Autore: Edoardo Bellocchi
Negli ultimi due anni, lo scenario nel quale operano le aziende del manufacturing, che in Italia vede un ricco tessuto di imprese specializzate, si è arricchito di nuove sfide, anche in relazione alla nota pandemia. L'accelerazione della trasformazione digitale, la necessità di affrontare nuovi mercati, e ovviamente la costante ricerca di nuove efficienze e di nuovi business, sono solo alcune delle sfide che le aziende del manufacturing hanno di fronte. Ma come stanno procedendo nel loro percorso di digitalizzazione? E soprattutto che scenario si trovano oggi ad affrontare?
Questo Speciale di ImpresaCity intende operare una ricognizione su come le imprese del manufacturing stanno procedendo oggi nel loro continuo viaggio verso il digitale, anche in relazione a quelle che sono le offerte di soluzioni da parte sia dei vendor sia dei system integrator.
Per inquadrare correttamente il quadro di riferimento, sono utili alcuni dati di scenario riportati da IDC, secondo cui “entro il 2023, il 75% dei produttori utilizzerà l'open innovation per avere un coinvolgimento continuo dei clienti, per personalizzare in maniera dinamica i prodotti fisici e quelli digitali, oltre che per migliorare ulteriormente la qualità e ottenere un aumento medio del 3% nella customer satisfaction”.
L'open innovation, l’innovazione aperta è una pratica utilizzata per decenni dai manufacturer per ideare nuovi prodotti e servizi nei settori in rapida evoluzione, così come quelli con portafogli di prodotti vari e mutevoli, come i beni di consumo o i CPG, ma sono sempre di più le aziende manifatturiere discrete in settori come l’automotive, l’high tech e il machinery, nonché il chimico e l’oil & gas, che stanno adottando questo approccio. L'innovazione aperta non riguarda solo l'ideazione di nuovi prodotti o servizi, ma anche l'affrontare problemi di qualità e accelerare i cambiamenti, fa notare IDC.
Ma c’è un altro dato interessante che proviene da IDC: entro il 2023, il 50% di tutte le previsioni della supply chain sarà automatizzato utilizzando l'intelligenza artificiale, migliorando la precisione di 5 punti percentuali. Si tratta di un aspetto cruciale, in quanto “la capacità di una supply chain di soddisfare una domanda inaspettata finisce per riguardare le decisioni prese in precedenza nei cicli di pianificazione”, fa notare IDC, spiegando che “una catena di approvvigionamento legata troppo rigidamente a una previsione si ritroverà incapace di rispondere a variazioni materiali al di fuori di tale previsione, a causa della mancanza di capacità, di materiali o di maggiore flessibilità”.
Ma con la maggiore disponibilità di dati, provenienti da fonti tradizionali come gli ERP e da altre fonti più recenti come i social media o i sensori IoT, è ipotizzabile che le previsioni a breve termine lasceranno completamente il posto al rifornimento basato sulla domanda effettiva, alla luce del fatto che “la visibilità sulla domanda è molto migliore oggi rispetto a tre anni fa, e ci sono tutte le ragioni per credere che tra tre anni sarà progressivamente migliore”, prosegue IDC.
Infine, anche il panorama del manufacturing vede sempre più l’affermazione del digital commerce, trainato dai cambi di scenario dovuti alla nota pandemia: secondo IDC, "entro il 2024 il 50% delle organizzazioni di produzione industriale avrà investito nel commercio digitale B2B, migliorando così del 15% l'efficacia di vendite e del marketing”.
Se nei suoi primi vent’anni il digital commerce ha riguardato sostanzialmente l’ambito B2C, ovvero quello del retail e dei consumatori, IDC prevede che nei prossimi anni la crescita e l'innovazione più rapide si verificheranno nel lato B2B del mercato. Anche se il commercio digitale rappresenta attualmente solo una piccola quota delle transazioni tra le aziende manifatturiere B2B industriali, si prevede che questi settori vedranno una crescita significativa, guidata dalle conseguenze della pandemia, come i lockdown che hanno costretto alla chiusura dei canali fisici, come fiere o showroom, e dalle misure di distanziamento sociale che hanno reso poco praticabili le visite di persona dei clienti, portando molti produttori a ripensare al modo in cui fare affari.
Guardando più da vicino il fenomeno, IDC prevede che “le tendenze degli investimenti nel commercio digitale B2B riguarderanno l'allineamento di vari canali di vendita digitali e fisici esistenti, nonché l'integrazione di terze parti come fornitori di pezzi di ricambio pertinenti o prodotti complementari”. Ma non solo: le tendenze di investimento riguarderanno infatti anche “l'integrazione di funzionalità di data analytics e di intelligenza artificiale nelle operazioni di digital commerce, per analizzare i dati dei clienti in un modo che stimoli le vendite sia di prodotti e servizi sia di pezzi di ricambio”. Nelle pagine che seguono, sono riportate le risposte di alcuni dei principali protagonisti del mercato alle nostre tre domande:
Qual è, secondo la vostra percezione, il livello di maturità in Italia delle imprese del manufacturing di fronte alle potenzialità della trasformazione digitale?
Nel nuovo scenario, quali aspetti (tecnologici, di approccio, strategici o altro) appaiono come i più critici o più urgenti da affrontare?
Come le vostre soluzioni e i vostri servizi rispondono a queste esigenze?
Puoi trovare la versione completa dello speciale sulla rivista "ImpresaCity Magazine".