Come è cambiato il mondo del lavoro nel post-lockdown, con l'affermarsi di modalità ibride?
Nulla sarà più come prima! Questo è il mantra ripetuto dagli analisti di fenomeni sociali che in questo periodo pandemico hanno fatto una scorpacciata di stravolgimenti imprevisti, accelerazioni di trend, cambiamenti della scala delle priorità a tutti i livelli. Chi avrebbe mai detto che una madre, con figli in età scolare e il sogno del part time nel cassetto, arrivasse a pregare il suo responsabile per ottenere qualche ora di lavoro in più in ufficio rispetto al tanto e troppo lavoro da casa? Chi avrebbe mai pensato di vedere come un miraggio la possibilità di incontrare i propri colleghi nella stessa stanza e non sullo schermo del PC? Il mondo del lavoro è cambiato in maniera profonda mandando in pensione molti dei falsi miti derivanti da una lotta di classe di stampo sindacale che possiamo ormai relegare al Novecento. Dal nostro osservatorio privilegiato di software house, dotata dei più moderni strumenti per il project management, non abbiamo riscontrato cali di produttività dei team di lavoro che operavano a distanza. Anzi, abbiamo visto una crescita positiva della cultura del progetto che oltrepassa gli stretti confini del marcatore delle presenze.
Quali esigenze impongono, o rafforzano, nelle aziende queste nuove modalità di lavoro?
Scontata la necessità di utilizzare in maniera massiccia, e non saltuaria come in precedenza, strumenti software per videoconferenze, riunioni online, chat e collaborazione mobile, gestionali in cloud. Meno scontato il bisogno di potenziare al massimo anche la dotazione hardware del singolo, sia la postazione in ufficio sia quella “secondaria” costruita all’interno delle mura domestiche. Proprio nell’era del cloud risultano essere indispensabili PC performanti, uno o più schermi di dimensioni generose, webcam e microfono, e il tutto deve essere duplicato su due postazioni. Inoltre, nel lavoro da remoto e non solo, più che negli strumenti di controllo delle ore uomo, oggi è fondamentale la condivisione delle informazioni e la motivazione dei team nel raggiungimento dell’obiettivo comune.
Con quale offerta di prodotti e servizi soddisfare queste esigenze?
La pandemia ha messo in luce tutti i limiti delle soluzioni gestionali on premise chiuse all’interno delle mura dell’azienda o dello studio professionale, gestiti come “feudi”, non connessi all’esterno e impossibili da utilizzare da remoto. Solo chi disponeva già di soluzioni cloud ha potuto mantenere attiva l’azienda o lo studio anche durante le fasi più critiche dei primi lockdown. Passepartout ha iniziato a investire massicciamente nel cloud già dal 2008 quando ancora il mondo ricordava il flop delle soluzioni ASP e riteneva che il sistema di connettività digitale nazionale non sarebbe mai decollato. Oggi proponiamo ai nostri clienti un ampio ventaglio di soluzioni cloud computing. Per il mercato dei commercialisti la pandemia ha semplicemente dato il colpo di grazia agli ultimi tifosi del “server sotto la scrivania” ormai relegati a una minoranza del 25% dei clienti attivi Passepartout. Per le PMI abbiamo invece registrato un’impennata delle attivazioni cloud di Mexal durante i mesi di marzo sia 2020 sia 2021, dove i passaggi in hosting sono stati più del quadruplo di quelli che abbiamo registrato nello stesso mese degli anni precedenti. Un altro settore che ha subito una spinta molto forte è stato l’eCommerce e grazie al nostro CMS integrato abbiamo potuto soddisfare le tante richieste, cresciute nell’ultimo anno di oltre il 25%.