La Formula E 2019 è ancora di più il banco di prova delle tecnologie che man mano vedremo applicate alla smart mobility "normale". Ecco perché.
Lo scorso aprile Roma ha ospitato il suo Gran Premio di
Formula E. Per molti è stata la prima occasione di contatto con il mondo delle vetture elettriche da corsa, molto diverso da quello classico della Formula Uno ma non meno ricco - anzi, forse lo è anche di più - di
ricadute tecnologiche per la mobilità personale. Se il futuro delle nostre città è la smart mobility elettrica, la Formula E - oggi ufficialmente
ABB FIA Formula E Championship - è il suo banco di prova più interessante.
La Formula E è cresciuta in sordina perché non è stata voluta dalle grandi case automobilistiche, già impegnate altrove, ma dalla FIA. È stata questa, nel 2014, a puntare su un
format alternativo che sposasse sia l'ovvio futuro tecnologico (la
mobilità elettrica, non a caso i circuiti sono tutti cittadini) sia la necessità di
conquistare un pubblico più giovane rispetto agli appassionati tradizionali di motori.
Senza il supporto delle grandi case, gli inizi della Formula E sono stati difficili:
monoposto standardizzate (chassis Dallara e motore McLaren) e con talmente poca autonomia che i piloti devono salire su una seconda vettura a metà gara circa. Ma le case automobilistiche scese in campo
hanno capito subito che con la Formula E potevano affrontare - e risolvere - problemi di gestione delle vetture elettriche che le normali sperimentazioni su strada non presentavano.
Una monoposto di Formula E ha un motore da 200 kilowatt (180 al massimo in gara, 240 cavalli circa) che la porta a circa 220 chilometri l’ora ed è controllato da un "cervello" - la ECU,
Electronic Control Unit - la cui programmazione deve trovare un equilibrio ideale tra sfruttare al massimo il propulsore e preservare la batteria. Il software di bordo delle vetture
è sempre stato libero, ed è qui che le squadre stanno facendo una esperienza molto utile per le ricadute che avrà sui "sistemi operativi" delle vetture elettriche da strada del futuro.
È anche un esercizio di
analisi dei dati. Dopo ogni gara i Performance Engineer delle squadre hanno a disposizione mediamente
1,2 gigabyte di informazioni da analizzare (600 dalle prove libere, 150 dalle qualifiche e 450 dalla gara vera e propria. I sensori a bordo delle vetture rilevano i valori di alcuni parametri chiave, esaminandone l'andamento i tecnici
preparano il nuovo software che andrà a bordo della monoposto nel prossimo circuito, alla ricerca delle prestazioni migliori.
Non sono solo le case automobilistiche a usare la Formula E per fare esperienza sulla mobilità elettrica, ma anche alcuni operatori infrastrutturali.
ABB, che è sponsor del campionato, testa soluzioni di ricarica dei veicoli ed è coinvolta nella parte di monitoraggio da remoto delle vetture. La nostra
Enel fa esperienza ancora nella ricarica delle batterie ma anche nella
gestione delle microgrid elettriche che si creano quando un Gran Premio si "installa" in una città.
La
Formula E 2019 promette di avere uno scenario decisamente stimolante, in primis per i nomi coinvolti. In questi anni la Formula E è diventata
uno sport di tendenza e tra vecchie e nuove conoscenze del campionato parteciperanno Audi, BMW, Citroen, Jaguar, Mahindra, Mercedes, Nissan-Renault, Porsche. Tutti, o quasi, ora vogliono esserci.
Ma soprattutto cambiano le regole. Le vetture cosiddette Gen2 avranno un
design completamente nuovo, con una aerodinamica migliore che serve ad avere maggiore autonomia e più velocità. Insieme a nuovi powertrain da 250 kilowatt, dovrebbero arrivare in gara a circa
280 chilometri l’ora. Le batterie saranno più capaci (Enel ha sviluppato ad hoc nuovi supercharger da 80 kilowatt) e dovrebbero, se ben gestire, permettere di fare tutta una gara senza cambiare vettura.
Cambia anche il
sistema frenante. Le vetture Formula E ne hanno uno classico per le ruote anteriori e uno rigenerativo sull’asse posteriore. Nelle vetture Gen2 la ripartizione della frenata fra i due sarà
gestita dal software di bordo: un nuovo campo su cui fare esperienza da portare poi nei sistemi di frenata
“brake by wire” elettronici delle vetture da strada.
Abbiamo trattato i contenuti tecnologici della Formula E in maniera più approfondita nel numero 20 di ImpresaCity consultabile a questo link.