Non c’è ombra di dubbio:
Red Hat Open Source Day è l’’
Evento Open Source’ di riferimento per il mercato in Italia ma non solo, senza se e ma. Ogni anno chiama a raccolta migliaia di persone per approfondire una
cultura sempre più diffusa e collaborativa alla base di scenari mission e business critical, paradigma di elezione per le frontiere innovative del futuro.
Un evento che quest’anno ha toccato
18 città in tutta Europa, dove sono state presentati
più di 100 casi utente e a cui hanno partecipato oltre
20 mila persone, di cui
oltre 3.500 in Italia nelle due tappe di
Milano e Roma. Nello specifico, la versione italiana ha visto
10 keynote nella sessione plenaria,
96 sessioni parallele incentrate su alcune aree tematiche innovative (Linux, container, virtualizzazione, microservizi, modernizzazione dell’IT, IoT, open hybrid cloud, Devops, CloudDev, Business Automation & Security,…) e la presenza di
47 partner. Un intenso momento di approfondimento ma anche di relazione e confronto secondo le logiche di
‘community’. Lo spaccato italianoCon il pragmatismo che lo caratterizza, il cerimoniere e padrone di casa
Gianni Anguilletti, Regional Director Italia, Turchia, Israele e Grecia, fotografa la
situazione: un’azienda sana che nell’esercizio fiscale chiuso lo scorso 28 febbraio (FY2018 – anno solare 2017), ha raggiunto a livello globale i
2,9 miliardi di dollari di fatturato, in crescita del 21% sull’esercizio precedente. Un
vendor sempre più multiprodotto e multiservizio, protagonista di riferimento nel mercato Open Source e nel mercato IT.
Tre le principali linee di sviluppo aziendale, in termini di
evoluzione tecnologica: completezza funzionale (mettendo a disposizione un portfolio infrastrutturale esteso, dal sistema operativo fino al cloud ibrido e multiplo passando da storage, virtualizzazione, sviluppo applicativo e integrazione, container & micro-servizi, API management e system & automation management),
apertura (supporto dei maggiori hypervisor, middleware, S.O, … per lasciare libertà di scelta al cliente di adottare ‘in toto’ tutto il portafoglio o singole componenti),
flessibilità (espressa dal mantra ‘any application, anytime and anywhere’ e oggi anche any container). Il tutto porta a una strategia definita
Open Hybrid Cloud, collocabile in un disegno multicloud e che segmenta l’offerta in tre componenti: soluzioni per l'Hybrid Cloud infrastructure, per le piattaforme applicative cloud-native e di gestione ed automazione. Oltre a questa Red Hat si focalizza anche sull
'organizzazione intesa in termini di potenziamento e ampliamento dell’organico con nuove assunzioni e sviluppo delle competenze, così come da processi di verticalizzazione e segmentazione del mercato.
La cultura fa la differenzaOggi
Red Hat Italia ha un team di 150 persone, di cui oltre un terzo sono ingegneri. “
La ricerca non si fa solo in Silicon Valley; in Red Hat, anche in questo caso, è un cammino aperto e collaborativo dove tutti possono e devono mettersi in gioco”, rimarca Anguilletti.
“Oltre al fatto di essere un’azienda che sviluppa di continuo e senza sosta una innovazione straordinaria, in Red Hat ci contraddistingue la convinzione che insieme si può andare oltre i propri limiti rendendo possibile l’impossibile in un mondo sempre più digitale”, enfatizza Anguilletti. E questo la squadra Red Hat lo fa dal #day1, tenendo fede ai
valori fondanti dell’azienda in un corretto bilanciamento:
libertà, coraggio, impegno e responsabilità. Il modello dell’Open OrganizationUn concetto di
cultura ripreso da
Michel Isnard, VP Sales EMEA di Red Hat, per spiegare il legame stretto che corre tra
Digital Transformation e Open Organisation: ”La trasformazione digitale non è solo un modo diverso di concepire prodotti e servizi facendo ricorso a tecnologie e metodologie innovative ma riguarda soprattutto un cambiamento profondo di mentalità e cultura, che deve essere trasmesso a tutti all’interno dell’azienda. Un cambiamento che impatta tutti, nessuno escluso." Un processo di trasformazione che molte aziende a livello mondiale stanno valutando ma che è ancora al di là dall’essere realtà diffusa: Isnard cita una ricerca da cui risulta che
il 90% delle aziende ha avviato progetti digitali ma solo il 16% di queste è coinvolto in modo profondo nella trasformazione: molte realtà sono ingaggiate in questo meccanismo ma non ancora pronte a scalare.
