Il
Data Center è uno dei motori della strategia di Lenovo sui cui il vendor sta focalizzando
attenzione e investimenti. Da qui, la necessità di
comprendere a fondo dinamiche e tendenze del mercato corrispondente.
Alessandro De Bartolo, Country Leader del Data Center Group di Lenovo in ItaliaE’ in questo quadro che si inserisce il recente
Next Generation Enterprise Business, uno studio realizzato con l’obiettivo di
valutare i progressi dell’IT nella regione Emea nel sostenere il processo di
trasformazione digitale delle aziende e la capacità dell’IT di sfruttare la tecnologia digitale per abilitare l’innovazione, le cui principali evidenze sono state illustrate in un recente incontro da
Alessandro De Bartolo,
Country Leader del Data Center Group di Lenovo in Italia.
Condotto a metà 2016 su un
campione di 1.400 grandi aziende (oltre i 1.000 dipendenti) in area Emea (
Francia, Germania, Italia, Russia, Turchia, Uk) coinvolgendo
le principali funzioni IT (tra cui IT Director, Cio, Cto, IT Manager), il report evidenzia che a
livello europeo circa l’87% degli intervistati riconosce all’IT e al reparto corrispondente un ruolo sempre più chiave, critico e strategico nel
guidare il percorso di trasformazione innovativa delle aziende. Dato che in Italia è ancora più favorevole, attestandosi al 91%.
Un quadro per certi versi entusiasmante per l’IT, che, nella realtà, deve però fare i conti con alcune sfide principali. Esiste infatti un
divario tra le aspettative del top management e le risorse effettivamente allocate per raggiungere gli obiettivi strategici, a causa soprattutto di
tre ostacoli principali legati a
tecnologia, budget e competenze. Nello specifico a livello Emea il
22% degli IT manager lamenta
l’inadeguatezza del proprio hardware tecnologico a supportare applicazioni di nuova generazione, in particolare l’IoT e il 22% è preoccupato di non riuscire a controllare in modo efficace la diffusione delle smart machine all’interno delle loro aziende. Il
25% del campione ritiene il
budget inadeguato come ostacolo più importante per attuare la vera digital transformation. Il
25% del campione, invece, risponde che le
competenze tecniche del personale in azienda sono insufficienti per supportare il deployment e la gestione delle applicazioni.
“Il tema della carenza del budget non è una novità – afferma De Bartolo. Una lettura positiva induce a pensare che l’iniezione di budget per l’infrastruttura IT arriva però sempre più da reparti non solo IT, a indicare quindi la pervasività della digitalizzazione e il ruolo dell’infrastruttura IT sempre diffuo in altri comparti, con una funzione IT che vede nelle altre Lob alleati da cui ricevere budget. Così come la carenza di competenze, non è solo di tipo tecnico ma anche organizzativo, di approccio e attitudine al cambiamento. L’evoluzione dell’infrastruttura tecnologica richiede infatti una diversa organizzazione all’interno delle aziende e dei dipartimenti IT e ciò va a mettere in discussione assetti consolidati nel tempo”.
Lo spaccato italiano
Le aziende italiane partecipanti alla ricerca sono 250, le cui risposte sono risultate tendenzialmente
molto allineate a quelle campione complessivo. Nello specifico, come detto, il
91% del campione afferma di sentirsi investito da parte della propria azienda della
responsabilità di portare avanti l’innovazione e il suo valore di business. Anche in Italia esiste però
un divario tra aspettative del top management e le risorse effettivamente messe a disposizione per raggiungere gli obiettivi strategici a causa soprattutto di
inadeguatezza delle tecnologie hardware (21%),
carenza di risorse economiche (25%) e
competenze. In quest’ultimo fattore il 20% vede nel personale aziendale non IT il principale ostacolo verso la Digital transformation e il 26% teme che i dipendenti non abbiano competenze sufficienti a supportare il deployement e la gestione delle applicazioni innovative (per esempio l’IoT).
