La migrazione non è la sola alternativa alla penuria di indirizzi. A risentirne è lo sviluppo del nuovo protocollo Ipv6.
Autore: Redazione ImpresaCity
Della penuria di indirizzi Ipv4 si parla da parecchi anni, ma oggi è ormai una realtà. In Europa, come in altri continenti, non sono più reperibili i nuovi indirizzi. Tuttavia, questo fenomeno non ha favorito la migrazione verso Ipv6, tant'è vero che, secondo i dati di Google, il nuovo protocollo rappresenta oggi il 6,11% delle connessioni totali. In base al rapporto di Akamai sullo stato di Internet, l'adozione di Ipv6 può considerarsi buona solo in Belgio (35%), mentre nel resto del mondo è perlopiù al di sotto del 10% e in Italia è ferma quasi a zero. Ma allora come fanno gli operatori, le imprese e i fornitori di servizi a sviluppare le proprie reti? La risposta risiede nella creazione e nella crescita di un mercato d'occasione per gli indirizzi Ipv4. Secondo uno studio di Dyn Research, i broker si stanno sviluppando e sono in grado di trasferire anche grandi volumi di indirizzi. La società rumena Jump.ro appare fra le più attive e il costo di un indirizzo Ipv4 viene quotato intorno ai 10 dollari. A questo prezzo, si trovano facilmente compratori, in particolare tra i fornitori di accessi. Dyn Research cita il caso del carrier Saudi Telecom, che ha speso 15 milioni di dollari a fine 2014 per acquisire indirizzi con il vecchio protocollo. Qualche anno prima, nell'ambito della liquidazione di Nortel, Microsoft aveva fatto altrettanto con circa 700.000 indirizzi, spendendo 7,5 milioni di dollari. I rumeni hanno dimostrato che è possibile lucrare su questa attività e non è escluso che service provider di paesi più sviluppati inizino a vendere i blocchi di indirizzi per ottenere i rapidi profitti.
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