Quali sono i principali vantaggi che si ottengono passando da uno storage on premise a soluzioni basate su cloud?
Sempre più aziende si affidano, anche per lo storage, a soluzioni cloud native per ridurre i tempi e sfruttare l’efficienza del cloud. Si accede allo storage in cloud tipicamente attraverso API. I principali vantaggi che in Oracle vediamo per questa scelta, specie se fatta su OCI (Oracle Cloud Infrastructure), sono: Elasticità, cioè la capacità di allocare e de-allocare risorse in funzione del bisogno, con performance dinamiche sia in termini di IOPS sia di throughput, per soddisfare gli eventuali picchi di carico – il che offre anche vantaggi in termini di risparmio sui costi, come si spiega più avanti, con il cosiddetto autotuning; Durability, nel senso di “robustezza”, perché il dato può essere ridondato in molteplici copie; Sicurezza, grazie al fatto che i dati sono obbligatoriamente cifrati anche con chiavi del cliente, oppure si può renderli immutabili con un accorgimento tecnico (un “flag” sulla console) e quindi al sicuro da attacchi ransomware; Facilità di gestione e monitoraggio, attraverso l’uso di interfacce grafiche e altre integrazioni messe a disposizione da Oracle Cloud Infrastrucure.
La somma di questi fattori porta a un TCO estremamente interessante, sia rispetto alle soluzioni on premise sia rispetto all’offerta della concorrenza di Oracle. Altro vantaggio “indiretto” è la sostenibilità, visto che le cloud region europee di Oracle si avvalgono solo di data center alimentati a energia rinnovabile.
Quali sono le piattaforme o tecnologie più raccomandate per lo storage in cloud e quali le best practice per la migrazione e la gestione?
Ci sono tre macro aree nell’offerta storage di Oracle Cloud, per soddisfare qualunque esigenza: Object Storage, lo storage in cloud per antonomasia. Si utilizza per archiviare una quantità illimitata di dati non strutturati di qualsiasi tipo come file di testo, backup, log, immagini, video. I dati sono replicati tra gli availability domain di una cloud region. L’object storage può essere usato sia all’interno di OCI sia dall’esterno, purché si disponga di una connettività Internet. Offre una durability di “11 9s”, il che significa che la probabilità di perdita di dati è inferiore a un oggetto su un milione in 10 anni. Ovviamente è possibile e opportuno decidere chi può accedere a ogni specifico oggetto, attraverso policy aziendali apposite. Vi è poi OCI File Storage, un network file system (NFS) durevole, scalabile, sicuro. Lo si può utilizzare da qualunque istanza di tipo bare metal, virtual machine o container ogni volta che l’applicazione richieda un file system accessibile in maniera concorrente da più istanze. Infine, OCI block volume, il classico volume agganciato a una istanza (iSCSI o paravirtualized) su cui creare un file system fino a 1 petabyte di spazio. Oracle Cloud dà inoltre la possibilità di implementare l’autotuning del volume: le performance variano in funzione delle richieste, garantendo in questo modo il miglior rapporto costo/prestazioni.
Si possono usare essenzialmente due modi per migrare in cloud lo storage: via rete, usando per esempio il servizio Fast Connect con connettività privata a bassa latenza e alta banda (fino a 100Gb/sec), oppure usando il servizio Data Transfer Service: in questo caso Oracle mette a disposizione un sistema su cui copiare i dati, che viene poi portato fisicamente nella cloud region scelta, e il suo contenuto viene copiato su Object Storage.
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Quali sono i principali vantaggi che si ottengono passando da uno storage on premise a soluzioni basate su cloud?
Sempre più aziende si affidano, anche per lo storage, a soluzioni cloud native per ridurre i tempi e sfruttare l’efficienza del cloud. Si accede allo storage in cloud tipicamente attraverso API. I principali vantaggi che in Oracle vediamo per questa scelta, specie se fatta su OCI (Oracle Cloud Infrastructure), sono: Elasticità, cioè la capacità di allocare e de-allocare risorse in funzione del bisogno, con performance dinamiche sia in termini di IOPS sia di throughput, per soddisfare gli eventuali picchi di carico – il che offre anche vantaggi in termini di risparmio sui costi, come si spiega più avanti, con il cosiddetto autotuning; Durability, nel senso di “robustezza”, perché il dato può essere ridondato in molteplici copie; Sicurezza, grazie al fatto che i dati sono obbligatoriamente cifrati anche con chiavi del cliente, oppure si può renderli immutabili con un accorgimento tecnico (un “flag” sulla console) e quindi al sicuro da attacchi ransomware; Facilità di gestione e monitoraggio, attraverso l’uso di interfacce grafiche e altre integrazioni messe a disposizione da Oracle Cloud Infrastrucure.
La somma di questi fattori porta a un TCO estremamente interessante, sia rispetto alle soluzioni on premise sia rispetto all’offerta della concorrenza di Oracle. Altro vantaggio “indiretto” è la sostenibilità, visto che le cloud region europee di Oracle si avvalgono solo di data center alimentati a energia rinnovabile.
Quali sono le piattaforme o tecnologie più raccomandate per lo storage in cloud e quali le best practice per la migrazione e la gestione?
