“E’ in corso una migrazione dalle piattaforme di storage tradizionale a sistemi array basati su memoria a stato solido.
La tecnologia flash si è ormai affermata ed è destinata a diventare una componente chiave nella architetture dei sistemi informativi di nuova generazione”. E' quanto afferma
Alexander Wallner, General Manager Emea di NetApp, incontrato di recente nella sede italiana della società, che aggiunge: “Stiamo assistendo a un deployment di tecnologia all-flash sia in sostituzione di investimenti pregressi in tecnologia HDD sia in virtù della messa in esercizio di nuovi workload che necessitano di prestazioni di gran lunga superiori a quelle che possono essere offerte da sistemi tradizionali”.
La transizione Flash
“Iniziato due anni fa, è un processo in continua accelerazione, grazie alla progressiva riduzione di prezzo per Gigabyte, all’aumento di capacità e a un costante miglioramento di performance in termini di I/O. Nel giro di uno due anni avremo disponibili sistemi da 100 o 200 terabyte flash drive con consumi energetici inferiori agli attuali. Tutto questo ci porta ad affermare che questa tecnologia diventa davvero interessante da un punto di vista di Total Cost of Ownership. Si pensi, per esempio, al solo fatto che il Flash non ha componenti meccaniche essendo basato su logica a semiconduttori, che garantisce un ciclo di vita maggiore, meno guasti e consumi energetici ridotti, anche grazie a una diversa climatizzazione”.
In definitiva, secondo Wallner, stiamo assistendo a un replacement parziale o completo della componente storage enterprise che fa riferimento a tecnologia hard disk drive. Una tendenza che contribuirà a cambiare profondamente le architetture di data center. “Attenzione, dice però Wallner. Non sto dicendo che tutto sarà Flash. Assisteremo piuttosto alla composizione di un ambiente ibrido dove esisterà tecnologia eterogenea di nuova generazione, sia in ambito Flash sia HDD (object storage).
Un processo in divenire
Per capire le dimensioni della discontinuità di mercato creata dall'affermazione della tecnologia Flash e quanto sia vero quanto dichiarato da Wallner Flash è sufficiente ragionare sui numeri: “Nel corso del 2017 prevediamo che oltre il 50% dei sistemi che verranno venduti da NetAp sarà basato su tecnologia Flash”, dice Wallner. “Già quest’anno la percentuale si aggirerà intorno al 30%. Gli incrementi e l’accelerazione nella domanda di questa tecnologia sono quindi davvero impetuosi.
”Cambiamenti che, al contrario di quanto si possa pensare, hanno portato ad un alto tasso di concentrazione. “Il 60% dei sistemi venduti è fatto da noi ed Emc”, afferma il manager. Lo scenario in cui ci muoviamo è per noi favorevole. La fusione Dell-Emc è, infatti, un vantaggio poiché, come sempre accade, si assiste a una fase di transizione che penalizza il mercato di riferimento. Certo, la sinergia che potrà scaturire dall'integrazione delle due compagini aziendali produrrà dei vantaggi, ma perché questo succeda si dovrà attendere un anno, un anno e mezzo. Una finestra temporale che possiamo sfruttare a tutto nostro vantaggio, in quanto il loro portafoglio diventa eterogeneo e complesso e, di conseguenza, di difficile gestione.”
Il software come elemento strategico
E tuttavia, per comprendere appieno il futuro di NetApp, è del tutto fuorviante concentrare l'attenzione unicamente sulla componente hardware. “Certo la tecnologia è importante, ma è destinata a diventare una componente il cui valore aggiunto risiede nel software di data management”. Quest'ultima dimensione è quella che Wallner valuta come la più strategica per gli anni a venire: “E' il software il vero vantaggio competitivo in quanto consente di connettere il vecchio e il nuovo mondo”.
Per NetApp ciò significa rendere disponibile e fruibile un data fabric (
ndr la dimensione software di data management) in grado di fornire l'automazione e la governance di un mondo ibrido. Significa, investire su una logica il cui fonfamento risiede nell’indipendenza dall’hardware. “Il nostro punto di forza è quello di avere una posizione agnostica rispetto alle applicazioni: avere la capacità di gestire lo stack tecnologico di storage associato alle diverse applicazioni, sia in una dimensione cloud che on premise. Quello che chiedono i nostri clienti è la possibilità di gestire con efficienza le risorse che concorrono all'esercizio delle applicazioni esistenti e future. Compito che viene compiutamente assolto dal data fabric di NetApp, che consente, per l’appunto, la gestione di storage multivendor, sia esso HP, Emc o quant'altro.
La governance dell’infrastruttura passa per il software
Wallner ritiene che sia di grande importanza che i CIO abbiano una visione strategica dell'infrastruttura, in quanto è la premessa per garantire la trasformazione del data center in un'ottica di innovazione. “Se non hai un'infrastruttura in grado di supportare la tua agenda, sei davvero nei guai”, dice semplificando Wallner, che aggiunge: “Avere una visione software (defined), cambia radicalmente il nostro approccio al mercato. Per noi è importante dare risposte di data e systems management dove esiste un consumo di storage. Ciò significa aver come target, non solo i singoli clienti enterprise, ma la componente che oggi esercita una mediazione nei loro confronti ovvero il cloud”.
Ecco, quindi, che Service provider come AWS e Microsoft diventano partner di primo piano in quanto rendono fruibile infrastruttura storage che necessita di soluzioni di data management. “Il nostro obiettivo è monetizzare il cloud e il rapporto con i cloud provider è vitale. Strategica in questa dimensione non è tanto la componente hardware – nessuno di loro acquisirà nostro storage – ma la componente di data management, necessaria per abilitare l'erogazione dei loro servizi”.
Tutto ciò vuol dire che NetApp potrebbe essere una società sostenibile anche con la sola offerta software? Assolutamente sì, dice WallnerCome raggiungere questi obiettivi? “Occorre ampliare il nostro ecosistema di patner. Questa è la vera sfida. Sap, Citrix, Microsoft, Cisco. Il nocciolo duro del nostro ecosistema applicativo è stato stabile per anni. Ha funzionato, ma ora serve avere un orizzonte più ampio. Nuovi partner che abbiano competenze in ambiente OpenStack, OpenShift, competenze in ambito analytics e IoT come, per esempio, Siemens, che utilizza nostro software a supporto di soluzioni IoT”.
“Il framework applicativo dei nostri clienti – conclude Wallner - tenderà per definizione a diventare sempre più complesso. Il nostro compito è ridurre il più possibile questa complessità trasferendo nella dimensione software l’intelligenza tradizionalmente associata all’hardware. Ovvero, fornire un ambiente di data management per abilitare la movimentazione di dati in un ambiente fortemente eterogeneo dal punto di vista infrastrutturale”.