Uno studio di Kroll Ontrack evidenzia come le normali procedure di salvaguardia dei dati non mettano al riparo dalle possibili perdite.
Autore: Redazione Impresa City
Lo specialista di recupero dati Kroll Ontrack conduce ogni anno uno studio sui motivi che causano alle aziende perdite di dati. L’ultima edizione è stata realizzata su un campione di 642 realtà nel mondo e ha evidenziato soprattutto come spesso le procedure ritenute migliori per evitare il problema si rivelino, a posteriori, insufficienti. Il backup è una soluzione utilizzata dal 65% degli interpellati, in crescita rispetto al 60% dell’edizione precedente. Il 59% utilizza dischi esterni, il 15% si affida a servizi cloud e il 10% fa ancora uso dei nastri magnetici. Il 55%, inoltre, fa il backup ogni giorno. Del 35% che non ne fa uso, va registrato che il 53% ha dichiarato di voler procedere rapidamente a un adeguamento in questa direzione. Il principale freno indicato riguarda il tempo di installazione e gestione (46%), mentre il costo segue a distanza (27%). Malgrado le precauzioni prese, tuttavia, i dati si perdono comunque. Sono in calo quelli professionali (64% contro il 67% dell’anno precedente), mentre salgono leggermente quelli personali. I motivi di questo stato delle cose sono diversi. Innanzitutto, si cita il carattere manuale o automatismi inappropriati delle procedure di backup. Talvolta la programmazione è impostata quando il computer è spento o viene dimenticata (se manuale) oppure il software può non funzionare in modo corretto, ad esempio perché lo spazio di destinazione è pieno. Inoltre, i file perduti possono trovarsi in una directory per la quale non è prevista una procedura di backup. La configurazione della programmazione non sempre viene fatta comprendendo tutti i file critici e talvolta la perdita avviene fra la creazione e il primo backup programmato.
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