Blockchain e i ledger distribuiti sono il trend del momento: quali sono i primi passi implementarli in azienda?
Poche tecnologie sono oggi popolari quanto
blockchain e il modello dei ledger distribuiti. Non c'è quasi settore di mercato che non conti
qualche progetto pilota, per cui è logico iniziare a chiedersi
come si approccia una implementazione blockchain. Una questione che è lecito porsi anche in maniera preventiva, perché la tecnologia non è banale e soprattutto non lo è la parte
organizzativa di un progetto a ledger distribuiti, che prevede intrinsecamente la condivisione di informazioni critiche.
Il "passo zero" è proprio avere chiaro quanto, al netto della "hype" che circonda oggi blockchain, il progetto di implementazione sia
allineato alla potenzialità della tecnologia. La funzione principale dei ledger distribuiti oggi è facilitare e
semplificare un flusso di transazioni digitali che coinvolgano diverse controparti. Se questo è l'obiettivo principale del progetto i vantaggi ci saranno certamente, in caso contrario può trattarsi ugualmente di una applicazione interessante ma
i benefici sono meno ovvi.
Come per qualsiasi progetto che prevede uno scambio di informazioni tra più aziende, poi, prima di passare agli aspetti strettamente tecnologici va valutata la
criticità dei dati coinvolti. Questioni di compliance e privacy possono impedire la condivisione di determinate informazioni o quantomeno limitarla fortemente.
Passando in campo tecnico, la prima scelta da fare è legata alla
specifica piattaforma blockchain che si decide di adottare, ovviamente in funzione della natura del progetto. La scelta è di fatto limitata a tre piattaforme (
Hyperledger,
Ethereum o
Corda) che hanno
caratteristiche di implementazione diverse. Al momento ad esempio Hyperledger è una opzione molto diffusa in ambito B2B mentre Ethereum domina in campo B2C (ha anche una "sua" criptovaluta, Ether). Ma ci sono
anche altri fattori da considerare: l'ampiezza della community di sviluppatori, l'approccio permissionless o permissioned, le piattaforme hardware supportate, la gestione degli smart contract. Incrociando le varie opzioni è possibile che la scelta, alla fine, si riduca a un solo candidato.
In realtà
non è obbligatorio fare una scelta di campo puntando su un'unica soluzione. Si può anche - se i requisiti del progetto lo consentono - restare agnostici realizzando un sistema
eterogeneo che possa dialogare con tutte e tre le piattaforme. È un vantaggio in questa fase del mercato, in cui
non esiste una soluzione "standard" per tutti, però introduce
un certo livello di complessità perché non tutte le piattaforme possono dialogare facilmente fra loro.
Scelta la piattaforma da utilizzare, un progetto blockchain non può prescindere da
una fase pilota piuttosto estesa. Questo perché il fattore chiave dei sistemi blockchain è la
scalabilità: una implementazione che si comporta perfettamente con pochi utenti può non farlo più quando il volume delle transazioni aumenta oltre una certa soglia. Gli elementi critici da tenere d'occhio sono soprattutto l'
esecuzione corretta degli smart contract e la performance del sistema nella diffusione delle transazioni. Oltre ovviamente alla "correttezza" nell'accesso alle informazioni, quindi ai temi della governance e della compliance per tutte le controparti.
Un elemento che molte imprese apprezzeranno è che la scalabilità di una rete di ledger distribuiti
non è strettamente legata alla potenza elaborativa dei sistemi coinvolti. La gestione delle transazioni in una infrastruttura blockchain non è molto CPU-intensive, il vero fattore critico è la
latenza nelle comunicazioni tra i nodi, cosa peraltro ovvia se si considera che il funzionamento dei ledger si basa sulla rapida diffusione dei dati riguardanti le transazioni che entrano nel sistema. All'aumentare del volume delle transazioni e degli interocutori coinvolti,
la rete deve rispondere di conseguenza.
Al momento questo appare come un problema relativo, anche perché le implementazioni aziendali di blockchain
finora presentate non hanno una copertura geografica così ampia e un volume di transazioni così elevato da portare la rete a essere un collo di bottiglia. Il tema
va comunque tenuto presente in prospettiva futura.
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