Una ricerca condotta dall’istituto Redshift Research per conto di Hp evidenzia che il 20% delle aziende disponibili all’uso dei device mobili personali ha subito una violazione.
Autore: Roberto Bonino
In un’impresa su cinque, le violazioni di sicurezza dipendono dall’utilizzo di terminali personali in un contesto professionale. La constatazione emerga da uno studio realizzato da Redshift Research (per conto di Hp), che ha intervistato oltre 1.100 manager e decision maker aziendali in otto paesi, fra i quali l’Italia. La metà dei soggetti interpellati ritiene che la pratica del Byod possa compromettere la sicurezza dell’impresa e fra quelle che hanno già autorizzato questa pratica, il 20% ha dichiarato di aver subito una violazione nel corso dell’ultimo anno e il 2% ha superato le cinque nello stesso periodo. Il progresso rimane, comunque, inarrestabile. Le imprese, infatti, stanno provvedendo al rinnovo del loro parco informatico, tant’è che il 61% ha cambiato la dotazione hardware nel corso dell’ultimo anno e il 58% intende procedere nei prossimi mesi. L’adozione di terminali mobili è destinata ad aumentare da qui al 2020, che si tratti di tablet (17%), smartphone (11%), prodotti due-in-uno (12%) o phablet (5%). Tuttavia, i soggetti interpellati sono convinti che i pc fissi e portatili continueranno a occupare una posizione di forza all’interno delle imprese, con il desktop in leggero calo (dal 53 al 46%) e il notebook stabile al 29%. Meno di un quarto dei decisori It ritiene però che la propria azienda sia adeguatamente strutturata per il lavoro in mobilità.
Scarsa copertura e protezione per i device mobili
Nella maggioranza dei casi (70%), le aziende non hanno ancora implementato regole per gestire il Byod, è il caso, soprattutto, delle Pmi (62%), mentre nelle grandi imprese il dato scende al 34%. Laddove esista una policy definita, meno della metà dell’hardware portato dagli utenti dentro l’impresa viene coperto. La sicurezza, come detto, resta la preoccupazione più significativa, con un 50% del campione che ritiene il Byod fattore di compromissione per il proprio contesto lavorativo. Oltre un terzo (36%) afferma che la diffusione di malware e virus a partire da terminali personali sia il principale pericolo. Pertanto, solo il 43% è convinto che i dispositivi Byod siano correttamente protetti, mentre la percentuale sale al 70% per i prodotti forniti dall’azienda. Senza troppe sorprese, l’85% dei manager e decisori It coinvolti dallo studio Redshift/Hp considera Windows come il sistema operativo dominante in azienda, seguito da Android con il 40% e iOs con il 24%. Va sottolineato che le strategie relative agli Os sono diversificate nelle imprese che hanno adottato una politica Byod. Oltre la metà di queste, infatti, utilizza Android e circa un terzo (32%) iOs. L’ambiente di Microsoft resta però essenziale per il funzionamento delle imprese e il 65% del campione ritiene che il dato di fatto perdurerà anche per i prossimi cinque anni. "In Italia le offerte Byod sono più presenti che in altri paesi: più di un’azienda su due (52%) fornisce supporto per i dispositivi mobile personali - conclude Tino Canegrati, vice president & general manager printing and personal systems di Hp Italiana -. Prevediamo che questa tendenza continuerà e ci auguriamo di assistere a un ulteriore incremento nell’utilizzo dei dispositivi aziendali nei prossimi anni".
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