Lo
storage sta seguendo chiaramente la stessa strada già in parte percorsa dai server verso la
virtualizzazione. A breve distanza dagli annunci di
ViPr 2.0 di
Emc e
SanSymphony-V 10 di
Datacore, tocca ora a Ibm rispondere sul terreno del
software-defined storage (Sds).
Big Blue ha scelto di capitalizzare sulla notorietà acquisita dal proprio supercalcolatore
Watson, estraendo da lì la tecnologia battezzata
Elastic Storage, che si propone di consentire l’accesso a tutti i tipi di dati sull’insieme dei sistemi storage di un’azienda, visti come
un’unica risorsa collettiva divisibile in sistemi virtuali in funzione dei bisogni delle applicazioni.
Elastic Storage può automaticamente allocare i dati meno utilizzati sui sistemi meno costosi, mentre quelli più importanti e richiesti vengono affidati alle tecnologie più onerose, ma anche più rapide, come quella flash. Questa
gestione dinamica viene già impiegata nei più comuni sistemi storage, ma la sfida ora è di garantirne il funzionamento in
ambienti eterogenei. Per Datacore questa è una caratteristica da sempre presente nelle proprie soluzioni, mentre Emc per ora ha la certificazione per le piattaforme di Hp e NetApp. Ibm si posiziona più sulle caratteristiche della prima, sostenendo un supporto esteso ai prodotti di tutti i costruttori, attraverso le componenti
Cinder e
Swift di
OpenStack, che permettono agli utenti di acceder e gestire dati su cloud privati e pubblici, così come di lavorare con i tool Hadoop a altre Api aperte.
Più avanti, nel corso del 2014, Elastic Storage sarà disponibile anche come servizio cloud sulla piattaforma IaaS
SoftLayer di Ibm.