Sda Bocconi ha realizzato, in collaborazione con Sap, una ricerca utile per comprendere come l’area più dinamica dell’economia nazionale stia affrontando il cambiamento.
La media azienda italiana viene osservata da tempo con molta attenzione da analisti e operatori del mercato Ict in quanto segmento di mercato più dinamico e disposto ad affrontare il cambiamento necessario per sopravvivere nell’attuale contesto economico nazionale e non.
Un tempo poco strutturate in termini di risorse dedicate, oggi molte realtà del midmarket italiano hanno in qualche modo dovuto affrontare un’evoluzione che le ha portate a scelte di
internazionalizzazione, mutamenti di assetto societario, organizzazione produttiva o modelli di go-to-market, che hanno inevitabilmente alzato il livello della complessità e richiesto, di pari passo, un adeguamento degli strumenti anche tecnologici per affrontarla.
Sda Bocconi ha provato a fotografare questo contesto per capire se e come le aziende esaminate stiano interpretando in una logica di valore, anziché di costo, l’evoluzione dei propri sistemi informativi verso le soluzioni applicative estese (Erp, Crm, Scm, business intelligence e simili nativamente integrati in una soluzione unica). Per farlo, l’istituto si è avvalso del supporto di Sap e di alcuni suoi partner, lavorando in modalità mista quantitativa e qualitativa, attraverso Web survey (200 aziende), interviste telefoniche (30 aziende) e un approfondimento su sette realtà considerate dei “casi applicativi” di riferimento.
Il quadro che emerge conferma come le medie aziende italiane stiano affrontando, seppure in modo diverso, strategie di crescita che fanno aumentare le eccezioni da gestire, creano nuovi processi e implicano la necessità di dotarsi di risorse aggiuntive per affrontarle: “
In realtà – specifica
Severino Meregalli, senior lecturer di Sistemi Informativi Aziendali e responsabile scientifico della ricerca –
ci sono in Italia molte aziende che rimangono concentrate su ciò che sanno fare molto bene e, quindi, si accontentano di soluzioni verticali, spesso customizzate e affidate a partner locali. Crescere in modo organico, però, significa andare oltre, affrontare le barriere della complessità e riflettere su come adattarsi”.
La ricerca ha analizzato numerosi fattori che possono influenzare il cambiamento finalizzato a una strategia di crescita. Assetto proprietario e societario, struttura del management, modello operativo e commerciale, dinamicità del business, sistema produttivo e supply chain sono tutti elementi che possono essere coinvolti in un processo evolutivo e che portano con sé nuove problematiche da affrontare. Se nella maggior parte dei casi, ad esempio, le medie aziende italiane hanno ancora
un assetto proprietario di tipo imprenditoriale, legato a un singolo soggetto o a un gruppo familiare, le necessità di reperire capitali sta spingendo verso la ricerca di investitori esterni, che possono portare alla costituzione di holding di controllo e richiedono l’adozione di strumenti a supporto della governance.
Le esigenze del management Le aziende che puntano alla crescita, inoltre, stanno sempre più affidando a manager esterni la delega gestionale e queste figure, per operare in modo efficace, chiedono di essere dotate degli strumenti adeguati, con un impatto diretto sui sistemi informativi e sulla loro capacità di supportare i manager nei processi decisionali e operativi. In relazione alle dinamiche di mercato, poi, ci sono realtà che hanno scelto di
ampliarsi per via organica o cercando nuovi mercati, attraverso acquisizioni, apertura di nuove filiali o stabilimenti produttivi. Le mosse strategiche, poi, si innestano in un contesto di imprevedibilità delle dinamiche del business (lamentato dal 60% del campione) e di contesti normativi in continuo mutamento.
Tutti questi fattori incidono sulle dimensioni della complessità aziendale e richiedono strumenti gestionali adeguati. Le soluzioni applicative estese vengono individuate mediamente come il miglior supporto a un percorso di crescita: “
Purtroppo – sottolinea
Gianluca Salviotti, docente di Sistemi Informativi Aziendali alla Sda Bocconi –
le decisioni di investimento tecnologico seguono ancora spesso una logica bottom-up e vengono interpretati prevalentemente nell’ottica del costo e non nella generazione di valore nel tempo”. D’altra parte, come ha evidenziato Meregalli, non esistono indicatori che possano misurare in scientifico il delta di valore generato dall’Ict o dalle sue componenti: “
Le valutazioni dovrebbero comunque far leva sul conto patrimoniale e non su quello economico, utilizzando però criteri di flessibilità”.
Alla ricerca della soluzione adeguata Mediamente, i classici prodotti gestionali non vengono giudicati adatti a evolvere verso soluzioni applicative estese che possano supportare la crescente complessità legata ai percorsi di crescita intrapresi e questo sta spingendo sempre più le aziende a orientarsi verso vendor solidi e capaci di offrire se non proprio flessibili, perlomeno versatili, quindi capaci di integrare un alto numero di funzionalità. Le medie aziende italiane potranno comprendere meglio quale sia il loro modello di complessità e confrontarsi con uno dei casi di successo isolati dalla ricerca (
Calvi Network, La Gardenia, Ducati Energia, Eridania Sadam, Vrv Group, Came e Samo) in uno degli eventi organizzati sul territorio da Sda Bocconi e Sap da ora alla metà di giugno inoltrata.
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