Ci sono tre macro aree nell’offerta storage di Oracle Cloud, per soddisfare qualunque esigenza: Object Storage, lo storage in cloud per antonomasia. Si utilizza per archiviare una quantità illimitata di dati non strutturati di qualsiasi tipo come file di testo, backup, log, immagini, video. I dati sono replicati tra gli availability domain di una cloud region. L’object storage può essere usato sia all’interno di OCI sia dall’esterno, purché si disponga di una connettività Internet. Offre una durability di “11 9s”, il che significa che la probabilità di perdita di dati è inferiore a un oggetto su un milione in 10 anni. Ovviamente è possibile e opportuno decidere chi può accedere a ogni specifico oggetto, attraverso policy aziendali apposite. Vi è poi OCI File Storage, un network file system (NFS) durevole, scalabile, sicuro. Lo si può utilizzare da qualunque istanza di tipo bare metal, virtual machine o container ogni volta che l’applicazione richieda un file system accessibile in maniera concorrente da più istanze. Infine, OCI block volume, il classico volume agganciato a una istanza (iSCSI o paravirtualized) su cui creare un file system fino a 1 petabyte di spazio. Oracle Cloud dà inoltre la possibilità di implementare l’autotuning del volume: le performance variano in funzione delle richieste, garantendo in questo modo il miglior rapporto costo/prestazioni.
Si possono usare essenzialmente due modi per migrare in cloud lo storage: via rete, usando per esempio il servizio Fast Connect con connettività privata a bassa latenza e alta banda (fino a 100Gb/sec), oppure usando il servizio Data Transfer Service: in questo caso Oracle mette a disposizione un sistema su cui copiare i dati, che viene poi portato fisicamente nella cloud region scelta, e il suo contenuto viene copiato su Object Storage.
Quali sono i principali vantaggi che si ottengono passando da uno storage on premise a soluzioni basate su cloud?
Sempre più aziende si affidano, anche per lo storage, a soluzioni cloud native per ridurre i tempi e sfruttare l’efficienza del cloud. Si accede allo storage in cloud tipicamente attraverso API. I principali vantaggi che in Oracle vediamo per questa scelta, specie se fatta su OCI (Oracle Cloud Infrastructure), sono: Elasticità, cioè la capacità di allocare e de-allocare risorse in funzione del bisogno, con performance dinamiche sia in termini di IOPS sia di throughput, per soddisfare gli eventuali picchi di carico – il che offre anche vantaggi in termini di risparmio sui costi, come si spiega più avanti, con il cosiddetto autotuning; Durability, nel senso di “robustezza”, perché il dato può essere ridondato in molteplici copie; Sicurezza, grazie al fatto che i dati sono obbligatoriamente cifrati anche con chiavi del cliente, oppure si può renderli immutabili con un accorgimento tecnico (un “flag” sulla console) e quindi al sicuro da attacchi ransomware; Facilità di gestione e monitoraggio, attraverso l’uso di interfacce grafiche e altre integrazioni messe a disposizione da Oracle Cloud Infrastrucure.
La somma di questi fattori porta a un TCO estremamente interessante, sia rispetto alle soluzioni on premise sia rispetto all’offerta della concorrenza di Oracle. Altro vantaggio “indiretto” è la sostenibilità, visto che le cloud region europee di Oracle si avvalgono solo di data center alimentati a energia rinnovabile.
Quali sono le piattaforme o tecnologie più raccomandate per lo storage in cloud e quali le best practice per la migrazione e la gestione?
Ci sono tre macro aree nell’offerta storage di Oracle Cloud, per soddisfare qualunque esigenza: Object Storage, lo storage in cloud per antonomasia. Si utilizza per archiviare una quantità illimitata di dati non strutturati di qualsiasi tipo come file di testo, backup, log, immagini, video. I dati sono replicati tra gli availability domain di una cloud region. L’object storage può essere usato sia all’interno di OCI sia dall’esterno, purché si disponga di una connettività Internet. Offre una durability di “11 9s”, il che significa che la probabilità di perdita di dati è inferiore a un oggetto su un milione in 10 anni. Ovviamente è possibile e opportuno decidere chi può accedere a ogni specifico oggetto, attraverso policy aziendali apposite. Vi è poi OCI File Storage, un network file system (NFS) durevole, scalabile, sicuro. Lo si può utilizzare da qualunque istanza di tipo bare metal, virtual machine o container ogni volta che l’applicazione richieda un file system accessibile in maniera concorrente da più istanze. Infine, OCI block volume, il classico volume agganciato a una istanza (iSCSI o paravirtualized) su cui creare un file system fino a 1 petabyte di spazio. Oracle Cloud dà inoltre la possibilità di implementare l’autotuning del volume: le performance variano in funzione delle richieste, garantendo in questo modo il miglior rapporto costo/prestazioni.
Si possono usare essenzialmente due modi per migrare in cloud lo storage: via rete, usando per esempio il servizio Fast Connect con connettività privata a bassa latenza e alta banda (fino a 100Gb/sec), oppure usando il servizio Data Transfer Service: in questo caso Oracle mette a disposizione un sistema su cui copiare i dati, che viene poi portato fisicamente nella cloud region scelta, e il suo contenuto viene copiato su Object Storage.