valore del primo decile (+1,2%).


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