Assinform presenta un quadro ancora negativo per il mercato tecnologico nazionale, sceso dell1,4% anche nel 2014. Ma quest’anno avremo una modesta inversione di tendenza.
Non chiamiamo più It quello che ormai va visto come uno
scenario digitale. Questo primo dato già introduce quali possano essere i temi portanti di riflessione intorno ai dati di consuntivo del
mercato tecnologico italiano, resi noti da
Assinform, con il tradizionale supporto di
NetConsulting.
Anche nel 2014 c’è stato un calo complessivo, ma ridotto all’1,4%, contro il meno 4,4% dell’anno precedente e imputabile soprattutto alla forte pressione competitiva sul fronte dei
servizi Tlc, che ha continuato a incidere sulle
tariffe e trascinato al ribasso tutto il comparto tecnologico. L’It tradizionale, tutto sommato, ha tenuto, mostrando anzi già tratti positivi soprattutto sul lato software. Ma è soprattutto dall’innovazione che arrivano le notizie migliori, con tassi di crescita molto significativi per aree come le piattaforma per la gestione dei
servizi Web (+ 13,8%), del
cloud computing (+ 37,4%), dei
contenuti e pubblicità digitali (+ 8,5%) e dell’
Internet delle Cose (+13,3%).
In sostanza, le cifre esposte da Assinform per il 2014 già inquadrano quelli che saranno i driver per
l’auspicabile ritorno alla crescita del mercato digitale italiano, stimata in un timido 1,1% per il 2015. “
Ci sono alcuni fenomeni che mostrano una dinamica positiva anche superiore a quello che ci aspettavamo – ha commentato
Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting -.
La crescita del cloud computing, soprattutto nelle componenti infrastrutturali e applicative, ad esempio, lascia intendere che il cambiamento nel modello di fruizione dell’It sia ormai in piena corsa. Lo testimonia il fatto che si stanno spostando all’esterno anche aree core, come i gestionali o la business intelligence. Poi c’è la mobility, cresciuta nel complesso dell’11,9%, grazie all’evoluzione dei servizi verso la clientela, il ricavo di produttività dal lavoro dei dipendenti, ma anche il Byod, che si è diffuso oltre le aspettative”.
In questo contesto vanno individuati i fattori che evidenziano una ripresa del dinamismo negli investimenti tecnologici, seppure ancora ispirati da concetti di prudenza, ricerca dell’ottimizzazione più che della vera sperimentazione, squarci di consumerizzazione che si innestano nei processi di acquisizione delle tecnologie. Soprattutto, non è più nelle classiche voci tipiche del mercato It, come i sistemi da
data center,
sviluppo e manutenzione software o persino i
tablet (con vendite scese dell’8,2% nel 2014), che vanno cercati gli spazi del recupero, bensì in fenomeni che dal buzzword si stanno trasformando in abilitatori del business. In questo scenario, sarà interessante vedere come evolverà il comparto dell
’Internet delle Cose, che Assinform prevede avere un effetto dirompente negli anni a venire, ma già oggi può far leva su 80 milioni di oggetti connessi e un spinta derivante da mobilità urbana e smart grid: “
Lo sviluppo delle smart cities e dei processi di produzione intelligenti produrranno un boom già nel medio termine”, stima Capitani.
La trasformazione digitale avanza in modo lento
Il cammino verso la trasformazione digitale delle imprese sembra essere partito anche in Italia e i
modelli di business si stanno adeguando: “
Siamo ancora indietro – ammonisce però
Agostino Santoni, amministratore delegato di
Cisco e presidente di Assinform -.
Quell’1,1% di crescita stimata per il 2015 non è dato sufficiente per farci pensare che stiamo digitalizzando il paese. Servirebbe una crescita a doppia cifra per testimoniare un vero processo di trasformazione”.
Quali altri fattori di spinta si dovrebbero innescare, dunque? Verrebbe da pensare che l’accesso al credito sia ancora troppo difficoltoso e che le nuove classi imprenditoriali non abbiano un’adeguata cultura di processo e invece Assinform preferisce puntare sul classico cavallo di battaglia del supporto istituzionale. La recente approvazione del
piano per la banda ultralarga e di quello della
crescita digitale, vengono giudicati positivamente per gli elementi di visione che offrono e per l’impulso che potrebbero dare alla domanda proveniente dalla
Pubblica Amministrazione: “
L’attenzione, tuttavia, va ora posta sulla capacità di attuazione – precisa Santoni –
e anche sull’adeguamento del quadro normativo, ad esempio in materia di appalti e di tempi di assegnazione. Tocca ai rappresentanti della politica nazionale presidiare la governance, mentre noi aziende possiamo dare una mano, come già accade, per portare la cultura dell’innovazione sul territorio, anche partendo dall’attuazione di norme già operative, come l’obbligo di fatturazione elettronica”.
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