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Parte dall’Italia l’alternativa a carte di credito e mobile payment

L’entrata in vigore della normativa Sepa ha convinto un gruppo di giovani imprenditori a creare Satispay, un sistema per il microcredito con ambizioni molto alte.

Trasformazione Digitale
Si può replicare Whatsapp nel mondo dei pagamenti? Il modello no, viste le differenze del campo applicativo, ma le ambizioni sì. Almeno, di questo sono convinti tre giovani imprenditori italiani, che hanno dato vita a Satispay, una realtà che si propone di occupare il mercato del microcredito digitale (per ora abbastanza scoperto e non solo da noi), ma in prospettiva punta a fornire un’alternativa ai grandi intermediari nei sistemi di pagamento, Visa e Mastercard in testa.
Tutto nasce con l’entrata in vigore della normativa Sepa, nel 2014, che ha semplificato notevolmente satispay---alberto-dalmasso-samuele-pinta-dario-brignone.jpgoperazioni come bonifici e addebiti diretti nei 34 paesi che hanno aderito all’area unica per i pagamenti in euro: “Avevamo già iniziato prima a studiare la normativa – ricorda Alberto Dalmasso, Ceo di Satispay – per dare corpo all’idea di creare una Internet dei pagamenti”. Dal 2013, assieme a Dario Brignone, oggi Cto della società, è iniziato un percorso passato per finanziamenti ottenuti grazie alla normativa nazionale sulle start up e, almeno inizialmente, sull’aiuto di una sessantina di amici e conoscenti, divenuti soci senza diritto di voto.
Gli iniziali 300mila euro sono serviti per avviare l’attività (alla quale si era aggiunto Samuele Pinta, l’attuale Coo), ma in seguito sono arrivati un finanziamento di Mediocredito Lombardo, la trasformazione da Srl in SpA e soprattutto l’ingresso nella compagine industriale di Iccrea (il gruppo bancario che fornisce servizi a 400 istituti di credito cooperativo e casse rurali).
A gennaio 2015 è partito il servizio, attraverso la disponibilità di una app gratuita, scaricabile dai principali store. Di cosa stiamo parlando? Di un sistema per agevolare i pagamenti elettronici, a costo zero per i consumatori e molto basso anche per gli operatori commerciali: “Satispay si pone come unico intermediario fra creditore e debitore, eliminando la pletora che oggi appesantisce le operazioni e genera commissioni onerose”, spiega Dalmasso. In pratica, basta fornire all’applicazione i propri dati e l’Iban bancario, stabilire quale somma utilizzare come prepagato e così autorizzare Satispay a effettuare le transazioni, sfruttando la normativa Sepa, che obbliga le banche ad autorizzarle.
In prima battuta, il sistema si è diffuso per operazioni di P2P money transfer (80% del totale), complice il fatto che per il singolo consumatore non ci sono ulteriori costi. Ai 30mila utenti, che dovrebbero essere raggiunti entro fine anno, si aggiungeranno, nelle previsioni degli imprenditori, almeno 300 operatori commerciali, che a loro volta non avranno oneri per transazioni sotto i 10 euro, mentre pagheranno 20 centesimi per tutto ciò che avrà un valore superiore.
I tre soci fondatori, che hanno conservato il 65% del capitale sociale, stimano di arrivare a 125mila utenti il prossimo anno, con circa 5mila operatori commerciali iscritti. Nel medio termine, tuttavia, l’obiettivo è arrivare ai 2,5 miliardi di transazioni al mese, anche perché il break-even si otterrà al raggiungimento dei 500mila utenti. L’ambizioso traguardo dovrebbe essere progressivamente avvicinato sia con il coinvolgimento dei tanti piccoli esercenti oggi poco coinvolti, sia con l’espansione internazionale già pianificata verso il Regno Unito, la Germania e la Francia: “I campi di applicazione sono molteplici – sottolinea Brignone – e spaziano dal pagamento delle bollette ai trasferimenti di denaro a distanza, dall’asset management a prestiti e assicurazioni”. In sostanza, oggi Satispay viene usata da chi deve restituire un piccolo debito a un conoscente, ma in prospettiva potrebbe diventare uno standard per ogni tipo di pagamento elettronico.
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