Continua a esistere una contraddizione di fondo quando si parla di
modernizzazione e innovazione dell’impresa italiana. Se da una parte si evidenzia come sia necessario investire in nuove tecnologie, vedi
Industria 4.0, continua ad esistere un sistema di regole che deprime qualsivoglia iniziativa imprenditoriale. Una situazione che si riflette anche in ambito privato nel rapporto cittadino pubblica amministrazione.
La verità? Affinché si possano affermare reali opportunità di modernizzazione deve esistere un quadro normativo in grado di
semplificare e accelerare il cambiamento. L’Italia, nonostante le numerose iniziative messe in moto in questi anni è invece un Paese largamente ostaggio della
burocrazia. Non è un'opinione, lo dimostrano i fatti. Basti guardare ai dati raccolti nell’ultimo rapporto annuale della
Banca Mondiale, Doing Business 2017 in cui si analizza lo stato di 190 diverse economie a livello mondiale.
In base ai parametri utilizzati nel rapporto - le condizioni per l’avvio del business, i requisti per i permessi di costruzione, la capacità di erogazione elettrica, la registrazione degli immobili, l’accesso al credito, la protezione degli investitori di minoranza, il carico fiscale, il trasferimento oltre frontiera, il rispetto dei contratti e la risoluzione delle insolvenze –
l’Italia si colloca in 50ma posizione.
Un risultato che, se in linea generale può essere confortante – 50 su 190, non male – , risulta invece del tutto incongruente rispetto al ruolo che il nostro Paese dovrebbe assumere per poter competere in una dimensione G20 e, allo stesso tempo, inadatto per potere assicurare una
sostenibilità futura in uno scenario sempre più caratterizzato da una rivoluzione industriale. Per contro, la Germania si colloca in 17ma posizione, la Francia in 20ma, la Spagna in 32ma.
In particolare l’Italia risulta 63esima per quanto riguarda l’avvio d’impresa e si distingue per la complessità di leggi e normative che regolano la vita d’impresa. A quest’ultimo riguardo si calcola infatti che
ci vogliono 240 ore per pagare le imposte, il 47,2% in più della media Ocse di 163 ore. L’Italia risulta inoltre ultima in Europa in merito alla riscossione dei crediti il che significa che la giustizia civile non funziona come dovrebbe.
Esistono, come afferma più di un economista,
troppe regole e per cambiarle si tende ad aggiungere nuove regole, per di più scritte male, quindi interpretabili in modo diverso, che vanno ad aumentare il carico burocatrico.
Per vincere, per essere competitivi, per creare nuove opportunità di lavoro, la tecnologia non è di per sé sufficiente.
Il successo dipende essenzialmente dal cambiamento organizzativo, che deve avvenire sia a livello d’impresa sia a livello di sistema paese. Tanto maggiore sarà quest’ultimo tanto maggiore saranno i benefici. In definitiva, e per cponcludere, affinché possa afffermarsi in modo diffuso il paradigma dell'Industria 4.0 serve innanzitutto un'Italia 4.0.