Autore: Redazione ImpresaCity
La teoria - per così dire - dell'AI Act doveva necessariamente essere seguita da misure pratiche concrete, se si vuole che le aziende europee abbiano le spalle abbastanza larghe da sviluppare tecnologie di Intelligenza Artificiale tali da rivaleggiare con quelle che si stanno creando altrove. Ci sono stati di recente vari passi avanti significativi in tal senso, anche in Italia, ma ora la Commissione europea ha deciso di mettere in pista qualcosa in più.
Lo fa innanzitutto con un pacchetto di misure destinate alle startup e alle PMI innovative che stanno lavorando in campo AI. E che mirano, sottolinea la Commissione, a sviluppare forme di Intelligenza Artificiale "affidabile" e che "rispettino le regole e i valori della UE". Applicazioni di AI, insomma, che non seguano il tradizionale approccio un (bel) po' aggressivo di Oltreoceano. Ma perché queste applicazioni si sviluppino davvero, le aziende europee hanno bisogno di risorse IT adeguate e di fondi.
Il tema delle risorse IT è critico. Per addestrare gli algoritmi di Intelligenza Artificiale serve una grande potenza di computing, in generale, e più in particolare piattaforme e hardware ottimizzati in modo specifico per l'AI. Risorse di questo genere ovviamente esistono, ma per ora sono erogate in prevalenza dai grandi operatori cloud extraeuropei. Non avrebbe molto senso basare lo sviluppo dell'AI europea solo su queste risorse, serve qualcosa di più "privato" e vicino.
Per questo la Commissione Europea ha deciso di modificare le norme legate allo sviluppo delle infrastrutture europee di supercomputing, con l'obiettivo di realizzare a breve termine delle "AI Factory". Queste "fabbriche di Intelligenza Artificiale" sono in sostanza nuove (o rinnovate) infrastrutture di supercalcolo pensate per l'AI, dove per le realtà europee sarà possibile addestrare vari tipi di algoritmi di machine learning. Lo sviluppo delle AI Factory rientra ora sotto l'ombrello dei progetti Joint Undertaking europei legati al supercomputing.
Le AI Factory saranno messe a disposizione anche delle aziende private e delle istiuzioni pubbliche, per favorire la diffusione dell'Intelligenza Artificiale nel suo complesso. L'accesso al supercomputing "da AI" sarà in particolare facilitato per le PMI e le startup innovative. Più nello specifico, la Commissione punta alla logica dello "one-stop shop" per le startup: luoghi dove sia possibile gestire tutto il ciclo di sviluppo di una applicazione o servizio di AI, dal primo svilupo degli algoritmi al loro test e infine alla loro validazione e implementazione.
Dal punto di vista della disponibilità di fondi mirati, la Commissione ha deciso di agevolare le attività di ricerca e sviluppo europee legate all'AI generativa inserendole direttamente nei programmi Horizon Europe e Digital Europe. Questo dovrebbe portare a investimenti pubblici e privati di settore vicini ai 4 miliardi di euro, da qui al 2027. Ulteriori fondi per startup e scaleup dovrebbero poi venire da nuove iniziative dell'EIC Accelerator Programme e di InvestEU.
Una iniziativa specifica - GenAI4EU - guarda poi in particolare allo sviluppo di soluzioni innovative, basate sull'AI, destinate ai 14 ecosistemi industriali europei di riferimento. I casi d'uso traguardati riguardano tra l'altro robotica, Sanità, biotech, manufacturing, mobilità, clima e mondi virtuali.
La Commissione Europea ha anche avviato alcune iniziative per una gestione comunitaria coordinata degli sviluppi legati all'AI. In primis la nascita di un AI Office direttamente all'interno della Commissione stessa: un ente che sviluppi e coordini le policy sull'AI a livello europeo e supervisioni l'applicazione dell'AI Act.
Più in dettaglio, l'AI Office è visto come un organo di coordinamento centrale per le politiche sull'Intelligenza Artificiale a livello della UE. Coopererà con gli altri dipartimenti della Commissione, gli organi della UE, gli Stati membri e tutte le altre parti interessate. Avrà una vocazione internazionale, promuoverà l'approccio della UE alla governance dell'AI e contribuirà alle attività internazionali dell'Unione in materia di AI.
La Commissione ha dato vita a due Consorzi internazionali mirati. Tecnicamente si tratta di due Edic, o European Digital Infrastructure Consortium: uno (Alliance for Language Technologies, o ALT-Edic) è dedicato allo sviluppo di una infrastruttura per l'addestramento di Large Language Model (LLM) europei, in maniera simile a Modello Italia; il secondo (CitiVerse) è invece dedicato all'utilizzo dell'AI nei Digital Twin delle infrastrutture e degli ambienti urbani.
La Commissione Europea ha anche pensato a se stessa direttamente, ossia a come potrebbe - e soprattutto dovrebbe - utilizzare applicazioni e servizi di AI per la propria attività. Deve farlo ovviamente nel modo affidabile ed etico che propaganda, e per garantire questo approccio ha adottato una specifica comunicazione - la AI@EC Communication - in cui anticipa l'implementazione dell'AI Act al proprio interno. È una comunicazione significativa, perché idealmente farà da linea guida per come le varie amministrazioni pubbliche europee, nei diversi Stati membri, potranno utilizzare l'Intelligenza Artificiale