“In Italia la fiducia nelle infrastrutture e nelle persone IT è elevata, nel quadro di una strategia IT che si evolve continuamente in linea con i requisiti di business. Le lacune attuali sono legate alle competenze insufficienti per garantire questa trasformazione, nonché di budget per consentire ai reparti IT di investire nel futuro digitale. Per questo, Lenovo intende supportare il mercato sia con lo sviluppo di tecnologie allo stato dell’arte adeguate alla Digital Transformation, sia con competenze e conoscenze”.La ricetta Lenovo
Le evidenze emerse nella ricerca sembrano
confermare la strada intrapresa da Lenovo Data Center Group, come spiega De Bartolo, con
una strategia impostata da oltre un anno, che ha
nel data center un elemento cardine attraverso cui Lenovo punta a essere
il ‘trusted’ data center partner di riferimento. Un
partner di fiducia in grado di
accompagnare le aziende nel percorso di innovazione fornendo una
prospettiva imparziale che porta massimo valore e riduce complessità e costi.
Lo fa, a detta del manager, proponendo
un approccio aperto e una predisposizione a supportare le tecnologie emergenti, operando senza grossi condizionamenti rispetto a un pregresso:
“Lenovo non ha condizionamenti rispetto al tema dell’obsolescenza della tecnologia, non avendo infrastrutture legacy da proteggere. Una prospettiva imparziale che le permette di abbracciare le nuove istanze tecnologiche”, afferma. Fondamentale risulta essere la
capacità di attrarre partnership – con diversi gradi di investimento e coinvolgimento fino al co-design - nel mondo delle
tecnologie emergenti, in particolare quelle software e dell’iperconvergenza, con un’infrastruttura che poggia le proprie fondamenta su tecnologia aperta.
“L’evoluzione dell’infrastruttura punta a rompere l’assetto tradizionale passando da una logica a silos e building block separati e rigidi con isole di gestione altrettanto separate verso un modello che prevede la combinazione tra hardware e software, dove l’elemento software deriva dalle partnership chiave che Lenovo ha siglato nell’ultimo periodo. Infrastrutture Software defined di computing, storage e networking, in cui il server sta assumendo un ruolo sempre più centrale all’interno del data center per gestire gli ambiti applicativi che richiedono capacità di flessibilità ed elasticità”, sostiene.
ThinkAgile: la risposta LenovoSotto il
nuovo brand ThinkAgile – oggi legato alle
soluzioni convergenti presentate lo scorso autunno e in arrivo in Italia nel corso della prima metà dell’anno in corrispondenza del primo trimestre fiscale dell’azienda -
vanno e andranno le evoluzioni del nuovo modo di fare IT di Lenovo che contempla sia la modalità tradizionale di fare IT ma soprattutto i nuovi modelli infrastrutturali per abilitare il cloud nelle aziende.
“Non siamo focalizzati nel fornire servizi cloud pubblico, ma nel fornire cloud all’interno delle aziende e i giusti elementi per collegarsi ai servizi del cloud provider”.
In questa direzione la divisione Data Center Group di Lenovo, uscita rafforzata dall’acquisizione della componente server x86 di Ibm, vanta oggi
sette trimestri di crescita e incide del 10% sul risultato globale dell’azienda, con tassi crescita molto elevati.
“Nel mondo data center Lenovo è il quarto player a livello mondiale, mentre in Italia occupa la 2-3 posizione a seconda dei trimestri, con il 21% di market share.” Tra le
implementazioni principali che danno lustro alla tecnologia data center di Lenovo va sicuramente segnalata
quella italiana relativa al supercomputer del Cineca – dopo l’implementazione iniziata la scorsa primavera c’è stato un ulteriore step evolutivo a novembre. Un
data center che oggi occupa la 12esima posizione a livello mondiale (per intendersi il 13esimo è quello della Nasa) e
la seconda in Emea, che ha accresciuto la presenza di Lenovo all’interno della
lista dei 500 calcolatori più potenti nel mondo, oggi con 99 sistemi. Una
divisione quindi su cui la
focalizzazione aziendale è molto alta, in termini di risorse e investimenti, guidata
oggi in Kirk Scougen (arrivato di recente da Intel)
il nuovo leader mondiale, che risponde direttamente al Ceo.