All’interno dell’infrastruttura IT aziendale lo storage dovrà essere elemento di agilità e semplificazione: questo il trend 2016 intravisto da Roberto Patano,Senior Manager Systems Engineering di NetApp, a confronto con i diversi fattori di trasformazione aziendale che agiscono sullo scenario tecnologico ed economico . Esordisce Patano:
“L’uso delle risorse di storage sta cambiando secondo il megatrend che Gartner chiama IT bimodale. A livello tecnologico il cambiamento è guidato dal cloud e dal passaggio verso lo storage di tipo Flash. Ma già siamo al livello successivo e si comincia a parlare di business bimodale: nelle grandi organizzazioni si configurano due reparti tecnologici, uno legato al business as is e un altro che lavora seguendo l’evoluzione degli affari di tipo non tradizionale, anche operando acquisizioni esterne”. Un esempio citato da Patano è l’interesse attuale delle banche verso nuove startup di tipo finanziario.
Alla base di questa evoluzione sta il software. In prima accezione il software open source (
“presso la nostra clientela si parla sempre più di OpenStack”). Ma in seconda battuta lo storage definito da software che nei grandi data center è in grado anche di gestire hardware multivendor. Il mercato della vendita indiretta è anch’esso a un bivio: deve cambiare pelle, dato che rivendere infrastrutture classiche non basta. Un fenomeno che si coagula sui servizi come opportunità da cogliere è quello della cosiddetta infrastruttura convergente
“che è la chiave di volta per rendere l’IT aziendale aperto all’innovazione”. Anche lo sviluppo delle applicazioni aziendali secondo la modalità
DevOps favorisce la necessità di disporre di infrastrutture di tipo convergente. Il riflesso di questa tendenza sul mercato è immediato: non cresce la vendita di storage tradizionale, mentre si affermano oltre i sistemi convergenti anche le soluzioni totalmente basate su tecnologia Flash. E tuttavia
“ la tecnologia Flash non è nient’altro che una tecnica di storage ad evoluzione veloce”, anche se genera un mercato di array che IDC valutava nel 2014 a 11,3 miliardi di dollari.
“Questa tecnologia – puntualizza Patano - fa però fare una salto al business in termini di velocità. Prima si pensava fosse utile solo in pochi ambienti (DBMS), anche per ragione di costi”. Ma le previsione degli analisti sono state troppo conservative:
“Entro fine anno i costi saranno equiparabili tra Flash e storage tradizionale. E’ stata l’adozione veloce da parte delle aziende a cambiare le cose insieme con la crescita dell’affidabilità. La vita media di un SSD è di almeno 5 anni, prima che inizi a degradare. E le previsioni sono di arrivare a 7 anni. Rimane fermo il dato della velocità”. L'articolo completo sarà pubblicato sul numero di Marzo 2016 di ImpresaCity Magazine