In occasione della sesta edizione del
World Backup Day, che verrà
celebrato il prossimo 31 marzo, OVH fornisce una serie di consigli che mirano a prevenire, attraverso alcune semplici operazioni, la perdita di dati, sia per i casi dovuti ad errori sia per quelli collegati ad attacchi esterni.
Danni economici crescenti
Oggi per singoli cittadini, ma soprattutto per le aziende, il danno causato dalla perdita di dati può essere ingente e raggiungere somme considerevoli. Secondo l’edizione 2018 del Cost of a Data Breach Study realizzato dal Ponemon Institute, un data breach costa all’azienda che lo subisce mediamente
quasi 4 milioni di dollari. Se gli attacchi informatici sono responsabili del 48 percento di questi problemi, nella maggior parte dei casi sono gli errori umani (27 percento del totale) e i problemi tecnici (25 percento) ad essere la causa dei
danni economici legati alla mancata protezione e corretta conservazione dei dati.
“Quando calcoliamo i costi dovuti alla perdita di dati dobbiamo prendere in considerazione quelli economici diretti” spiega
Dionigi Faccenda, Sales Manager South West Europe, NA e LatAm di OVH, “che sono sicuramente elevati, oltre al possibile calo di fatturato, al turnover dei clienti e al maggior impegno richiesto per acquisirne di nuovi. Inoltre, non possiamo trascurare il
danno reputazionale e il sentiment pubblico negativo che deriva dalla scoperta che un’azienda non ha saputo gestire, per superficialità o negligenza, nella maniera corretta i propri dati”.
L’accesso ai dati è fondamentale in ogni momento per le organizzazioni, tanto che Il 93 percento delle aziende che non riesce non riesce ad accedervi per più di 10 giorni
presenta istanza di fallimento nel giro di 12 mesi (fonte, SSE Network Services), e il 40 percento cessa l’attività nell’anno successivo a un guasto informatico critico (fonte, IMPACT Technology Group).
Cosa fare per evitare rischi
L’aspetto paradossale è che questi numeri potrebbero essere ridotti in maniera sostanziale se le organizzazioni adottassero
una serie di buone pratiche, che non implicano stravolgimenti nelle abitudini delle aree coinvolte né tantomeno ostacolano le attività legate al business.
Una situazione che riguarda sicuramente anche l’ambito del cloud computing e che ha spinto OVH, provider mondiale del cloud hyperscale, a riassumerle in un vademecum comprensibile e di semplice applicazione.
• Se si utilizzano
virtual private server (VPS) è necessario pianificare un backup automatico quotidiano, esportarlo e replicarlo alcune volte.
• È importante essere in grado di salvare e recuperare file su uno spazio dedicato grazie a
protocolli differenti (FTP, NFS e CIFS...), a prescindere dal sistema operativo utilizzato, così da mettere al sicuro i propri dati anche in caso di interruzione del servizio.
• Inoltre, una strategia efficace di backup consiste nel creare un'istantanea della propria macchina virtuale (
snapshot). Contrariamente a un backup completo, non si ha bisogno di bloccare i servizi per impedire la modifica dei dati durante la procedura. In questo modo, si ha sempre a disposizione un punto di ripristino.
• Infine, è importante prevedere la
redazione di un report con la lista e lo status dei propri backup.
“L’adozione di una serie di semplici accorgimenti permette di scongiurare la maggior parte dei rischi” prosegue Faccenda, “e noi in OVH raccomandiamo costantemente ai nostri clienti e partner di
dedicare la giusta attenzione a questi aspetti, affiancandoli nell’esecuzione di operazioni che garantiscono l’accesso e l’integrità dei dati e conseguentemente la sicurezza del loro business”.
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