L’It in Italia fra stagnazione e barlumi di speranza

L’edizione 2014 dell’Assintel Report fotografa una situazione che si conferma difficile per i processi di innovazione, ma evidenzia opportunità nei processi di digitalizzazione.

Autore: Roberto Bonino

Non è una sorpresa che il mercato It stia vivendo una lunga fase di difficoltà, destinata a protrarsi e legata alla congiuntura economica, oltre che alla storica lentezza dei processi di adozione delle tecnologie nelle aziende.
L’Assintel Report 2014, realizzato come sempre da NextValue, fotografa fedelmente questa realtà, sottolineandone però non soltanto i preponderanti fattori di negatività, ma anche un certo dinamismo serpeggiante, che nasce dalla spinta alla trasformazione digitale, non sempre e non solo ispirata dall’It, ma anche da altre funzioni di management nelle aziende.
Rimangono sempre poche le organizzazioni che investono oltre il 3% del fatturato in Information Technology (11% del campione, composto da circa 500 soggetti), mentre il 30% non raggiunge nemmeno l’1%. La quota maggioritaria del budget viene utilizzata per gestire le infrastrutture (21%), il software applicativo (21%) e i servizi (14%), ma c’è un altro 23% assorbito dal personale interno e dal consumo energetico del data center.
Se c’è un 34% di imprese che ha aumentato il budget It rispetto all’anno scorso (perlopiù fino al 10%), una percentuale simile (31%) ha previsto un calo e il 35% non ha osservato variazioni. Cresce, in compenso, il peso degli investimenti destinati a fornitori esterni (56%, segno di un’attenzione sempre più concreta al cloud computing, come soluzione per la delega di servizi commodity e focalizzazione sui processi core.

Il peso dell’innovazione

L’innovazione viene indicata come elemento come elemento molto importante o fondamentale per le organizzazioni It dal 56% del campione raccolto da NextValue, ma questo non sembra avere effetti significativi sulla composizione del budget, con un 62% ancora destinato alla gestione dell’esistente o agli adeguamenti resi obbligatori dall’obsolescenza tecnologica o dai mutamenti normativi: “C’è però un 20% allocato su nuovi progetti – commenta Alfredo Gatti, amministratore delegato di NextValue – e si tratta di un valore decisamente positivo, anche se non si discosta da quello dello scorso anno”.
Significativo è il fatto che le aree dove si concentrano maggiormente gli investimenti innovativi sono quelle della business intelligence (inclusi analytics e big data) e del content management (rispettivamente 48 e 44%), in direzione della digitalizzazione dei contenuti: “Questo dato va messo in relazione con le nuove attività nell’ambito del digital marketing, con l’obiettivo di migliorare la user experience”, sottolinea Gatti. La conferma arriva dalla crescita registrata da voci come l’e-commerce (22%) e la multicanalità (19%), a sottolineare quanto stia pesando la trasformazione digitale nelle scelte di avvio di nuovi progetti. In questo senso, interessante appare il 13% raccolto dall’Internet of Things, anche se per ora legato a sviluppi di tipo selettivo: “Aggiungerei una notazione sul workplace as a service – specifica Gatti – che ha registrato un 24% di indicazioni di presenza o pianificazione di investimento a breve termine. La trasformazione della postazione di lavoro è un dato di fatto, in un’accezione molto variegata, che va dalla vera e propria standardizzazione e virtualizzazione dell’endpoint alla messa a punto di applicazioni per la collaboration e lo sviluppo di enterprise app”.
L’Assintel Report evidenzia che per i prossimi dodici mesi l’area di Bi & Analytics manterrà la più elevata priorità di investimento, mentre ad alto potenziale vengono indicati anche i data center on premise e il Crm. Segmenti come la sicurezza, le risorse umane, l’Erp e il disaster recovery dreneranno ancora capitali, anche se il livello di implementazione è già consolidato, mentre l’e-commerce, il cloud di tipo SaaS, il Byod e la trasformazione del workplace riguarderanno un numero limitato di imprese, ma con una priorità elevata.
Se la trasformazione digitale è l’elemento portante dei processi di innovazione che, pur in misura diversa, stanno interessando le aziende italiane (almeno quelle più dinamiche), i driver si riassumono nel miglioramento delle performance (attraverso gli strumenti analitici, la maggior velocità di esecuzione e la crescita della collaborazione interna) e nella customer experience, da far evolvere attraverso un presidio omnicanale e le correlata azioni di marketing: “In questo gioco, le imprese It devono individuare con precisione il loro punto di non ritorno – ammonisca Gatti -. Esso è determinato non solo dall’attrattività delle tecnologie digitali, ma anche dalle scelte della loro clientela. Per questo, come primo passo della trasformazione digitale, le aziende It dovranno sviluppare capacità di ascolto superiori rispetto al passato, rimanere agili, anticipare le scelte del mercato, scegliere se tenere separate o meno le iniziative digitali con quelle correnti e se delegare o mantenere l’ownership dell’Agenda Digitale”.

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