Autore: Edoardo Bellocchi
Cloud e multicloud sempre più gettonati dalle aziende italiane, ma sempre senza dimenticare la priorità di servirsi di provider che abbiano presenza locale o almeno europea. È infatti noto che il cloud sta sempre più puntando sull’elemento “locale” come fattore di differenziazione, anche per poter meglio rispondere ai requisiti che proprio in Europa trovano oggi crescente attenzione, come per esempio la privacy, la compliance e la data sovereignty.
In effetti, “con scelte sempre più guidate dalle leggi nazionali ed europee sulla privacy dei dati, dalle esigenze normative e dalle continue incertezze riguardo alla futura legislazione, il tipo di cloud che le aziende potrebbero aggiungere a una strategia cloud complessiva è un cloud sempre più vicino al business, o meglio ancora sovrano”, spiega IDC, sottolineando però che “la sovranità del cloud è un concetto relativamente nuovo, ancora nella fase evolutiva, quella in cui gli utenti stanno appena iniziando a comprendere tutte le implicazioni che avrà sulle loro strategie cloud complessive”.
In questo scenario, “gli utenti aziendali più esperti sono sempre più consapevoli che i cloud non sono tutti uguali: chi opera in settori regolamentati riconosce che i dati giusti devono essere distribuiti nel cloud giusto o nella location adatta: questo comporta uno scenario multicloud o di hybrid IT, con le organizzazioni che devono identificare le migliori posizioni per i loro carichi di lavoro e applicazioni”, prosegue IDC.
Di converso, “gli utenti aziendali che hanno un approccio meno maturo alla trasformazione digitale e al cloud avranno probabilmente bisogno di essere maggiormente guidati dai loro partner, soprattutto poiché alcuni fornitori parlano del concetto di ‘trusted’ cloud: le aziende devono essere consapevoli che questo non significa automaticamente un cloud ‘sovrano’. Molti dei principali cloud provider operanti in Europa hanno approcci diversi per soddisfare le esigenze di sovranità dei loro clienti. Ma è comunque importante che gli utenti si rendano conto che l'implementazione dei principi di sovranità è un processo a lungo termine e implica l'adattamento a nuove esigenze IT in termini di infrastruttura, strategia, quadro di governance e competenze. Tutti questi diventano quindi criteri chiave per la selezione del cloud sovrano”, è il parere di IDC.
In termini numerici, la spesa per il mercato mondiale del cloud sovrano era stimata da IDC a 79,4 miliardi di dollari nel 2022 e 103,2 miliardi di dollari nel 2023, e sempre IDC prevede una crescita costante della spesa per il cloud sovrano nella prima parte del periodo di previsione 2023–2027, prevedendo che raggiungerà oltre 250 miliardi di dollari entro la fine del 2027, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 27%.
Sebbene la conformità alle normative di settore sia stata tradizionalmente il principale motore della domanda di soluzioni sovrane, uno studio di IDC evidenzia che “la sovranità digitale è ora una preoccupazione significativa in tutti i settori, non solo in quelli regolamentati. L'uso crescente del cloud e la necessità di migliorare la sicurezza IT sono ora considerati i principali driver per gli utenti. Negli ultimi anni, tutti i principali provider globali di cloud pubblico hanno sviluppato varie soluzioni in previsione della crescente domanda di piattaforme e servizi cloud sovrani. Le loro offerte vanno da prodotti sovrani specificamente etichettati a soluzioni formate dai portafogli esistenti, ai quali i provider sostengono di poter applicare controlli sovrani. Indipendentemente dall'approccio adottato, tutti i fornitori di cloud sovrano dovranno affrontare e superare sfide specifiche per avere successo in questo mercato”.
Il consiglio di IDC per i cloud provider è quello di “concentrarsi sui vantaggi tecnologici e di business derivanti dall'implementazione di un cloud sovrano. Oltre a migliorare la compliance normativa, molti utenti hanno anche identificato vantaggi come una postura di sicurezza più forte, una maggiore resilienza operativa e una posizione competitiva migliorata. Infatti, oltre alla regolamentazione, le aziende di tutto il mondo stanno cercando modi per mantenere i loro dati entro i confini regionali e nazionali per un migliore controllo del flusso dei dati”. Secondo IDC, oltre il 62% degli intervistati in Europa prevede di spostare i carichi di lavoro su cloud provider locali o sui propri data center in futuro: più carichi di lavoro spostati su player regionali oppure on-premise aumenteranno la domanda di competenze cloud locali in diverse regioni per soddisfare questi incrementi nei volumi di lavoro.
In sintesi, “il processo di implementazione di una soluzione cloud sovrana inizia con gli utenti che effettuano una valutazione dei dati e della sicurezza IT per classificare i loro carichi di lavoro e i dati in base ai livelli di riservatezza e sensibilità, ma molte aziende potrebbero non disporre delle competenze interne per condurre un tale esercizio. La sovranità digitale può aumentare i costi di essere presenti a livello globale. I costi extra riguardano aree quali gli investimenti in infrastrutture e piattaforme locali, i nuovi strumenti per la governance e la gestione dei dati, e ridisegni dei processi interni e dei meccanismi per garantire la conformità. Date queste sfide, molte aziende probabilmente cercheranno partner e fornitori affidabili per ottenere supporto adeguato”, conclude IDC.
Nelle pagine di questo Speciale, le risposte alle nostre due domande:
1 - Quali sono a vostro parere i requisiti irrinunciabili di un cloud provider?
2 - Quali sono oggi i fattori di differenziazione nello scenario cloud italiano?