La formula per l’IT ibrido e multiplo: configure, enable, engage...Per farlo, secondo Isnard, occorre
essere in qualche modo ‘disruptive’ rispetto al passato:
“Red Hat lo è nell’industria IT da 25 anni da quando è stata fondata: molto prima di Tesla nel 2003, airbnb nel 2008 e poi Uber, aziende che a loro modo sono state disruptive per i loro mercati. L’Open Source lo è, ed oggi ne è convinto anche Satya Nadella dopo che Microsoft per lungo ha snobbato questa filosofia. L’Open Source è la fonte di tutte le innovazioni tecnologiche e Linux è il fondamento della nostra proposizione che consente a qualsiasi azienda di intraprendere il viaggio digitale per lo sviluppo di applicazioni e processi in modo fluido, automatizzato e sicuro. oggi il futuro è ibrido e multicloud". La formula proposta da Red Hat per muoversi in questo scenario è
‘Configure, Enable, Engage’: configurare le architetture facendo leva sull’open source, abilitare il tutto in modo ‘agile’, grazie anche a metodologie
DevOps senza dimenticare l'importanza di coinvolgere gli attori giusti. Si ritorna lì: il
modello organizzativo vincente proposto da Red Hat è quello dell’
azienda aperta in contrapposizione a quello dell’azienda tradizionale, che adotta un
approccio bottom up e non top down, ottimizzata per l’
agilità in ambienti dinamici, in cui vince
la collaborazione, la condivisione di idee e problemi, la velocità per creare standard e la trasparenza. Tutti valori insiti in Red Hat.
“Siamo partiti da Linux ma non ci fermiamo lì. Continuiamo a essere parte attiva delle community contribuendo a centinaia di progetti e arricchiamo di continuo la nostra offerta per aiutare le aziende a costruire il loro futuro in una logica di ‘Open Hybrid Enterprise,” conclude Isnard.
... è il nuovo standardA rafforzare la tesi portata avanti dall’azienda sul palco di Roma sale
Ashes Badani, VP & GM, Cloud Platforms, Red Hat: “Il cloud sta diventando il paradigma di fruizione dell’IT ovunque: e la versione ibrida è sempre più reale e diffusa". Secondo una recente ricerca,
il 62% di un campione di aziende analizzato in Usa afferma che nel prossimo biennio utilizzerà ambienti cloud multipli. Un modello ricco di opportunità che vanno colte, secondo molti decision maker, per sviluppare nuove architetture operando in modo consistente tra molteplici cloud, modernizzare le infrastrutture e le applicazioni esistenti. Ed è qui che si indirizza Red Hat, con un peso crescente delle ‘emerging technologies’ – tra cui JBoss, OpenShift, il Cloud nelle declinazioni Iaas e Paas e lo storage.
“
Con il nostro portafoglio siamo in grado di guidare l’innovazione dei clienti favorendo il passaggio dalla virtualizzazione ai container, dal cloud ibrido a quello multiplo, la modernizzazione delle applicazioni e la gestione dei servizi cloud. Il cloud ibrido proposto da Red Hat è oggi la scelta vincente: rende l’esperienza semplice, al pari di quella con il cloud pubblico, attraverso update software ‘over-the air’ e un catalogo container, abilitandone la consistenza grazie a un corretto bilanciamento di innovazione, agilità e riduzione dei costi attraverso applicazioni cloud native e micro servizi, potenziando al contempo l’accesso a nuovi servizi cloud come AWS e Microsoft Azure”, spiega.
Per intendersi...
Red Hat oggi è pronta per entrare nella terza era di Kubernetes che traguarda non più applicazioni datate su più cloud, ma nuove e automatizzate, in un mondo cloud ibrido, passando da infrastrutture ibride a piattaforme cloud convergenti. “
Ed è questa la nuova frontiera software capace di ridisegnare ogni tipo di industria. E ancora una volta Red Hat c’è.” Casi concreti di open source sul palcoQuello di scena nell’edizione 2018 è un
Open Source concreto ad oggi adottato in differenti settori, in contesti mission e business critical: i casi clienti mostrati sul palco lo testimoniano, progetti di trasformazione e modernizzazione come quelli di
Agos, Bosch, Esercito Italiano, Inail, Pon Palermo, Nexi, Poste Italiane, Siae, Snam, TIM.